Cultura
Miss oltre il buio
Costume In gara per il titolo di regina della bellezza una contendente diversa
di A. Capannini
«Lo so, lo so. Tutta questa attenzione su di me è dovuta soprattutto al mio problema e non al fatto che hanno scoperto quanto sono brava a cantare. Personalmente preferirei rinunciare sia alla malattia che alla ribalta». Signori, Annalisa Minetti, neoeletta Miss Lombardia e pretendente al trono di Miss Italia. Alta un metro e settancinque per 55 chili, decisamente bella, bionda e con un notevole talento di cantante soul. E, soprattutto, coraggiosa. Annalisa è cieca, per colpa di una rara malattia, la degenerazione maculare, che negli ultimi due anni le ha tolto il mondo davanti. Almeno il mondo come appare. Perché il mondo lei lo vuole vivere comunque, anche a costo di sfilare su una passerella sconosciuta, circondata da buio e macchie di luce, ostentando una sicurezza che non può avere.
Sono duemila nel mondo come lei
«La prima sfilata che ho fatto a Riolo Terme, per le semifinali, è stata orribile. Ero spaventata: non mi hanno fatto provare e a un certo punto mi hanno sparato in faccia una luce che mi ha paralizzato. Meno male che ci saranno sempre Paolo e Gabriele, a darmi le coordinate, e a tranquillizzarmi, tramite l?auricolare». Paolo Barbieri e Gabriele Gaudenzi sono due professionisti (il primo è un ingegnere, il secondo un educatore) che da anni prestano i propri occhi alla Nazionale sciistica dei non vedenti. Secondo loro l?esperienza che sta affrontando Annalisa è importante, «ma non perché è qualcosa da considerare eccezionale – spiega Gabriele Gaudenzi -. È, invece, una cosa nuova che potrà mostrare che le limitazioni che hanno i ciechi non sono dovute al loro handicap, ma ai problemi, concreti o culturali, che sono loro imposti dall?esterno. Con la sua bellezza Annalisa è stata in grado di andare oltre alla sua diversità; così potranno fare altri non vedenti, con la loro intelligenza, abilità e sensibilità». La storia di Annalisa è particolare, condivisa da solo 2 mila persone in tutto il mondo. «Una malattia mai studiata, un virus ereditario che ho fin dalla nascita. A scuola venivo sempre ripresa, perché dicevano che ero svogliata e non seguivo: in realtà non vedevo bene la lavagna e avevo difficoltà a leggere e scrivere. Così mi hanno messo gli occhiali, perché i dottori pensavano che fossi astigmatica: li ho portati fino ai 14 anni, ma erano decisamente inutili. Li uso ancora adesso, quando ?guardo? la televisione, soprattutto per scaramanzia: non vorrei che mi peggiorasse la vista».
Così Annalisa è arrivata ai 18 anni con solo tre decimi per occhio. Una serie infinita di analisi e qualcuno finalmente ha capito: degenerazione maculare, con complicanze di retinite. «Per quello che può servire, dato che non è mai stata studiata una cura. Dopo sei mesi la mia vista è crollata: ora vedo solo ombre e indistinte macchie di colore. E? stata una vera crudeltà, prima ti danno una cosa e poi, di colpo, te la tolgono: pensavo di morire». Annalisa, nell?incubo, ha avuto una fortuna: non lo ha vissuto da sola. Con lei è sempre stato il fidanzato, Roberto, programmatore informatico e sassofonista, ora il suo tramite con le immagini. «Lui è stupendo. Capisce le mie espressioni, sa quando ho bisogno di lui ed è sempre pronto a descrivermi quello che succede. E non è facile stare con me, perché ho una grande rabbia dentro e, spesso, non riesco a trattenermi: quando, per esempio, mi fa urtare contro qualcosa, mi scateno; anche se so che non è giusto». Annalisa abita a Pero, in provincia di Milano, con i genitori e le sue due sorelle (12 e 4 anni) e un fratello (15). «I miei non l?hanno presa tanto bene. Mio papà ha una sorta di rassegnazione; mia mamma, al contrario, non è ancora riuscita a capire cosa è successo: non la biasimo, lei cerca di stimolarmi, però delle volte mi angoscia, perché non capisce che certe cose non posso più farle».
