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MO. Berlusconi cauto: “Due palestinesi in Italia? Vedremo”

Il presidente del Consiglio frena le voci sull'arrivo di due presunti terroristi palestinesi fino ad oggi rinchiusi nella Chiesa della Natività. Il ministro Castelli: "Il confino? Un'idea..."

di Ettore Colombo

Saranno distribuiti in sei paesi europei i 13 palestinesi esiliati da Betlemme. E’ lo stesso Silvio Berlusconi a commentare in modo assai cauto l’epilogo delal vicenda. A chi gli chiede infatti se oggi si ritiene soddisfatto per l’esito della vicenda, replica: “Vediamo, vediamo. Noi abbiamo suggerito una soluzione, adesso vediamo se e come funziona. E’ tutto da vedersi lunedì a Bruxelles con i ministri degli Esteri come potrà essere definita una soluzione”. Prudenza quindi, anche se un filo di compiacimento traspare: “E’ stata recepita la nostra posizione e, dunque, è un successo del governo italiano”. Sul tema, Berlusconi ritorna al termine della conferenza stampa con il ministro degli esteri israeliano Simon Peres, oggi in vista di Stato in Italia. Il premier dice che al momento non c’è ”nessuna certezza” che uno o più palestinesi della Natività possano arrivare in Italia. La soluzione alla vicenda dei 13 palestinesi – continua Berlusconi che al suo fianco ha il vicepremier Fini – “non ci deve penalizzare” e bisogna far sì che si distribuisca un ”carico di resposabilità accettabile per i diversi Paesi” interessati. ”Tutti siamo aperti – dice il premier – a dare una mano per una soluzione che sia una soluzione possibile e che non ci penalizzi con un carico di responsabilità troppo pesante. Vedremo come si può fare. Non ci potevamo far carico interamente di questo problema. Lunedì, in Lussemburgo, si discuterà dell’argomento che è segnato all’ordine del giorno per le 13″. “In questo caso – commenta Pierferdinando Casini – credo che davvero dobbiamo constatare come il governo si sia mosso con grande equilibrio in una vicenda molto delicata”. A lui si aggiunge il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica. Il quale a dire il vero accomuna nel plauso anche la Ue e il Vaticano, ma non manca di sottolineare come il nostro paese “abbia svolto un ruolo di primo piano per sbloccare una vicenda drammatica, muovendosi in maniera intelligente sondando tutti i paesi dell’aerea cattolica”. Mantica però precisa anche lui come Berlusconi che la concreta e dettagliata distribuzione dei 13 palestinesi nei paesi resisi disponibili ad accoglierli verrà decisa lunedì prossimo a Bruxelles. Ma comunque conviene sul fatto che ne andrebbero due a nazione e uno al piccolo Lussemburgo. Ora però si apre la questione di come gestire la coppia che verrà a stare da noi. E a questo proposito le ipotesi si accavallano anche un po’ confusamente. Il Ministro della Giustizia Roberto Castelli, ad esempio, ieri a botta calda si sarebbe lasciato scappare che vorrebbe relegare i due esuli che spettano all’Italia rispettivamente nelle isole-carcere di Pianosa e Asinara. Poi stamani ha però corretto il tiro, smentendo di aver formulato tale ipotesi al limite del confino. E ad ha quindi delegato alla magistratura il compito di gestire giuridicamente la vicenda. ”In Italia – ha precisato il Guardasigilli -sono i magistrati che decidono lo status dei cittadini. Solo un magistrato può decidere se devono essere detenuti o cittadini liberi. Su questo il Governo non ha voce in capitolo”. Un modo da un lato per non prevaricare le prerogativa dell’ordine giudiziario, ma anche per passare a quest’ultimo un patata che potrebbe anche rivelarsi bollente. E del resto anche il suo collega degli Interni Caludio Scajola si esprime in modo pressoché analogo. ”Solo quando sarà definito lo stato giuridico – dice il responsabile del Viminale – definiremo anche meglio quale sarà in Italia la loro collocazione. Abbiamo varie opzioni su cui abbiamo lavorato in questi ultimi giorni”.


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