Salute

Molecole antitumore dal virus Hiv

Una nuova strategia sperimentata dagli scienziati italiani del Gruppo MultiMedica, sostenuta da Airc e Compagnia di San Paolo

di Redazione

Moderni “cavalli di Troia” molecolari per insidiare il cancro dall’interno, e combattere l’angiogenesi sferrando un attacco da dentro le cellule endoteliali. Il tutto sfruttando una proteina dell’Hiv. È la strategia scelta dagli scienziati italiani del Gruppo MultiMedica, guidati da Adriana Albini: hanno introdotto nelle cellule dei vasi sanguigni un interruttore proteico capace di spegnere uno dei recettori più subdoli per lo sviluppo delle neoplasie, il recettore Met. La ricerca, sostenuta da Airc e dalla Compagnia di San Paolo di Torino, è stata pubblicata su “Oncogene” (rivista del gruppo Nature).

«La strategia – spiega Adriana Albini, direttore scientifico MultiMedica Castellanza e responsabile della ricerca oncologica dell’Irccs MultiMedica – sfrutta la capacità che hanno alcune sequenze virali di penetrare attraverso la membrana cellulare all’interno delle cellule bersaglio». La sperimentazione è stata condotta dalle giovani ricercatrici Anna Rita Cantelmo e Rosaria Cammarota, che hanno osservato come sia stato possibile bloccare le principali risposte biologiche indotte dal recettore Met nelle cellule endoteliali, sfruttando le capacità di ingresso della proteina Tat del virus Hiv. Hanno collaborato alla scoperta vari studiosi, tra cui Maria Prat dell’Università di Novara, Douglas Noonan dell’Università di Varese, studiosi del Cba di Genova, e il direttore dell’Istituto Oncologico di Candiolo (Torino), Paolo Maria Comoglio.

«Nella ricerca per la salute spesso si sfruttano paradossalmente proprietà dei patogeni – prosegue Albini – Così la nostra esperienza sulla proteina necessaria alla replicazione del virus dell’Aids ci ha permesso di imitare un percorso vizioso virale e trasformarlo in virtuoso, anticancro. Sfruttando una piccola porzione della proteina del recettore Met coinvolta nella trasduzione del segnale siamo riusciti a bloccare la capacità delle cellule endoteliali di moltiplicarsi e formare nuovi vasi sanguigni». Met, il recettore ad attività tirosin-chinasica per il fattore di crescita degli epatociti (Hgf), è un protagonista essenziale dell’angiogenesi associata a diverse condizioni patologiche, quali tumori, malattie reumatiche e degenerazione maculare. Rappresenta dunque un bersaglio importante di terapia. La proteina “cavallo di Troia” ha esercitato la sua azione inibitoria in cellule e in modelli preclinici, senza manifestare effetti tossici e spegnendo Met a una concentrazione più bassa rispetto agli inibitori già in commercio. L’effetto, concludono gli autori, è stato confermato anche quando viene guidata nelle cellule endoteliali da un altro “conducente”, una sequenza della proteina Antennapedia.

 


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