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Modello Tosi: è Verona il laboratorio del neo-leghismo

di Daniele Biella

«Flavio Tosi? È un uomo interessante». Don Antonio Mazzi, fondatore della comunità Exodus, è un tipo controcorrente, si sa. Ma il dubbio che stia parlando della persona sbagliata viene comunque: Tosi, 42 anni, non è quel sindaco leghista di Verona (città natale di don Mazzi) che appena insediato fece costruire le panchine anti dormitorio e vietò la consumazione di cibarie per strada, in nome del decoro? «Sì, è lui. O, meglio, era: ora ha capito che i luoghi comuni non portano a nulla, si è slegato dall’ideologia del suo partito per legarsi al territorio», ribadisce il religioso. Il primo cittadino che non voleva il ritratto del presidente della Repubblica in ufficio, e condannato per incitamento all’odio razziale verso i rom, sembra essere diventato il sindaco di tutti. «Andiamoci piano: ha intrapreso un cammino diverso e non rifiuta il dialogo con buona parte del mondo del volontariato, ma c’è molta altra strada da fare».
Di certo si nota la differenza tra il politico d’inizio mandato, plateale e celodurista (era il 2007, Tosi si presentò in ufficio il primo giorno con una tigre al guinzaglio: «Un peccato di gioventù, che non rifarei», ha confessato) e l’attuale “cittadino comune”, che si presenterà alle elezioni del prossimo 6-7 maggio con una lista civica dopo aver preso le distanze dal “cerchio magico” bossiano. «È molto vicino alla comunità, gira in giacchetta a quadretti tra la gente e lontano dai palazzi. Ma non è niente di straordinario; un sindaco libero che vuole intercettare le necessità dei veronesi», conferma Patrizia Allegra, responsabile di Exodus a Verona, «con lui stiamo pensando a un progetto per gli adolescenti di quattro quartieri periferici, c’è collaborazione reciproca». Le panchine con il divisorio per non far stendere i senzatetto però rimangono: «Ma sa che sono più comode ora? Le persone mettono le gambe sotto il bracciolo e dormono senza il rischio di cadere», scherza ? ma non troppo ? Rino Allegro, vicepresidente da 15 anni della Ronda della carità, onlus di 200 volontari che assistono ogni notte centinaia di homeless della città. Che su Tosi, dice: «È partito da leghista doc, con decisioni ad effetto come questa, ma poi s’è reso conto che la città è complessa, e ha iniziato a riconoscere il lavoro delle associazioni come la nostra. Quando abbiamo chiesto, Tosi ci ha aiutato, soprattutto per mezzo dell’assessore ai Servizi sociali, Stefano Bertacco: ad esempio nel periodo dell’emergenza freddo, quando ha ben coordinato noi enti per non lasciare in strada nessuno».
L’assessore Bertacco, «uomo dal forte dialogo», è però rimasto nel Pdl e non farà parte di un’eventuale prossima giunta Tosi. «Peccato, era l’uomo giusto, con il quale il sindaco aveva dato segni di cambiamento, si veda l’ottimo lavoro nella gestione delle case comunali Agec», ammette Roberto Milano, neopresidente delle Acli Verona ed ex consigliere comunale di una lista civica di segno opposto. «Però attenzione, il cambiamento è dovuto a una nuova strategia per promuovere la propria immagine», avverte Milano. Sulla stessa linea anche buona parte dell’associazionismo sull’immigrazione, raccolto nel cartello “Nella mia città nessuno è straniero”, non ostacolata ma nemmeno vista di buon occhio da Tosi. «Sta attuando una politica più aperta verso il terzo settore, ma lo stile è quello del benefattore», sottolinea Mario Lonardi, presidente dell’ong Mlal ed ex sindaco di un paese della provincia, «crea un legame di forte dipendenza: se ti va bene essere gestito da lui, ti dà carta bianca. Altrimenti blocca quasi ogni tua iniziativa».

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