Economia

Modello Bcc, ecco come sostiene le economie locali negli anni della crisi

Presentato all’Università di Roma “Tor Vergata” uno studio di Federcasse sul valore e l’efficacia della mutualità bancaria, che conferma il contributo positivo dell’intensità mutualistica all’andamento economico locale

di Redazione

Nell'ambito del “XVI Colloquio scientifico sull'Impresa Sociale” dell’Università di Roma Tor Vergata (Dipartimento di Management e Diritto) è stato presentato lo Studio "Mutualismo ed economia geo-circolare: il ruolo delle BCC nel sostegno all’economia locale nel corso della crisi economica" realizzato dal Servizio Analisi Economiche e statistiche creditizie di Federcasse, in collaborazione con la EGS (Economia, Geografia, Statistica) di Roma.

La peculiarità dell’analisi svolta, che la differenzia da analoghi studi sul tema, consiste nel confermare la significatività di diverse misure di mutualismo – inteso come intensità del rapporto creditizio con i soci delle BCC – nel contribuire alla crescita del valore aggiunto a livello provinciale.

In estrema sintesi lo studio – che conferma il contributo positivo dell’intensità mutualistica all’andamento economico locale – evidenzia un comportamento significativamente diverso delle BCC rispetto al resto del sistema bancario; fattore che ha permesso alla BCC di essere strumento essenziale nel mitigare l’impatto della recessione. E questo, grazie alle loro caratteristiche peculiari in termini di flessibilità del modello organizzativo, forte radicamento nel territorio, attenzione alla redditività, alla generazione di valore sociale e all’impatto culturale.

Tra le principali evidenze dello studio:

• Nel periodo in esame il numero degli sportelli BCC è aumentato del 5,1% a fronte della riduzione del 17,7% rilevata per le altre banche. La quota di mercato delle BCC in relazione agli sportelli è cresciuta dal 12,5 al 14,9%;
• Il numero dei soci è passato da 939 mila del 2008 a 1 milione e 251 mila del 2018 (con una variazione del +33,2%). Il numero medio di soci per banca è passato da 2.174 a 3.734 (in rapporto agli sportelli da 229 a 290).

• In relazione al solo periodo 2008 – 2016, le BCC hanno aumentato gli impieghi di oltre 15 miliardi, pari ad un aumento percentuale del 13,1%, sensibilmente superiore a quello rilevato dal mercato. Il divario positivo nello sviluppo dei finanziamenti è maggiormente significativo nei settori di clientela di elezione delle BCC: famiglie e piccole imprese.

• Alla fine del 2016 gli impieghi verso i soci ammontavano a circa 63 miliardi di euro, a fronte dei 54 miliardi rilevati nel 2008 (+14,8%).
• Le BCC si sono confermate nella prassi banche dedite anche al sostegno di aree interne o marginali. Sono difatti presenti in via esclusiva in 585 Comuni Italiani.

Lo studio conferma come la diversità di forme proprietarie, dimensionali, organizzative e di governance all’interno dell’industria bancaria italiana rappresenti un elemento di ricchezza, di forza e di resilienza dell’industria stessa, tramite la “diversificazione di comportamenti e approcci operativi”.

Secondo Federcasse, tali evidenze ribadiscono la necessità di tutelare lo specifico modello di banca cooperativa mutualistica che, negli anni, si è mostrato adeguato ad accompagnare fasi di crescita dell’economia e – più recentemente – ad affrontare un periodo di crisi senza precedenti per l’economia italiana. Di questo, sottolinea la Federazione italiana delle BCC, “i policy makers non possono non tenere conto”.

In una nota a commento, Federcasse sottolinea inoltre come “sia concreto, e vada combattuto”, il rischio che la produzione regolamentare, se non adeguatamente corretta con una forte dose di proporzionalità strutturale, “possa penalizzare componenti del sistema bancario che svolgono un ruolo peculiare ed insostituibile, lontano dai rischi della finanza e vicino alle esigenze dell’economia reale”.

“La proporzionalità – conclude la nota di Federcasse – dovrebbe essere basata non solo sulla dimensione, ma anche sulla finalità imprenditoriale, sul modello di business, sul contributo al rischio sistemico per banche obbligate a conseguire finalità mutualistiche e ad aderire ad un gruppo bancario cooperativo appositamente disegnato”. “La vera sfida è quella di prevedere normativamente sia regole realmente proporzionate, sia un modello di vigilanza specifico”.

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