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Missioni civili addio

Nel decreto legge sulle missioni all'estero scompare la voce "attività civili", 100 milioni di euro che finanziavano gli interventi delle ong a favore delle popolazioni locali

di Redazione

Ancora una brutta sorpresa per le organizzazioni del terzo settore che si occupano di cooperazione internazionale. Ai primi di gennaio la Gazzetta ufficiale ha pubblicato il Decreto Legge per il rifinanziamento delle Missioni all’estero. E scorrendo il testo ci si accorge che una voce è completamente scomparsa, quella che finanziava le cosiddette “attività civili” tra cui gli interventi delle organizzazioni non governative a favore delle popolazioni locali. Nessun fondo alla Direzione generale della Farnesina per la Cooperazione, dunque, nel decreto legge sulle missioni varato dal governo: gli oltre cento milioni di euro che nel dl precedente garantivano gli stanziamenti alle attività di cooperazione civile sono scomparsi. E un brutto colpo per il settore umanitario, che si somma al taglio del 56 per cento in finanziaria, che ha ridotto il budget per gli aiuti allo sviluppo a circa 320 milioni di euro.

Il decreto penalizza il Ministero degli Esteri a favore del Ministero della Difesa, che nel primo semestre 2009 avrà a disposizione i fondi che, nel 2008, coprivano un anno intero. Se le cifre restano confermate la sola missione militare in Afghanistan farà un balzo da 350.069.105 di euro 242.368.418 per il primo semestre, ossia quasi 500 milioni per l’intero anno. Quella in Libano resta quasi invariata e quella nei Balcani passa a 159 milioni nel 2008 a oltre 97 nei primi sei mesi dell’anno in corso. Il decreto prevede in più una nuova voce: 16,3 milioni destinati all’impiego di personale militare negli Eau, Bahrain e a Tampa (Stati Uniti e sede del Centcom) “per esigenze connesse con le missioni in Afghanistan ed Iraq” e 8,7 milioni per la missione antipirateria in Somalia.

l decreto «segna uno sciagurato spartiacque nella concezione dell’aiuto e della cooperazione civile» si legge in un appello che l’ong Intersos ha mandato ai ministri Franco Frattini e Ignazio La Russa, e ai deputati delle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, per rilanciare le missioni civili all’estero.

«Se fino a oggi, pur con qualche difficoltà, era rimasta netta la distinzione tra operatori militari e operatori civili delle organizzazioni umanitarie» afferma il presidente di Intersos Nino Sergi «con questo decreto viene definitivamente sancita la primazia del militare sul civile per ogni attività di assistenza, di aiuto e di ricostruzione nei contesti di conflitto». E ciò «in spregio e in palese contraddizione con i principi umanitari delle Nazioni Unite, del Movimento internazionale della Croce Rossa, delle Ong». Si tratta, ha ammonito Sergi, «della decretazione che l’azione umanitaria, quella che corrisponde ai criteri di umanità, neutralità, indipendenza, non discriminazione e quella necessaria proprio nei contesti di conflitto, non deve esistere più, almeno per l’Italia. Deve esistere solo quella strettamente funzionale agli obiettivi dell’azione militare e realizzata dagli stessi corpi militari: con criteri, inevitabilmente, non ‘umanitari’, ma di strategia e tattica militare». Sergi ricorda le parole del ministro La Russia nell’audizione dell’11 giugno dei ministri Esteri e Difesa in cui sottolineava che tra i compiti assegnati all’Isaf c’è quello di ‘assistere gli sforzi umanitari e di ricostruzione’. Ma il capitolo che vedeva come protagonista la Cooperazione allo sviluppo e’ ora scomparso: «Il decreto legge considera unicamente, ampliandola e rafforzandola, l’azione dei militari», denuncia Sergi, «negando cosi’, ciecamente, ogni valore all’indispensabile azione civile a fianco delle popolazioni, in risposta ai bisogni primari e alla ricostruzione e a sostegno delle loro organizzazioni sociali». Per questo va ripensato.


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