Mondo

Mogadiscio chiama, Roma taglia gli aiuti

Qui Somalia. Una nazione in crescita, con associazioni della società civile attivissime. Il premier Ali Ghedi sarà in Italia a fine novembre, ma troverà solo i tagli alla cooperazione operati da Tremo

di Nino Sergi

«Gli italiani sono stati i nostri tutori, ma nel momento più difficile ci hanno lasciati soli. Riceviamo solo inviti alla riconciliazione, parole. Se l?Italia avesse mostrato un serio e continuativo impegno, le cose in Somalia sarebbero andate diversamente». Questo desiderio di presenza e ruolo politico italiano in Somalia mi ha colpito perché l?ho sentito ripetere ovunque: nella gente comune, le associazioni della società civile, il presidente, il primo ministro, gli oppositori, perfino alcuni warlords, nei tanti incontri che ho potuto avere a inizio ottobre. L?ospedale di Jowhar, che Intersos sta sostenendo dal 1994, sta riprendendo slancio ed è di nuovo molto frequentato, dopo oltre due anni difficili per la mancanza dei finanziamenti europei promessi. La nostra Cooperazione ha ripreso seriamente a considerare la Somalia come prioritaria, anche per il forte impegno politico italiano nel favorire la pacificazione, il rafforzamento delle istituzioni e la ricostruzione. Purtroppo i tagli della manovra finanziaria hanno annullato tutti questi sforzi e qualsiasi possibilità di programmazione. Senza preavviso il ministro Tremonti ha tolto 152 milioni di euro già impegnati in attività urgenti nei Paesi più poveri del mondo, tra cui la Somalia. Progetti come quello dell?ospedale o sull?educazione, l?acqua e lo sviluppo agricolo in Somalia sono fondamentali. «Dobbiamo dimostrare che le cose stanno cambiando», mi ha detto il premier Ali Ghedi, «le nuove istituzioni devono funzionare, ma la gente deve sentire che si sta davvero pensando a loro dopo 15 anni d?anarchia, assenza dello Stato e sofferenze». Uno spiraglio di pace Un anno fa, dopo 14 anni di tentativi falliti, l?accordo tra le parti ha portato alla formazione di un parlamento, all?approvazione di una nuova costituzione, all?elezione di un presidente della Repubblica, di un premier e di un governo di transizione. Vi sono ancora divisioni ma la realtà è che la Somalia sta facendo sul serio per uscire dal baratro in cui era precipitata. Ma qualcuno in Italia non se ne è ancora accorto, forse molti, persino nel governo e nel parlamento. Eppure il nostro esecutivo è impegnato a livello politico nelle negoziazioni e nel supporto alle nuove fragili istituzioni, con competenza e buoni risultati. L?aiuto necessario per poterle rafforzare e avviare serie politiche di sviluppo in settori chiave resta però fermo alle buone intenzioni. C?è una parte del governo italiano, infatti, che senza nemmeno preavvertire annulla gli impegni già assunti per rafforzare la positività dell?azione politica. C?è da averne vergogna, ma pare che nessuno se ne voglia rendere conto: da anni la nostra politica estera e di cooperazione è al lumicino ma si continua a sognare un posto in Consiglio di Sicurezza Onu… La Somalia ci cerca ma l?Italia rimane sorda. Eppure è stata nostra colonia, l?abbiamo avuta in amministrazione fiduciaria, portandola all?indipendenza… Anche recentemente l?Italia è stata in prima fila ma, quando dovrebbe rafforzare questa nuova fase per rendere irreversibile il processo di pace, il ministro Tremonti decide che non ci sono più i fondi già stanziati. Lo decide lui per tutti, decretando al contempo la fine di quel poco di politica estera ancora dignitosa e attiva. Il parlamento per ora tace: starà a guardare o reagirà? Intanto la società civile somala sta prendendo coscienza del proprio ruolo. In un incontro con una dozzina di associazioni ho verificato la sua straordinaria volontà di farsi sentire. In un appello indirizzato «a tutti coloro che hanno responsabilità politiche, all?interno e al di fuori delle istituzioni», esse chiedono che «non venga sprecato altro tempo oltre a quello già inutilmente perso in questi lunghi anni», perché ritengono «che vi siano le condizioni per la definitiva riconciliazione». Non solo rifiuti e caso Alpi La Somalia che ho visto non è quella presentata dai nostri media e non s?identifica né con l?uccisione di Ilaria Alpi né con i presunti rifiuti tossici. Di questo hanno lungamente parlato i nostri giornali e s?è occupato il nostro parlamento. Li invito a venire a Mogadiscio, che rimane una città ferita ma viva, a incontrare le decine d?associazioni con la loro vitalità e il loro impegno civile, a visitare le scuole che si sono diffuse nei vari quartieri, le università, i centri internet affollati di giovani, la miriade di cellulari e di centri di telefonia fissa che collegano la città con il mondo a 17 centesimi di euro al minuto, le cliniche e i centri ospedalieri specializzati. Tutte realtà private, data l?assenza dello Stato, sostenute e influenzate da Paesi arabi e musulmani, data l?assenza dell?Occidente, ma che dimostrano la capacità di rinascita di un popolo che merita fiducia. Il premier Ali Ghedi sarà in Italia a fine novembre. L?Associazione delle ong italiane organizzerà un incontro pubblico con lui, i politici e i media affinché della Somalia s?incominci ad avere una visione meno banale.

*segretario generale Intersos

Cooperazione allo sviluppo Le ong presenti nel paese Intersos – Organizzazione umanitaria per l?emergenza Dove: Jowhar. Cosa: Programma sanitario e gestione dell?ospedale locale. Info: www.intersos.org Coopi – Cooperazione internazionale Dove: Boroma. Cosa: Riattivazione e gestione del Centro Annalena Tonelli. Info: www.coopi.org Cosv – Comitato di coordinamento delle organizzazioni per il servizio volontario Dove: Merca. Cosa: Supporto all?ospedale regionale. Info: www.cosv.org Cefa – Comitato europeo per la formazione e l?agricoltura Dove: Jowhar. Cosa: Progetto di reintroduzione e di sviluppo della risicoltura. Info: www.cefa.bo.it Cisp – Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli Dove: El Der. Cosa: Progetto di formazione scolastica. Info: www.cisp-ngo.org/campagne_somalia.htm ProgettoScuola La guerra e i bambini Una mostra itinerante di disegni. Una proposta per le scuole Coopi, una delle poche ong ad operare in Somalia, ha incontrato centinaia di bambini vittime dei conflitti, li ha aiutati nell?emergenza e ha iniziato con loro e le loro comunità un difficile cammino di ricostruzione. Da queste esperienze è nata la mostra Bambini in guerra: una selezione di disegni realizzati dai bambini nei centri di Coopi o raccolti in altre realtà di conflitto. Molte scuole che hanno ospitato la mostra l?hanno arricchita stimolando gli studenti italiani a esprimere a loro volta con un disegno la percezione della guerra conosciuta attraverso i media. La mostra è realizzata in collaborazione con Ippogrifo Azzurro – Centro di documentazione sulla creatività infantile e può essere accompagnata da laboratori ad hoc. In Somalia Coopi sostiene le attività del centro fondato da Annalena Tonelli, la volontaria laica uccisa il 5 ottobre 2003. Il progetto, realizzato in collaborazione con il Comitato per la lotta contro la fame nel mondo, continua a garantire l?alto livello qualitativo dei servizi offerti alla comunità di Boroma, tra cui una scuola per i bimbi sordi. Info: Viviana Veltre veltre@coopi.org

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