Famiglia

Minori:a Milano più soli e rissossi

Il Terzo Settore provinciale di Milano lancia l'allarme

di Carmen Morrone

I bambini di Milano vivono in condizioni di grave disagio: piu’ rissosi, piu’ soli, meno in grado di relazionarsi, vittime di una citta’ che corre e si evolve dimenticandosi di loro. Il Terzo Settore provinciale di Milano, che raggruppa associazioni e gruppi di volontariato, su preoccupazioni e proposte intorno al mondo giovanile, ha promosso oggi un incontro pubblico. ”Il problema principale – ha spiegato don Gino Rigoldi, cappellano del carcere minorile Beccaria – e’ la bassa capacita’ di creare relazioni importanti con le persone con cui si vive, a partire dalla famiglia, e poi con i compagni e l’altro sesso. Questo influisce sulla loro capacita’ di crescita e questo e’ proprio il male piu’ profondo, che non si combatte se non c’e’, dal basso, un’azione contro la cultura delle estraneita”’. Qui intervengono problemi legati alla difficolta’ nel proporre modelli educativi efficaci e nel sostenere la famiglia in questo compito. ”La famiglia e’ un istituto in crisi, portatrice di fratture”, ha affermato don Virginio Colmegna, direttore della Caritas, cui danno ragione gli ultimi dati diffusi proprio oggi dall’ufficio statistica del Comune: a Milano i bambini affidati a causa di separazione sono il doppio rispetto alla media italiana, mentre quelli affidati a causa di divorzio addirittura il triplo. ”E’ inutile che il Comune di Milano dia 200 mila euro per progetti di affido – ha aggiunto Colmegna – e non faccia prima una riflessione su come coinvolgere davvero la famiglia che e’ cambiata culturalmente”. A questo si aggiunge la mancanza di spazi di aggregazione fruibili dai cittadini sul territorio e soprattutto nelle periferie: ”Mancano anche educatori positivi e posti di aggregazione qualificati – ha aggiunto don Rigoldi -. Questa e’ la cultura che respiriamo”. Tradotta in cifre significa che il 14% dei ragazzi frequentanti la scuola media a Milano e’ in ritardo scolastico e 2.500 minori dimessi dagli ospedali hanno malattie e disturbi mentali e del sistema nervoso. ”Sono dati – ha concluso Ornella Boggi, dell’ufficio statistica del Comune – che vanno pero’ analizzati e discussi per ottenere una fotografia della situazione che aiuti a riprogettare le politiche giovanili”.


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