Welfare

Missione Arcobaleno: nuove accuse alla Protezione civile

Contestata a esponenti politici e tecnici la costituzione di una finta associazione non profit. Indagati anche Franco Barberi e il diessino Giovanni Lolli

di Gabriella Meroni

Una ventina di inviti a comparire sono stati inviati dalla procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari a gran parte degli indagati nelle indagini sulla missione Arcobaleno, compiuta dalla protezione civile in Kosovo. Il pm inquirente, Michele Emiliano, ha invitato gli indagati a sottoporsi ad interrogatori che cominceranno il 5 ottobre prossimo presso gli uffici della Digos della questura di Bari. A quanto si e’ potuto sapere, nel voluminoso invito a comparire vengono notificati agli indagati tutti i capi d’ imputazione. L’ inchiesta sulla Missione Arcobaleno fa riferimento all’ operazione umanitaria voluta nel ’99 dal governo D’ Alema in Albania per sostenere i kosovari in fuga dalla loro terra bombardata dalla Nato per scacciare le truppe serbe dell’ allora leader serbo Slobodan Milosevic. L’ indagine riguarda presunte irregolarita’ sia nella gestione della missione Arcobaleno sia nelle forniture delle divise dei vigili del fuoco e del personale della Protezione civile attraverso la societa’ ‘no profit’ Cesar che, secondo l’ accusa, avrebbe fatto capo a uomini della Protezione civile. Alla societa’ Cesar aderivano – secondo l’ accusa – diverse aziende che volevano fornire (e alcune ci riuscirono) le divise aggiudicandosi appalti per svariati miliardi di vecchie lire. Nel registro degli indagati sono iscritti, tra gli altri, i nomi dell’ allora sottosegretario della Protezione civile (ed ex direttore dell’Agenzia), Franco Barberi, del deputato Ds Giovanni Lolli, dell’ ex parlamentare Ds Quarto Trabacchini, di diversi funzionari dell’ epoca della Protezione civile, e di alcuni imprenditori. Lolli e Trabacchini – che all’ epoca dei fatti non erano parlamentari – secondo il pm avrebbero rivelato ad alcuni indagati che erano in corso indagini anche attraverso intercettazioni telefoniche. Essi, invece, respingono le accuse e forniscono una diversa ricostruzione dei fatti. A Barberi, invece, l’ accusa contesta i reati di abuso d’ ufficio, concussione, associazione per delinquere e attentato agli organi costituzionali. Per quest’ ultimo reato viene formulata l’ ipotesi meno grave del rischio di turbativa, per aver compiuto presunte pressioni sul governo per ‘manovrare’ le nomine dei cinque componenti della commissione nazionale della Protezione civile. E’ sottoposto a indagini anche l’ ex coordinatore nazionale della Cgil Funzione Pubblica Vigili del fuoco, Fabrizio Cola (indagato anche per attentato agli organi costituzionali) e un dirigente generale dei Vigili del fuoco, Alberto D’ Errico, che fino a poco tempo fa era distaccato alla Protezione civile (sotto inchiesta per corruzione). Secondo le indagini, i disordini che caratterizzarono le prime fasi dell’ indagine sono ormai sullo sfondo di un’ inchiesta che coinvolge aziende e imprenditori di Milano, Pavia, Biella, Lecce e Caserta (indagati per corruzione e turbativa d’asta). A quanto si e’ potuto sapere, gli interrogatori fissati da Emiliano – che secondo notizie non confermate ufficialmente riguarderebbero anche nuove ipotesi di reato – preludono alla notifica dell’ avvio di conclusione delle indagini che scadranno improrogabilmente nel novembre 2002. Sono invece scaduti da circa un anno i termini per indagare sulle posizioni di coloro che furono arrestati il 20 gennaio 2000 (e scarcerati dopo tre mesi): Massimo Simonelli, capo della missione Arcobaleno in Albania, Luciano Tenaglia, responsabile del campo profughi di Valona, Silvia Lucatelli, dipendente della Protezione civile, e il contabile del Villaggio, Alessandro Mobono. KLP


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA