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Mirabello, verso lo strappo

Berlusconi pronto allo scontro con Fini, ma niente elezioni subito

di Franco Bomprezzi

La settimana politica si chiude fra l’eco delle frasi quasi picconatorie di Napolitano e l’attesa inquieta del discorso di Gianfranco Fini alla convention dei suoi, a Mirabello, nella sua terra emiliana. Un altro dei tanti passaggi di una stagione vissuta sull’orlo di una crisi di nervi, all’interno del Pdl, mentre Berlusconi frena sul voto anticipato, temendo astensionismo (nel centrodestra) alle stelle.

 

Nella prima del CORRIERE DELLA SERA la politica entra di taglio, quasi in sordina, con un titoletto centrale dedicato ad Alfano, che porta al Quirinale le ipotesi di modifica al testo di legge per il processo breve, e solo sotto la consueta vignetta di Giannelli (dedicata alla Cassaforte Italia, tenuta aperta da Tremonti, nella quale si trova “il federalismo”, come controlla soddisfatto Bossi, in versione ormai fissa di cagnolino), c’è un fondino in colore: “Berlusconi: niente voto, crescerebbe l’astensione”. Ma allo scontro nel Pdl il quotidiano di via Solferino dedica due pagine, 8 e 9. Si comincia appunto con i sondaggi del premier. Sotto un titolo forte: “Il premier va alla sfida: con noi o fuori” il pezzo di Marco Galluzzo riporta tra virgolette il pensiero di Berlusconi rispetto a eventuali elezioni anticipate: “In base ai nostri calcoli l’astensionismo aumenterebbe del 7-8% rispetto a due anni fa, e sarebbe un aumento a nostro danno, molti dei nostri non andrebbero a votare delusi dal fatto che ci hanno dato una maggioranza larghissima appena due anni fa e noi l’abbiamo buttata via”. Il leader della Lega conferma: “Bossi: non si voterà. Il federalismo è in cassaforte”. Nella pagina di destra invece focus su Fini, alla vigilia dell’atteso discorso alla convention di Mirabello, dove sono riuniti i suoi di “Futuro e libertà per l’Italia”. Annuncerà o no la nascita di un nuovo partito? E’ questa la domanda che agita il Pdl e anche l’opposizione in queste ore. Secondo Monica Guerzoni andrà così: “Quanto al partito, chi ci ha parlato è convinto che Fini non ne annuncerà la nascita. Ma parlerà della nuova formazione in maniera chiara, delineandone ideali, valori e contenuti politici, persino indicando tempi e modi”. Ma il pezzo più gustoso è sicuramente quello di Fabrizio Roncone, mezza pagina per raccontare i retroscena di Mirabello: “«Servizio d’ordine antri-squadristi». Ma Fini dice no” è il titolo. Occhiello singolare: “I finiani e l’allarme pullman «nemici»: offriremo tortelli. L’organizzatore Lodi: paura? No di certo, io difendevo Almirante”. E infatti parlano gli organizzatori della festa. Previsioni sui guastafeste, dalla Brambilla a Storace, e la risposta emiliana a base di tortelli: “I tortelloni in questione pare che siano una vera squisitezza. Li prepara, a mano, e con gli ingredienti dosati come vuole la regola, la mamma novantenne di Vittorio Lodi, ex grande amico di Daniela Marani, madre di Fini, che proprio qui nacque e studiò”. Tortelli a parte, da notare la conclusione del pezzo di colore: “Scrive Flavia Perina, direttore del Secolo d’Italia, su Post, il giornale online diretto da Luca Sofri: «I berlusconiani sono più fascisti di noi»”.

