Ai miei tempi c’era carta, penna e calamaio per scrivere. Non perdo tempo a descrivervi le penne e i calamai di una volta. Comunque abbiamo imparato a scrivere sui quaderni con le righe larghe e i quadrettoni. Poi, pian piano, sui quaderni a righe strette e i quadrettini.
Negli ultimi anni “sta robba medievale” è stata bandita addirittura dalla scuola. Oggi: computer, tablet, lavagne luminose. Non solo ma sono arrivati, in tempi ravvicinati, altri stili: scrivere sui muri; all’inizio con rossore e con il “complesso” del quasi peccato, fino alla spavalderia sconfinata, capace di arrivare a scarabocchiare, prima o poi, la faccia della Madonnina sulla guglia del Duomo di Milano.
Mi sono trovato anch’io alcune volte (l’ultima per sostegno ad alcune idee del Cardinale Martini) con citazioni “tenere e delicate” su metri quadrati di muro. Da ultimo, moda raffinatissima, borghesissima e stupidissima, siamo arrivati a scrivere sul corpo, sui piedi, sul sedere, sulle unghie, sulla testa, dovunque. Le citazioni abbracciano linguaggi, culture, religioni, stili e tante bestie!!! Spesso il messaggio è scritto, dipinto, deformato, criptato.
Dicono le cronache che un europeo su quattro, sotto i trent’anni, ha tatuaggi sulla pelle; cancellabili, indelebili, incollati come le figurine. Non ho ancora visto preti tatuati, ma qualche bel seminarista, sì. Perfino i militari non sfuggono alla tentazione. Tanto che una nuova direttiva dello stato maggiore dell’esercito vieta ai militari: tatuaggi, piercing in parti visibili del corpo, disegni osceni e riferimenti sessuali.
Imparo, adesso, che nel 1700, un comandante inglese, portò un indigeno tutto tatuato per venderlo al Circo. Erodoto racconta che prima dei colombi portatori di messaggi, pare fossero gli schiavi rasati e tatuati a portate sul cuoio capelluto i messaggi a chilometri e chilometri.
Racconto questo, per domandarci in quale circo vogliamo, sornionamente, essere venduti! O, peggio ancora: nella società massmediatica, che ha scoperto infiniti modi di parlare, dobbiamo tornare a scuola dalla mummia Otzi, trovata nel ghiacciaio di Similaun in Alto Adige e risalente a cinquemila anni fa, con 57 tatuaggi?
Nessuno ti regala niente, noi sì
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