Volontariato

Misericordie, crisi in riva all’Arno

L'addio La storica confraternita di Firenze lascia la Confederazione

di Redazione

Una lettera datata 10 gennaio ha spaccato le Misericordie in due. Da una parte, la Confederazione nazionale del presidente Gabriele Brunini, dall’altra la Misericordia di Firenze del provveditore Andrea Ceccherini. «Tale decisione, seppur sofferta», scrive Ceccherini, «stava comunque maturando da tempo». Delle oltre 700 confraternite diffuse in Italia, quella di Firenze è la più grande, la più antica e la più ricca. Conta 13mila associati su un totale di 670mila iscritti, e in città gestisce un centinaio di mezzi, quattro ambulatori, una casa di riposo per non autosufficienti, due case di accoglienza per disabili per un totale di 120 posti e 180 dipendenti.
I rapporti fra i dirigenti di piazza Duomo e quelli del nazionale sono storicamente difficili. «Ci sono questioni che vengono da lontano e non sono mai state risolte», conferma a Vita Ceccherini. Che aggiunge: «Sia chiaro, a noi non interessano né soldi, né poltrone». Probabilmente però non è passato inosservato che Brunini, a differenza del suo predecessore Gianfranco Gambelli, non abbia incluso alcun rappresentante fiorentino all’interno del consiglio nazionale. «Niente di personale, ma non ci si può limitare ad operazioni di facciata». Il tema cruciale è dunque quello della rappresentanza. Il sistema “una confraternita, un voto” sta stretto al colosso fiorentino. «I piccoli vanno salvaguardati, ma occorre un nuovo statuto con nuovi equilibri».
Da parte sua Gabriele Brunini getta acqua sul fuoco: «Sono disponibile ad ogni confronto che riconosca l’autorevolezza storica di Firenze. Le porte sono sempre aperte». Per ricucire lo strappo, intanto, si stanno spendendo anche l’arcivescovo Ennio Antonelli e l’assessore regionale alle Politiche sociali, Gianni Salvadori. «Ci auguriamo che la mediazione abbia un esito positivo, ma non credo che ciò possa avvenire prima di sei mesi», conclude Ceccherini.


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