LA REPUBBLICA a pagina 6 parla di «nuova discesa in campo di Gianfranco». Emanuela Lauria scrive: «Il chiarimento sarà “definitivo”. Gianfranco Fini a Mirabello non lascerà incertezze sul suo futuro. Non annuncerà formalmente la nascita del nuovo partito ma farà capire chiaramente che “quella è la strada”». Secondo il quotidiano nel discorso del presidente della Camera «Non mancheranno le “punzecchiature” a Berlusconi sul conflitto d’interessi con implicito riferimento alle campagne dei giornali di famiglia sulla dinasty dei Tulliani e la casa di Montecarlo. Non mancherà neppure un cenno al processo breve». Insomma «non sarà quel discorso soft, “che non aggiungerà nulla di nuovo”, immaginato da Silvio Berlusconi». Il punto cruciale del discorso sarà «il progetto della nuova destra e l’inizio del viaggio verso il nuovo soggetto politico», la meta potrebbe essere la convention nazionale di Generazione Italia a Perugia il 6 e il 7 novembre. La strategia di Fini «non trascura il nodo delle alleanze», è confermata infatti la sua presenza «solo per un saluto» a Labro, alla festa dell’Api di Rutelli. I centristi sono «confortati da un sondaggio i Ipr-Marketing che accredita del 20-22 per cento un terzo polo formato da Udc, Api, finiani e Montezemolo», mentre la Lega «rosicchierebbe i consensi del Cavaliere». A pagina 7 invece si riferisce dello scontro che continua sugli «”squadristi” anti-Fini», che sarebbero stati assoldati dal ministro Brambilla per fischiare il presidente della Camera a Mirabello. La replica della direttrice de Il Secolo Flavia Perina è stata ironica: «Siete più fascisti di noi» è il titolo che era stato dato al suo intervento di ieri apparso su Il Post di Luca Sofri. Nel frattempo Berlusconi prepara una controstrategia, ieri a Palazzo Grazioli ha riunito un «consiglio di guerra per decidere le prossime mosse. Ed è prevalsa la linea dura». Il premier ha deciso di «alzare tutti i ponti levatoi. “Basta con le colombe, con Fini non ha più senso trattare”»

Fra quelli che non si aspettano nulla dalla riunione di domenica a Mirabello, Gavino Sanna, il guru della comunicazione. Invitato dal GIORNALE, Sanna tratteggia un ritratto di Fini. «Ha avuto buon gioco dalle circostanze come il parlamento chiuso, gli italiani in vacanza ecc. Tacendo non ha commesso errori. Potrebbe anche scegliere di continuare su questa linea». Inoltre: «La scelta del silenzio è comunicazione. Nel suo caso è davvero assordante, è una comunicazione che fa più chiasso perché continua a suscitare dubbi, interrogativi. Un silenzio a cui lui si è aggrappato per non commettere passi falsi. Un silenzio che fa discutere  perché induce la gente a domandarsi come andrà a finire». E come andrà a finire? «Fini tirerà avanti il più possibile con il suo non dire. Persino sulla scelta di fare o non fare un nuovo partito potrebbe non essere esplicito con i suoi a Mirabello». Incalzato su questo tira e molla Sanna considera: «I primi a rompersi le palle saranno gli italiani. Si comporta come Walter Chiari quando si infilava  in quelle sue interminabili storielle che tenevano lo spettatore incollato per minuti in attesa della battuta conclusiva». Infine. «Fini è un po’ come una ballerina  che intrattiene il pubblico con grandi giuri di valzer. Il pubblico sta lì nella speranza di vedere prima o poi le tette. E le tette di Fini sono il partito che farà o non farà». E la battuta finale. «Fini getterà la maschera, ma resterà senza cravatta».

Su IL MANIFESTO In prima pagina è Vauro che si occupa del “caso Fini” con una vignetta che ritrae Berlusconi sotto il titolo «Pullman anti-Fini» e nella nuvoletta dice «Prenoto un posto sul predellino!». L’analisi è a pagina 4 dal titolo «Berlusconi alza il tiro “O con me o contro di me”» Micaela Bongi scrive «(…) Ma la guerra degli stracci – le campagne dei giornali di famiglia, i dossier, i pullman di berlusconiani spediti a contestare il presidente della camera, insistono i finiani tirando fuori le “prove”, che inchioderebbero gli “squadristi”, quelli che stavolta davvero “siamo alle comiche finali” – lo scontro ormai debordante, insomma, resta anche una guerra di nervi». E nell’analisi si osserva che «Le truppe sono più che schierate. E appunto per Berlusconi aspettare Mirabello non ha più molto senso. Quel che è accaduto finora basta e avanza, in effetti. Resettare tutto, come ancora nei giorni scorsi chiedevano gli animatori di Futuro e libertà, è impossibile (…)». Nella stessa pagina dedicata alla politica nazionale trova posto anche un articolo sull’attacco di Bersani «Con il berlusconismo la politica è una fogna» e la reazione del Pdl, in particolare c’è un Bondi «deluso: non c’è più la sinistra di una volta».

