Formazione

Modello hip hop per sfidare la dislessia

Onlus sotto la lente

di Daniele Biella

Da braccio operativo volontario della diocesi locale a realtà autonoma sempre più efficace nel supporto alla crescita di ragazzi disagiati. E ancora in gran parte volontaria. Ha fatto tutto questo in soli sette anni la onlus Spes – Servizi per l?educazione e la scuola – di Carpi. Un centro di aggregazione che funziona tutti i giorni scolastici, un?unità di strada che raggiunge le periferie cittadine, e un progetto modello per contrastare la dislessia e altre forme di disturbi nell?apprendimento.

«Dal 1999 a oggi cerchiamo di soddisfare al massimo le esigenze del territorio», spiega David Borali, vicepresidente della Spes. Borali è uno dei 15 soci fondatori della unlus, che oggi si avvale di 50 volontari e di 22 collaboratori (per i quali Spes investe gran parte delle sue entrate, come spesso accade per enti che lavorano in campo educativo) necessari a garantire continuità e professionalità ai progetti.

«Il primo impegno è stata la creazione del centro Hip-Hop», continua Borali, «dove oggi passano i pomeriggi in attività educative e di svago 40 ragazzi delle medie, segnalati da scuole e servizi sociali perché provenienti da realtà ?difficili?». Per i giovani che non entrano in contatto con il centro, la onlus ha trovato una soluzione: «Ogni giorno un furgone di volontari e operatori parte alla ricerca di compagnie», prosegue il vicepresidente, «si chiacchiera e si cerca di offrire loro stimoli. In questo modo avviciniamo altri 400 giovani».

Spes, inoltre, organizza le attività di otto oratori della zona: «qui l?utenza va dai cinque anni d?età alle superiori». Grazie all?impegno su più fronti, la onlus ha dato vita a una rete sociale che coinvolge enti pubblici, privati, fondazioni e che le permette di essere un punto di riferimento non solo a livello locale. Dal 2004, infatti, Spes porta avanti con successo un progetto modello dedicato ai giovani con problemi specifici di apprendimento.

«Da Firenze, Milano, altre zone dell?Emilia: molti vengono a prendere spunto da noi», dice Borali. Il progetto si chiama Hip-Hop Up-Prendo (che si legge ?apprendo?) e nasce per dare fiducia e facilitare l?integrazione di ragazzi colpiti da forme di dislessia, disgrafia e discalculia, rispettivamente difficoltà di lettura, scrittura e calcolo. «Che sia un modello lo dimostrano i miglioramenti in pagella dei ragazzi», spiega Chiara Buzzega, coordinatrice del progetto con il quale, in una parte del centro Hip-Hop, 21 studenti delle medie e 17 delle elementari con disturbi nell?apprendimento passano i loro pomeriggi dal lunedì al giovedì. Lo scopo è univoco: mantenere i giovani utenti al passo con i coetanei. «La formula vincente sta nell?uso di software compensativi», continua la coordinatrice, «con i quali i ragazzi trovano un proprio metodo di studio». Un?altra parte del progetto prevede laboratori scolastici per ragazzi delle superiori. «Vi partecipano anche gli insegnanti», spiega Buzzega, «in questo modo, una volta in classe, sanno dove far leva per integrare gli studenti con problemi con gli altri».


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