Economia

Miracolo italiano in terra di Guinea

Il governo italiano ha rinunciato ai crediti. La Guinea verserà il 10% delle scadenze che non deve più pagare in un fondo gestito dalla società civile.

di Emanuela Citterio

Diciassette milioni di euro raccolti, soprattutto durante il giubileo, “ma c?è chi continua a mandare qualcosa”. Soprattutto “una sfida ambiziosa che è riuscita per la prima volta a raccogliere in uno sforzo comune diverse anime della società civile italiana”. Riccardo Moro, direttore della Fondazione Giustizia e solidarietà della Cei definisce così la campagna di riduzione del debito dei Paesi poveri lanciata nel 2000 dalla Chiesa italiana. La proposta era quella di ?riconvertire? in progetti di sviluppo il debito di due fra i Paesi più poveri dell?Africa: lo Zambia e la Guinea Conakry.
Il professor Moro, economista che ha seguito fin dall?inizio tutti i dettagli tecnici della ?remissione?, è di ritorno dalla Guinea, dove finalmente stanno cominciando ad arrivare i primi fondi raccolti dalla campagna. Insieme a quelli del governo guineano serviranno per la realizzazione di progetti di riduzione della povertà.
Vita: Professore, come è avvenuta la cancellazione del debito in Guinea?
Riccardo Moro: Nell?ottobre 2001 è stato firmato un primo accordo in cui il governo italiano si è impegnato a cancellare il debito. Lo scorso aprile c?è stato un secondo accordo, che ha coinvolto come terzo soggetto la Fondazione Giustizia e solidarietà, il cui scopo è la costituzione di un fondo di contropartita. Il governo guineano si è impegnato a versare su questo fondo il 10% delle scadenze cancellate dal governo italiano. Si tratta di un milione e mezzo di euro, ai quali la fondazione aggiungerà 6 milioni di euro raccolti in Italia.
Vita: Sono passati tre anni dall?inizio della campagna per la cancellazione del debito?
Moro: Parliamoci chiaro: dopo il Giubileo la volontà politica è diminuita. Ce lo dimostrano i tempi della burocrazia. Gli uffici non sono stati spinti o non sono stati messi nelle condizioni di operare con maggiore sollecitudine. Peraltro va detto che è la prima volta che la legge sul debito viene applicata con la partecipazione diretta di un soggetto della società civile italiana. Non esistono precedenti, quindi è stato necessario creare strumenti giuridici adatti garantendo efficacia, trasparenza e affidabilità.
Vita: Fin dall?inizio, l?obiettivo della campagna era quello di trasformare il debito in opportunità di sviluppo. Come sarà possibile?
Moro: La proposta iniziale della campagna era quella provocatoria di ?acquistare? il valore reale del debito che Guinea e Zambia avevano con l?Italia (circa il 10% del valore nominale, ndr). Questa provocazione, unita alla mobilitazione della società civile italiana nell?anno 2000, ha avuto come primo risultato la legge italiana sul debito. Che ci ha permesso di non ?pagare? il debito ma di utilizzare i fondi raccolti per progetti di sviluppo nei due Paesi africani. Il meccanismo che abbiamo messo a punto prevede un ?fondo di contropartita?, composto da tre ingranaggi: un ufficio tecnico, un comitato di gestione e un comitato di sorveglianza. Il 7 luglio in Guinea ci sarà la prima riunione del Comitato di gestione, che assegnerà i primi fondi. Seduti a questo tavolo ci saranno un rappresentante del governo guineano e quattro esponenti della società civile: tre guineani e un italiano. Abbiamo fortemente voluto che fosse il Paese africano, e in particolare la società civile, a essere protagonista delle soluzioni e dei progetti da attuare. I componenti del Comitato di gestione, che è il vero amministratore del fondo, sono un rappresentante della Caritas locale, una donna musulmana esperta di Piani di riduzione della povertà, e un guineano della Comunità di Sant?Egidio, che nel Paese africano opera tra le fasce più deboli della popolazione.
Vita: Chi beneficerà dei fondi raccolti?
Moro: I fondi italiani destinati alla Guinea saranno versati i tre tranche annuali di 2 milioni di euro l?una, e andranno a finanziare i progetti esaminati dall?Ufficio tecnico del Fondo. Abbiamo concentrato l?intervento in tre aree del Paese e in tre settori: sanitario, educativo e agricolo. Il fondo non finanzierà né mega né micro progetti, ma realtà che possono innescare sviluppo e produzione di reddito. I destinatari sono soprattutto piccoli gruppi informali, individuati insieme alla società civile guineana.
Vita: Professore, un commento: cancellare il debito fa star meglio davvero qualcuno?
Moro: Non c?è un rapporto di causa-effetto. Mi spiego: la cancellazione del debito da sola non basta. Se non è sostenuta da interventi, anche di tipo finanziario, per la riduzione della povertà, rischia di essere solo un procedimento contabile. I Paesi del Nord del mondo hanno fatto un primo passo, apprezzabile. Ma per renderlo efficace nella realtà occorre la cooperazione nei Piani di riduzione della povertà, che in diversi Paesi del Sud la società civile ha già pronti da anni.

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