È una malattia curabile
La sua vita corre su binari regolari: sveglia alle 7.30, pulizie di casa – «ma non di fino», specifica simpaticamente -, quindi ai giardinetti con la sorellina; alle due del pomeriggio si mette in moto la donna di spettacolo: palestra per quattro ore, dove modella il suo corpo con l?aerobica e sfoga la sua ?diversità? con il kickboxing. Quindi arriva Roberto e insieme vanno a esibirsi in un qualche locale milanese. «Cantando riesco a guadagnare qualcosa, giusto per pagarmi i vestiti. Sì, sono felice: faccio un sacco di cose e ne ho fatte tante altre. Cosa devo dire? La malattia ce l?ho e me la tengo».
Il diploma di ragioneria e l?avventura senza lieto fine a Sanremo Giovani. Ora la grande ribalta di Miss Italia. «Sì, è bello, bellissimo. Ma io certo non potrò mai fare la modella o l?indossatrice. Mi interessa solo che i giornali parlino di me, del mio problema. Mi ha intervistato Minà in televisione e sto aspettando che mi contattino per il Maurizio Costanzo Show. Io voglio tornare a vederci, perché la malattia non è irreversibile: spero, tramite i media, di sensibilizzare la gente, trovare magari un?associazione che segua il mio caso, qualcuno che metta dei fondi a disposizione per la ricerca sulla degenerazione maculare. Grazie anche a ?Vita? posso lanciare il mio appello».
Per il futuro, un corso di formazione
Ecco dunque la storia della bella Annalisa dagli occhi verdi. Occhi strani, traditori; occhi che non vedono, ma che hanno la capacità di accarezzare gli oggetti su cui si posano, forse trascinati dalla memoria. «Certo, quando parlo guardo le persone in faccia: è così che si fa, me lo ricordo bene». Perché Annalisa c?è, come si suol dire; non ha perso la testa. «A settembre, vada come vada a Salsomaggiore, inizio un corso di formazione organizzato dalla Uic; entro due anni dovrei prendere il diploma di specializzazione per fare la centralinista. Così guadagnerò abbastanza da mantenermi e continuare a fare il mio lavoro: la cantante».
L’opinione
Due anime Italiane
L?italiano, in genere, è una persona con due anime. Aperto per natura alle contraddizioni. Da una parte, infatti, sostiene spontaneamente gli immigrati attraverso assistenza e protezione. Dall’altra è invece pronto, appena succede qualcosa di spiacevole, a rinnegare il suo comportamento. Magari cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica per ottenere il loro allontanamento. È un popolo come tutti gli altri. Ognuno cerca di difendere il suo piccolo posticino al sole, lottando contro la propria indole, fondamentalmente buona. Ma cercando, in pubblico, di non essere giudicato razzista o intollerante nei confronti delle persone con qualche diversità.
Credo che il concorso di Miss Italia sia un po’ lo specchio di questa predisposizione nazionale. L’anno scorso ricordo che ci furono molte critiche sull’elezione di Denny Mendez, una ragazza di colore. Ma quello che è certo è che nel momento della scelta, in una manifestazione pubblica, con tanti occhi puntati addosso, nella testa della giuria è prevalso probabilmente un sentimento di bontà e di tolleranza. L’anima buona su quella “cattiva”. Per questo non è detto che Annalisa Minetti, la ragazza non vedente che partecipa quest’anno, non riesca a vincere. Io lo spero. Ma lo stesso, identico augurio lo faccio alle altre concorrenti.
di Suor Paola
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