Su IL SOLE 24 ORE nulla (o quasi) su Mirabello, ma una doppia pagina sulle reazioni politiche alle dichiarazioni di Pierluigi Bersani, segretario PD («Con il berlusconismo la politica diventa fogna»), e Massimo D’Alema a tutto campo dalla festa del PD di Torino. Un attacco globale a Berlusconi e ai suoi, infatti, viene da D’Alema, perché il governo, nella realtà, «ha ottenuto risultati estremamente negativi, con un bilancio disastroso al di là di ogni aspettativa». Il premier? «Meriterebbe il licenziamento immediato, ma la politica oggi vive di immagine e di realtà virtuale…». Mentre, dall’altro, il quotidiano diretto Gianni Riotta ripercorre e ricostruisce insulti e reazioni all’ennesimo uno-due tra governo e opposizione. Non manca, poi, una breve di taglio medio a pagina 14 dove si racconta delle prove di terzo polo tra Casini e Rutelli, così come la spalla sul processo dei probiviri nel PDL per l’espulsione o no dei finiani. Silvio Berlusconi da Mirabello non si aspetta niente. È convinto che Gianfranco Fini farà un discorso duro, ma nulla di più. Non ci sarà «lo strappo», la nascita del nuovo partito, piuttosto tornerà a sostenere che «sono io a cacciarlo». Insomma, in termini pragmatici, «non cambierà niente», è il ragionamento del premier. L’obiettivo di Fini – è certo il Cavaliere – è «puntare a logorarmi». Proprio per questo ieri ha deciso che continuare a inviare messaggi di «disponibilità», lasciare aperta l’ipotesi di una «trattativa» che per altro «non esiste», sia più controproducente che utile, visto anche il pathos che si stava creando sull’intervento dell’ex leader di An.

“Fini vuole riacchiappare i cattolici“. ITALIA OGGI prova ad anticipare quello che domenica dirà Fini e soprattutto quali sono i destinatari del suo discorso. Il Giornale dei professionisti ritiene che Fini punta dritto al consenso dei cattolici e l’imprenditoria del nord. «Il discorso di domenica di Fini dovrebbe appunto lanciare l’amo per agganciare Chiesa e Nord in un colpo solo, per non lasciare i primi alla caccia esclusiva dei centristi e i secondi nelle mire dei leghisti».  Ironia e clima da attesa del Messia è il taglio scelto per il pezzo  “Fli a Mirabello gioca con probiviri”. «Hanno quasi le lacrime agli occhi per la gioia Enrico Brandini e Vittorio Lodi, i due organizzatori della festa Tricolore. Una festa così non s’era mai vista. Parlano di 10 mila persone in arrivo, di una valanga di giornalisti, e telecamere, degli stand con gadget rinforzati per resistere al previsto assalto. Gianfranco Fini come Lady Gaga….» La seconda parte dell’articolo è invece dedicata all’entusiasmo dei finiani per la provocazione di Giorgio Conte, il vice presidente alla Camera del neo-gruppo Fli, di deferire Tremonti ai probiviri del Pdl. Nell’’analisi di ITALIA OGGI, c’è anche uno spazio per la Lega. Nel pezzo ”Bossi fa il mediatore:meglio i vecchi An che i nuovi diccì” Cesare Maffi spiega perché la Lega cerca di spegnere le tensione tra Fini e il Cavaliere e lasciare nell’angolo Casini «Se non altro, mentre (La Lega) giudica tutti gli aderenti all’Udc altrettanto vecchi diccì, capaci di trasformismo, pugnalate, risse a avidi di potere a ogni costo, considera gli ex aennini personaggi per decenni tagliati fuori del Palazzo, né più né meno che gli stesso leghisti».

