Non profit

Misericordie in Vaticano nel ricordo di Raciti

Ratzinger elogia i 750 anni di storia dei fratelli, chiamati a essere sempre più educatori. Come il poliziotto caduto, donatore Fratres

di Giuseppe Frangi

Grandi numeri sotto le volte dell?aula Paolo VI in Vaticano la mattina del 10 febbraio. I presenti erano settemila, ma in rappresentanza dei 900mila soci delle Misericordie e dei donatori di sangue Fratres. Insieme a loro, moralmente c?erano tutti i protagonisti di una lunga storia di solidarietà, iniziata nel lontano 1244 a Firenze, quando non era ancora nato Dante, che qualche decennio dopo avrebbe scritto un motto di questa epopea: «Misericordia è madre di beneficio».

La cosa ha colpito anche Benedetto XVI, che ha voluto sottolineare che si tratta della «più antica forma di volontariato organizzato al mondo». Sorta per iniziativa di quel Pietro martire nato a Verona il quale «radunò alcuni cittadini, di ogni età e ceto sociale, desiderosi di ?onorare Dio con opere di misericordia verso il prossimo?, nel più assoluto anonimato e in totale gratuità». C?è quasi un vademecum per l?azione in queste parole del Papa. Poi ha elogiato due fattori dell?esperienza delle Misericordie: il fatto di essere una «presenza viva e vivace, molto realistica, delle radici cristiane»; e quello di fornire una chance ai giovani, che «nell?esperienza del volontariato possono trovare ?una scuola di vita?».

Al presidente della Misericordie, Gianfranco Gambelli, da oltre 50 anni iscritto all?associazione, non è sfuggita la ratio delle parole del Papa. E a Vita riassume così il compito prossimo: «Dobbiamo avviare una formazione spirituale dei giovani. Coltivare le radici cristiane non significa tralasciare la formazione tecnica, ma arricchirla di significato». Quindi custodire il know how, ma spingere di più sulla motivazione.

Perché l?uomo di oggi «ha bisogno di proposte positive come queste». In sintesi, si deve avere il coraggio di «essere educatori». Forse avrebbe voluto esserci anche lui, Filippo Raciti. L?ispettore di polizia ucciso a Catania era infatti un donatore di sangue della Fratres. La moglie ai funerali lo ha ricordato come grande «educatore nella vita». Anche lui frutto di questa storia che ha stupito il Papa tedesco.

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