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Missione Arcobaleno quale morale?

Missione Arcobaleno, una prima sommaria morale: lo Stato non si occupi più di fare solidarietà.

di Riccardo Bonacina

Prima di provare a trarre una morale dalla annosa e spinosa vicenda della Missione Arcobaleno, permettetemi di commentare brevemente il debutto di Enzo Bianco al ministero dell’Interno. Così. Enzo Bianco impegnato negli ultimi mesi del 1999 a volteggiare di salotto televisivo in salotto televisivo per invitare la politica «a volare alto, un po’ più in alto» è atterrato infine, la vigilia di Natale, sulla poltrona più alta del Viminale. Da ministro dell’Interno ha passato le prime settimane impegnato a incassare un’agiografia tv imbarazzante per servilismo, complice Bruno Vespa e Raiuno, e a rilasciare dichiarazioni tanto tranquillizzanti quanto idiote. Muoiono tre immigrati nel “centro di accoglienza temporanea” di Trapani? Enzo Bianco chiosa: «Non sono carceri, né alberghi». Muore il nono barbone in 20 giorni nella città del Giubileo, Roma, destinataria di 5 mila miliardi di soldi dei contribuenti e governata da un suo collega di partito? Bianco dice: «Da oggi sono disponibili 60 miliardi per interventi immediati». Si scoprirà subito dopo che di immediato non c’è neppure il testo dell’ordinanza, figuriamoci il fondo a cui attingere. Vengono inquisiti i più alti funzionari della Protezione civile e passano al vaglio degli inquirenti gli interventi umanitari dello Stato degli ultimi anni per sospette irregolarità? Bianco dice: «Tranquilli. Barberi andrà a fare un altro mestiere, sarà direttore dell’Agenzia di Protezione civile». C’è qualcuno a cui non sorga il sospetto d’una solenne presa in giro? Secondo voi l’operato della Protezione civile è messo sotto accusa per responsabilità politiche o per la gestione pratica delle emergenze? Fin qui Bianco, tanto per avvertirlo di non volare così in alto da considerare i cittadini che l’ascoltano dei nani o delle formichine operaie.
Veniamo alla Missione Arcobaleno e al tentativo di trarne una prima sommaria morale che è questa: lo Stato non si occupi più di fare solidarietà. Le sue mastodontiche, costose e per niente trasparenti strutture non si facciano carico di interventi umanitari. Non spenda lo Stato i soldi dei cittadini per spesare le sue missioni. Non usi più la leva umanitaria per giustificare e addolcire la leva militare. La Missione Arcobaleno consegna al domani una sola sensata indicazione, l’unica sua saggia decisione che fu quella di affidare i soldi di cinque milioni di italiani a un Commissario straordinario con l’indicazione di usarli con criteri privatistici e nella più stretta collaborazione con chi la solidarietà la fa ogni giorno, le organizzazioni non governative. Così si fa, e qualcuno, anche Barberi, dovrà spiegare perché il volontariato è riuscito ad aiutare 600 mila persone in Kosovo e Albania realizzando 85 progetti di intervento senza pagare tangenti e senza alloggiare all’Hotel Bologna, proprietà di un noto pregiudicato. Qualcuno dovrà spiegare perché le associazioni producono una rendicontazione mensile di tutte le spese sostenute da depositare ai ministeri italiani ed europei e invece perché la Protezione civile non è riuscita in questi anni a produrre un solo rendiconto trasparente di spese e interventi. Qualcuno infine dovrà spiegare perché per far giungere a buon fine i progetti delle ong per un totale di circa 120 miliardi sono bastati solo 800 milioni, e perché invece per produrre interventi per 100 miliardi della Protezione civile sono occorsi circa 40 miliardi. Senza rimpianti e senza rancori, professor Barberi, torni in Università. •

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