Sulla prima pagina di AVVENIRE solo un piccolo richiamo per Bersani che attacca “Col berlusconismo politica alla fogna”. Alle vicende politiche e alla resa dei conti Berlusconi-Fini è dedicata invece tutta la pagina 10, con Roberta D’Angelo scrive:  «Volano parole grosse. Il Pd si prepara alla campagna d’autunno, e se con l’alleato Di Pietro l’attrito resta forte, i democratici cercano di trasformare la sponda dell’Udc in qualcosa di più solido». In caso di elezioni anticipate D’Alema afferma che «Casini potrebbe essere un alleato» e che Fini «resta un interlocutore». Intanto cresce l’attesa per l’intervento di Fini alla Festa Tricolore di Mirabello, su cui pesa l’incognita contestazione. Gli organizzatori però dicono di non temere le proteste  e il coordinatore del Pdl per l’Emilia Romagna Filippo Berselli ha garantito che «nessuno ha organizzato presenze a Mirabello per contestare Fini, credo che non ci saranno fischi perché chi non è d’accordo con il presidente della Camera starà a casa». “Linea dura del premier: chi non è con noi è fuori” si intitola invece l’articolo di Eugenio Fatigante secondo cui «non è più tempo di mediazioni o d’ipotesi di tregua. E la possibilità concreta di riallacciare il dialogo è ridotta al lumicino, se non tramontata del tutto…. Il premier pensa che domenica Fini “non strapperà”, che punterà a non rompere ma a logorare. E che. Alla ripresa dei lavori parlamentari, la maggioranza avrà lo stesso i numeri per portare avanti l’azione di governo».

LA STAMPA dedica due pagine alla situazione tra Berlusconi e Fini denominata lo scontro infinito. Il primo pezzo è di Ugo Magri. Il titolo “Premier rassegnato, più vicino lo strappo definitivo con Fini”. «Il Cavaliere mette l’elmo. Dal discorso di Fini non si attende nulla di buono. E mentre l’ora della decisioni irrevocabili si avvicina, nel giro berlusconiano dilaga il pessimismo. Esponenti Pdl di primo piano sono certi che il 5 settembre 2010 passerà agli annali come data della scissione. Magari il nuovo partito nascerà a novembre, ma la rottura psicologica si consumerà domenica. Per ciò che Fini dirà dal palco di Mirabello, e soprattutto per come reagirà la sua gente», scrive Magri, aggiungendo che «Bisogna immaginare la scena vista con gli occhi del premier, dal salotto di Arcore. E come la prenderà Silvio quando il suo nome, gettato in pasto alla folla, verrà annegato dai fischi, dagli ululati, dalle risate. Fini nella sostanza non concederà un’unghia, terrà alte le sue bandiere, sul processo breve rifiuterà ogni aiuto. A quel punto basta, trattativa addio». Fabio Martini invece firma “Gianfranco torna a casa per ritrovare il suo popolo”, «Mirabello, paesino dal nome panoramico, è rimasto anche l’ultimo luogo dell’anima per la destra italiana. Per trenta anni in questo piccolo centro nell’entroterra Ferrarese, intere generazioni di camerati sono venute a far festa, a prendere ordini, a cullare nostalgie. Qui, si sentiva a casa sua Giorgio Almirante, il più carismatico dei duci missini, che quando si sentì mancare le forze, volle venire alla festa del 1987: senza alzarsi, restando seduto, con la mano destra tremante, designò come suo delfino uno spilungone di 35 anni, l’emiliano Gianfranco Fini». Ma non solo, Martini sottolinea anche che  «qui, più di tutti, si è sempre sentito a suo agio Gianfranco Fini. Perché Mirabello è casa sua, qui ci sono le sue radici. In questo paesino, ottantacinque anni, fa era nata sua mamma, Danila Mariani. Diventata grande, la Danila si era sposata con Sergio Fini ed è proprio con la nascita del loro primo figlio, il 3 gennaio del 1952, i due compiono una scelta simbolica. I genitori decidono di chiamare quel bimbo in fasce Gianfranco, in ricordo di un giovanissimo parente, sette anni prima inghiottito senza un perché nelle vendette partigiane del triangolo rosso». A pagina 5 un retroscena a cura di Francesco Grignetti “E Alfano sale al Colle”. «Si sono incontrati al Quirinale, il Capo dello Stato e il ministro della Giustizia Angelino Alfano. E già questo colloquio è una notizia da registrare e segnala un piccolo disgelo tra Quirinale e palazzo Chigi, considerando che l’ultima volta che il ministro aveva chiesto udienza aveva trovato ad accoglierlo il segretario generale della Presidenza e non Napolitano». Dall’incontro è trapelato che «la linea del Quirinale è sempre la stessa: non intervenire sul dettaglio delle leggi in preparazione, la valutazione del Presidente può arrivare soltanto al termine dell’iter legislativo» e che «ancora una volta s’è intuita l’irritazione di Napolitano per i tentativi di trascinarlo nell’agone politico e di scaricare sul Quirinale le tensioni pazzesche dei partiti. E perciò, da quanto si sa, il Presidente ha colto l’occasione del colloquio con Alfano per un largo excursus sulle vicende che riguardano la politica giudiziaria in Italia e per ribadire, documenti alla mano, puntigliosamente, la “assoluta linearità” delle sue prese di posizione in materia».

