Welfare

Mobbing: in arrivo i primi dati ufficiali per l’Italia

Entro il 2005 si concluderà l'indagine condotta in tutta Italia dall'Ispesl

di Gabriella Meroni

Sono attesi entro la prima meta’ del 2005 i primi dati nazionali sul mobbing, in un’indagine condotta in tutta Italia dall’Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro (Ispesl). Un fenomeno per il quale, secondo il procuratore generale aggiunto di Torino, Raffaele Guariniello, ”ci sono tutti gli elementi normativi per dire che il rischio mobbing e’ un rischio professionale per la sicurezza e la salute dei lavoratori”. E’ quanto e’ emerso oggi a Roma, nel convegno sul mobbing organizzato dal Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel). ”Non c’e’ ancora purtroppo – ha rilevato Guariniello – una legge specifica sul mobbing, ma molti pregiudizi sono caduti”. Tanto che, sulla base delle norme esistenti, e’ possibile mettere in atto misure per la prevenzione del fenomeno, sia facendo riferimento alla legge 626, sia con il varo di regolamenti interni da parte delle aziende. ”E’ solo un comodo alibi che non si possa fare nulla contro il mobbing”, ha osservato. A favore di una normativa quadro sul mobbing si sono espresse in un documento le parti datoriali che fanno parte del gruppo di lavoro del Cnel sulla sicurezza sociale e la prevenzione delle malattie professionali. Nel frattempo si lavora per fare chiarezza sulle cifre relative alla diffusione del mobbing. L’indagine nazionale promossa dall’Ispesl e’ cominciata lo scorso anno e riguarda sia i costi diretti e indiretti del mobbing, sia una rilevazione di dati a livello nazionale, ha detto il direttore generale dell’Ispesl, Umberto Sacerdote. Quelli in arrivo entro il primo semestre del 2005 saranno i primi dati nazionali di un fenomeno ancora difficile da quantificare. Le stime piu’ recenti relative all’Italia, pubblicate nel 1997 dalla Fondazione Europea di Dublino, segnalano un 4,2% di casi. Secondo una ricerca piu’ recente, del 2000, il mobbing riguarda in Europa sei milioni di lavoratori (4%). ”Si tratta di stime per difetto, pari probabilmente al 3040% del fenomeno e destinate a raddoppiare”, ha commentato Sacerdote. Nell’incontro sono stati presentati anche i dati, raccolti fra il 1999 e il 2004 dall’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (Inail), relativi alle denunce di ”disturbi psichici da costrittivita’ organizzativa sul lavoro” presentate fra il 1999 e il 2004. Dai dati dell’INAIL emerge un aumento costante delle denunce negli ultimi sei anni (dalle 5 del 1999 alle 171 del 2004), presentate soprattutto da uomini (59,5%) e da lavoratori di eta’ compresa fra 51 e 55 anni (24,9%), per la maggior parte impiegati (56,2%). Le denunce provengono soprattutto dal mondo dell’industria (48,1%), seguito da terziario e servizi (30,4%), pubblica amministrazione ed enti locali (20,7). La regione in cui le denunce sono piu’ numerose e’ l’Emilia Romagna (15,6%), seguita da Puglia (12,2%) e Piemonte (11,2%). Sono invece rare in Molise e a Bolzano (0,4%) e in Trentino 0,6%).


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