Mettete insieme ua giornalista in deambulatore, come me, una critica cinematografica in carrozzina, Carmen Riccato e una giovane stilista, che vive il suo lavoro con un approccio sociale, come Serena Poletto Ghella e un argomento ostico come il rapporto tra moda e disabilità :i risultati saranno sicuramente imprevedibili ed interessanti.
Ci siamo incontrate per caso, dopo uno dei miei ricoveri in un centro di riabilitazione. Serena ha 36 anni, e una predilezione per i tessuti rigidi, che non disegnano le forme, ma lasciano spazio all’immaginazione sul corpo e le sue linee. . Già il corpo e la sua accettazione, forse è questo il vero nodo del problema. Le mie esperienze di ricovero e di donna in carrozzina, sono di un pregiudizio sul disabile come essere asessuato a cui non è concesso un abbigliamento, che esprima fascino o un barlume di personalità.
L’equilibrio che non è più lo stesso ed impedisce di indossare quelle belle scarpe col tacco che ci piacevano tanto, la figura che appare appesantita per lo scarso movimento, talvolta poi bisogna usare quei pannoloni, che non sono certo molto sexy, Avere un aspetto elegante e piacevole non è sempre facile per noi disabili.
“Io non amo le categorizzazioni, che distinguono una moda per taglie forti (curvy, come si dice ora) o per disabili. L’approccio alla moda è unico – risponde Serena – per essere eleganti bisogna raggiungere l’autoconsapevolezza di cosa “fa bene” alla propria figura. E’ una ginnastica mentale anche terapeutica. Si scelgono i capi che sono economicamente alla nostra portata ed in grado di valorizzarci al meglio. Avendo dei limiti fisici è più difficile, ma assolutamente non impossibile. Un disabile ha, nel suo disagio,un doppio stimolo a mettersi al meglio come impegno sociale nei confronti di chi vorrebbe discriminarli”.
E’ così nato “fashion_ability” movimento culturale
sul rapporto tra moda e disabilità presente anche su Facebook.
Nel fare le nostre ricerche sull’argomento, siamo entrate in contatto con Il fotografo torinese Paolo Ranzani www.paoloranzani.com, che ha realizzato un book fotografico da inviare alle agenzie di moda per Cinzia Rossetti, 40 anni educatrice, affetta da tetraparesi spastica. “Con lui ho realizzato le foto, inviandole anche a riviste femminili con la proposta che la donna con disabilità, se è bella, affascinante, sexy può essere una modella”. Il book di Cinzia è stato talmente apprezzato da essere scelto da una agenzia che però, una volta saputo della disabilità della modella, si è tirata indietro non cercandola più.
Cinzia non si è però data per vinta e,insieme a Ranzani, ha curato “La femminilità è donna”, una mostra fotografica con quarantadue mmagini, che ritraggono quindici ragazze con handicap, tra cui la bellissima Valentina Bazzani,27 anni.
”Ho sempre amato curarmi. Provocatoriamente penso che un buon trucco e un paio di orecchini vistosi possano spostare l’attenzione dalla carrozzina”. “Stiamo per attivare col mio Fashin Team” una realtà del tutto innovativa per l’Italia – ci spiega Paolo Ranzani – raccogliendo foto per il primo gruppo di D – model italiane”. All’estero il tema di una fashion abilty della donna con disabilità è molto più sentito. In Inghilterra anni fa, la BBc ha trasmesso un reality show con otto aspiranti modelle disabili; mentre in Belgio Tanja Kiewitz, senza un avambraccio, è diventata famosa dopo aver posato per una campagna di sensibilizzazione ideata dalla onlus Cap48, In Gran Bretagna è nata invece più di vent’anni fa la Louise Dyson, agenzia, che si occupa esclusivamente di modelli e modelle disabili.
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