Una curiosità invece sul sito de La Stampa che sottolinea come «nel pieno della festa Tricolore di Mirabello il “Secolo d’Italia”, quotidiano vicino al presidente della Camera Gianfranco Fini, scopre tra le icone libertarie il nuovo re del pop Mika. “Noi libertari”, scrive Daniele Priori nella rubrica settimanale, “non siamo fighetti. Noi siamo liberi. E allora invitiamo pure Mika nella nostra bottega delle idee. Anzi: ripartiamo dalla sua musica. Fuori dalla portata dei pedanti parrucconi della cultura ufficiale, quanto dalle veline prese a osannare il disimpegno frivolo di Lady Gaga. Nell’ultimo singolo Kick ass, Mika dice a chiare note: Siamo giovani, siamo forti. Non stiamo cercando il nostro posto nel mondo”».

E inoltre sui giornali di oggi:

SCUOLA

IL MANIFESTO – Discorso della Gelmini e proteste dei precari, sono questi i temi clou che animano la prima pagina de IL MANIFESTO. «Maltagliati» è questo il titolo scelto per la prima a corredo della foto d’apertura che ritrae un momento della protesta dei precari a Milano. Sempre in prima Alba Sasso scrive «La scuola nemica» che esordisce scrivendo «L’errore più grande è non prendere sul serio la ministra Gelmini. (…) La Gelmini non è quella delle mille immaginette portate in processione nei cortei, né la giovane laureata costretta a riparare in Calabria per conseguire la sospirata abilitazione. È quella che si vanta di aver impostato una “riforma epocale” della scuola, rivendicando con una certa sfrontatezza la coerenza della sua azione attuale con quelle dei suoi predecessori (…)» E prosegue «(…) Il nemico è la scuola pubblica, il suo compito di fornire sapere e conoscenza per “non uno di meno”. Il nemico è la scuola che costruire uguaglianza e futuro. Il nemico è la fabbrica di cultura che ancora resiste, sopravvive nella riserva indiana della scuola, tiene vivo quello che è stato il suo ruolo negli ultimi 60 anni, fra mille contraddizioni: formare i cittadini della Repubblica. L’obiettivo è esattamente questo, smantellare la sua funzione storica (…)» e conclude: «(…) La scuola sopravviverà alla Gelmini. Fra qualche tempo nessuno si ricorderà della sua “riforma epocale”. Ma nell’attesa le vite di tante persone potrebbero spezzarsi ancora, sotto la sua azione sciagurata». 

ISRAELE- PALESTINA

IL GIORNALE – “Tutti gli uomini di una pace impossibile”. Via ai colloqui a Washington fra Netanyahau  e Abu Mazen davanti a Obama. Al tavolo anche l’egiziano Mubarak il re giordano Abdullah. L’intesa è difficile, ma ora c’è ottimismo: fra due settimane un nuovo incontro in Medio Oriente”. È il titolo che apre la pagina esteri dedicata alle trattative per l’accordo Israele-Palestina. Il pezzo di Rolla Scolari è arricchito da sette schede che riassumono lo scenario e da un’infografica sui 5 nodi da risolvere.

PAKISTAN

AVVENIRE – Al disastro dell’alluvione si aggiungono le persecuzioni in Pakistan, dove “orrore nell’orrore” sono stati fatti allagare altri 4 villaggi. Su AVVENIRE tutta la pagina 4 è dedicata a questa emergenza umanitaria. Secondo l’Unicef a complicare il dramma “presto arriverà il colera”.

DIRITTI UMANI

IL SOLE 24 ORE – “La misoginia non è imposta dal Corano”. Karima Moual ci offre un pastone di notizie dal mondo islamico. La poetessa Atia Gaheez, iraniana, che lotta contro la segregazione e il sociologo tunisino Bouhdiba, in libreria con il suo nuovo “La sexualité en Islam”. Pagina 14

AVVENIRE – “L’Italia in piazza per salvare Sakineh”: così AVVENIRE ricorda a pagina 15 il dramma della donna iraniana condannata alla lapidazione. Alla mobilitazione davanti all’ambasciata iraniana ieri hanno partecipato decine di persone, mentre sulla facciata di palazzo Chigi è stata srotolata una gigantografia della donna. Per il 7 settembre a Strasburgo le parlamentari Ue hanno organizzato una fiaccolata.

