Famiglia

Mister Muscolo basta coi trucchi

Anabolizzanti, integratori e sostanze proibite si stanno diffondendo anche tra gli sportivi dilettanti. Sessantamila i giovani atleti coinvolti e il 15% delle palestre dove si pratica il body building

di Pasquale Coccia

Numerosi atleti che praticano sport di alto livello agonistico, non esitano a ricorrere alla pratica del doping pur di conquistare medaglie che garantiscano notorietà. La gloria barattata con la propria salute, e con i principi dello sport che vorrebbero la lealtà agonistica. Imitano i campioni, dal taglio dei capelli ai gesti in campo, soprattutto i giovani. E da qualche anno non fa eccezione neppure l?uso di sostanze anabolizzanti. Anche coloro che praticano il cosiddetto sport di base vogliono raggiungere risultati considerevoli in poco tempo, proprio come i loro idoli.
Il grido d?allarme lo lanciano gli enti di promozione sportiva, che segnalano un ulteriore abbassamento di età tra coloro che ricorrono a pratiche dopanti negli sport dilettantistici.
Alessandro Lanzani, direttore del Centro di medicina dello sport dell?Unione sportiva Acli di Milano e tra i massimi esperti in materia, traccia un quadro preoccupante: «Negli anni Ottanta»,ricorda Lanzani, «in Italia si è diffusa la pratica del body-building nelle palestre e parallelamente si è diffuso il consumo di sostanze anabolizzanti. Le principali vittime sono soprattutto i giovani, desiderosi di avere un fisico muscoloso, che pur di raggiungere questo obiettivo arrivano ad assumere dosi anabolizzanti, per via orale o intramuscolo, trecento volte superiori a quelle consentite. Se utilizzate in un arco di tempo lungo, provocano danni irreversibili al cuore, alla prostata e ai caratteri sessuali maschili».
Il circuito del muscolo veloce riguarda il 15 per cento delle palestre italiane dove si pratica il body building e una fascia di sportivi tra i 16 e i 40 anni. Fanno uso regolare di anabolizzanti circa 60 mila giovani, che favoriscono un vero e proprio mercato nero del doping, visto che il loro consumo può essere prescritto solo a soggetti con gravi patologie. Le case farmaceutiche alimentano il mercato, rifornendo le palestre di ingenti quantità di anabolizzanti pagati in nero e a prezzi maggiorati.
Il mercato del doping, però, è fiancheggiato da un secondo circuito: gli integratori alimentari.
«Il mercato pubblicitario sportivo», continua Lanzani, «ha spinto per anni verso il consumo forsennato di queste sostanze, che servono al nostro organismo per la sintesi delle proteine, ma si evita attentamente di dire agli sportivi che gli integratori si trovano negli alimenti comuni come uova, latte, verdura. Questo mercato riguarda circa l?80 per cento delle palestre italiane. La vendita degli integratori è lecita, ma siamo di fronte a un doping ?buono?. Per prevenire traumi durante l?attività sportiva è necessario migliorare l?allenamento di base, ma il mercato pubblicitario sportivo sposta l?attenzione sul consumo di integratori alimentari».
Se nel retrobottega delle palestre, gli istruttori di body-building si improvvisano medici e provvedono a effettuare infiltrazioni, ognuna delle quali costa 60 mila lire, senza avere alcuna abilitazione, d?altro canto non si può tacere sull?ambiguo ruolo di certi medici dello sport che consigliano e provvedono a seguire cure di anabolizzanti utilizzati da coloro che frequentano le palestre.
Un ciclo completo costa sette-otto milioni e copre l?intera stagione agonistica. Quei consigli garantiscono quattro o cinque milioni al mese di compenso illecito ai quali si aggiungono due milioni per il servizio regolarmente prestato nelle palestre.
Il mercato nero del doping e quello ?pulito? degli integratori alimentari coinvolgono nel complesso il 95 per cento degli sportivi e garantiscono alle case produttrici un fatturato miliardario in nome dello sport.

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