Non profit

ModelloMelfi

Doveva essere il prototipo del nuovo modello industriale. Dieci anni dopo è rimasto solo il deserto della flessibilità. E allora tanto vale...

di Alter Ego

Era la risposta italiana al progetto americano Saturn. ModelloMelfi, una fabbrica (Fiat) radicalmente nuova, progettata insieme all??indotto? per la produzione just in time, dove si assumevano solo lavoratori diplomati e formati.
Principio cardine del ModelloMelfi era l?altezza: alta flessibilità, alta partecipazione, gruppi di lavoro altamente autogestiti, salari altamente ridotti e turni di lavoro altissimi, per far funzionare gli impianti 24 ore su 24 per sei giorni alla settimana. Principi sposati dai sindacati (Fiom-Cgil compresa) che all?inizio degli anni 90 festeggiano i record europei di produttività: 1.200 vetture prodotte al giorno, 10mila posti di lavoro di alta qualità nella fabbrica e nell??indotto?.
Dieci anni dopo, del ModelloMelfi made in Fiat resta solo l?alta flessibilità, mentre non c?è traccia di partecipazione dei lavoratori e accordi sindacali. Per questo varrebbe la pena di tornare a un altro ModelloMelfi, quello che nel 1075 Amato di Montecassino definiva la “cité la plus superlative de toute la conté”.
Un modello imprendibile per i nemici e solido rifugio per gli alleati, che permise ai Normanni di conquistare il Meridione (1042), a Papa Niccolò II di farne l?anello di congiunzione fra gli interessi della Chiesa e dei Normanni (1059), a Papa Urbano II di bandirci la prima crociata (1089), a Ruggero II di annunciare la costituzione del Regnum Siciliae (1229) a Federico II e Pier Delle Vigne di partorirci le famose Constitutiones Melfitanae, il corpus legislativo federiciano (1231).
O no?

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