CULTURA

LA REPUBBLICA – Dedica due pagine alla pubblicazione di un inedito di David Foster Wallace: la sua tesi di laurea in filosofia. Il saggio dello scrittore morto suicida il 12 settembre 2008  ha per tema «il fatalismo». Il quotidiano ne pubblica un brano: «Un fatalista è una persona che non può fare nulla riguardo al proprio futuro. Crede che non dipenda da lui quello che avverrà l’anno prossimo, domani, o addirittura fra un momento», scriveva l’autore di Infinite Jest. Atteggiamenti che «sembrerebbero inoffensivi, ma ci impongono una strana ed infelice dottrina metafisica che usa violenza su alcune delle nostre più fondamentali intuizioni sulla libertà umana».

DON VERZE’

CORRIERE DELLA SERA – “Ecco che farei se fossi papa”: interessante anticipazione, una intera pagina, di una lunga parte di un articolo del fondatore del San Raffaele, che apparirà sulla sua rivista “Kos”. A parte l’idea bizzarra, notevole l’arguzia e la provocazione del pensiero. Un esempio su tutti: “E il Vaticano? – scrive don Verzè – Ne farei un oracolo di Delfi per ogni sapere. Per qualche tempo l’ho frequentato: puzza di Sodoma e di arroganza! Sostituirei le tonache paonazze con professionisti laici e sposati. Una pulizia la farei anche in certe Curie di certe diocesi. Del Vaticano farei una cittadina del sapere universale…”. Sì alla comunione ai divorziati, andrebbe a vivere in Africa… ma: “Chi mi legge, il resto se lo immagini, ma non ci speri, perché papa non lo sarò mai”.

LAVORO

IL MANIFESTO – A pagina 6 si parla del rapporto di Human Rights Watch che denuncia come multinazionale del calibro di Bosch e Tesco in America neghino i diritti «Big europei più cattivi». Si legge «Alcune società europee avrebbero violato i diritti internazionali dei lavoratori nei loro stabilimenti negli Stati Uniti. (…) Come prova delle violazioni Hrw pubblica interviste, documenti, sentenze di tribunale, scambi di lettere con il management delle aziende coinvolte», si parla di minacce subite e del sostegno per esempio della Bosch Doboy ai crumiri (strikebreakers). Osserva Hrw che «le multinazionali europee quando operano oltreoceano – dove la legge protegge meno i lavoratori – si sentano in dovere di non tenerne conto. Oltre alla Bosch, Hrw prende di mira Deutsche Telekom (che possiede T Mobile Usa) e la Deutesche Post e la Siemens, poi ci sono le francesi Saint Gobain, Sodexo e l’inglese Tesco, la norvegese Kongsberg Automotive e la Gamma holding & National Wire Fabric olandese.

GREEN ECONOMY

IL SOLE 24 ORE – “L’energia verde fa crescere Imola”.  A dispetto del titolo, il successo della Elettronica Santerno a Imola è il segno di una crescita senza sosta del comparto green. In questo caso specifico l’azienda assume al ritmo di 10 dipendenti al mese, apre nuovi stabilimenti (rigorosamente in affitto per non distogliere risorse al bersaglio primo che resta la ricerca e l’innovazione) e progetta un futuro in forte crescita grazie alla forza della green economy. Pagina 21.

MONDADORI

LA REPUBBLICA – Intervento di Vito Mancuso: «Cari amici di Mondadori preferisco la giustizia», è il titolo in prima pagina. Il teologo ritorna sul dibattito aperto dal suo intervento sullo «scandalo ad aziendam» e ribadisce tutte le sue critiche sull’azienda di Segrate. «L’autore ha il dovere di vagliare la correttezza etica della sua casa editrice», scrive Mancuso, il conflitto d’interessi esiste ed è «la madre di tutti i problemi» e «per quanto mi riguarda poter esprimere liberamente il mio pensiero coincide  con la possibilità di “combattere la buona battaglia”, per usare l’espressione di San Paolo». Conclude Mancuso: «Quando avrò concluso il volume per il quale ho in contratto in essere con la Mondadori tirerò le logiche conseguenze di tutto questo ragionamento».

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