Famiglia

Moige: un workshop europeo sulla comunicazione sociale

Un esperto di marketing, Carlo Alberto Pratesi, ha ragionato con le associazioni di genitori su una nuova campagna sul bullismo

di Sara De Carli

I genitori saranno pure deboli, perché dicono sempre sì, ma le loro associazioni al contrario sembrano capaci più che altro di dire di no. I supermoralizzatori dello spazio pubblico, quelli degli allarmi paternalistici, snobbati ? anche per questo ? dalla stampa e dai media. Eppure il contenuto del loro messaggio, la tutela dei bambini, è il più condivisibile (e quindi il più vendibile) del mondo: basterebbe solo trasmetterlo in un modo più sexy.

Le trentotto associazioni di genitori di tutta Europa aderenti all?EPA, 100 milioni di genitori rappresentati, si sono riunite a Roma per affrontare il nodo comunicazione. Quattro di esse sono italiane: il Moige, che è anche nel direttivo, l?Age, l?Agesc e il Faes. Con loro, a svelare i trucchi del mestiere, un professionista del marketing aziendale, il professor Carlo Alberto Pratesi. «Ho visto associazioni timide, convinte che i piccoli numeri e i piccolo budget precludono la possibilità di incidere sulla politica e sugli atteggiamenti sociali. Il punto è che spesso si ragiona pensando agli strumenti tradizionali del marketing, ai volantini e alle campagne pubblicitarie, mentre è necessario inventarsi modi più pungenti di comunicare. Per questo serve la testa, non i soldi: in questo senso l?associaizismo, che ha un?altissima componente di motivazione, può essere più creativo e innovativo del dirigente marketing col budget più alto del mondo».

Nel workshop di Roma i genitori hanno provato a ragionare su un contenuto specifico: il bullismo. «Come sempre Olanda e Austria si sono rivelati i paesi più competenti nelle teniche comunicative, perché lì la comunicazione sociale è molto più avanti, Italia e Spagna hanno un approccio più intuitivo, che a volte è ugualmente efficace». Due le regole base: far capire che il bullismo è un problema reale ma allo stesso tempo trovare un modo positivo per parlarne. E due i focus: il target e la tattica. «Abbiamo tratteggiato una campagna europea innovativa che dovrebbe puntare sulle ragazze, sia come attrici sia come possibili portavoce di messaggi positivi, e abbozzato l?idea di un?ampia inchiesta tra personaggi famosi, per chiedere loro se da adolescenti sono stati bulli o vittime. Quanto alla tcnica, è di necessità una sola: i network sociali, con il linguaggio che è loro proprio». Come dire inizia una nuova era.

Info sul sito del Moige: www.genitori.it


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