Famiglia

Minori, Telefono Azzurro: in 22 mesi 2.824 chiamate per abusi

Sono i numeri del servizio 114 emergenza infanzia diffusi oggi in occasione di un convegno promosso a Roma dall'associazione. Caffo: "Dalla politica un impegno concreto"

di Chiara Sirna

Da gennaio 2006 a oggi i piccoli utenti di Telefono Azzurro hanno effettuato ben 2.824 chiamate per denunciare abusi. Sono i numeri del Servizio 114 Emergenza infanzia diffusi oggi in occasione di un convegno promosso a Roma da Telefono Azzurro per non abbassare mai la guardia sulla violenza ai bambini.
118 (4,2%) fra le richieste di aiuto riguardavano casi di abuso sessuale. Le vittime degli abusi denunciati alla linea telefonica d’emergenza sono per lo piu’ bambine (65,7%) e hanno tra gli 0 e i 10 anni (69%). Nella maggioranza dei casi i responsabili degli abusi sono il padre (25,7%) o un altro parente (15,8%).
Secondo altri dati rilevati da Telefono azzurro, tra gennaio 2006 e agosto 2007, le linee dell’associazione hanno raccolto 244 richieste di aiuto relative a situazioni di abuso sessuale su un totale di 5.622 consulenze effettuate.
Netta, a margine del convegno, la condanna del residente di telefono Azzurro, Ernesto Caffo, verso una politica “assenteista’ in tema di minori. “Fintanto che nel nostro Paese il dibattito continuera’ ad essere confuso, vittima di ideologie e scarsamente interessato alla ricerca di soluzioni concrete – ha detto Caffo – sarà difficile operare nell’interesse dei bambini. Aumentare le pene non risolve il problema: gli abusi sessuali su bambini e adolescenti devono essere prevenuti”.
Così ha esordito il fondatore di Telefono Azzurro nel corso del convegno ”Dalla parte dei bambini, tra orchi e caccia alle streghe”, dove esperti e politici si sono confrontati su come psicologi, magistrati, medici, educatori e giornalisti trattano i casi di violenza sessuale sui bambini. Un tema su cui Caffo richiede alla politica e alle istituzioni impegni concreti: ”Ogni legislatura, ogni commissione parlamentare porta all’apertura di tavoli che propongono studi e ricerche. Ma – ha detto – le riflessioni non bastano piu’, occorre pianificare le azioni da intraprendere a tutela dei minori, senza correre dietro alle emergenze e ai crimini raccontati dalle cronache. Non ci si puo’ limitare a sbattere il mostro in prima pagina. E non e’ piu’ accettabile che i processi siano celebrati prima nelle trasmissioni televisive e sui quotidiani che in un’aula giudiziaria. Si acuiscono gli scontri tra fazioni, innocentisti e colpevolisti; il sospetto diventa certezza, cosi’ si creano gli orchi e inizia la caccia alle streghe. E’ evidente l’importanza di informare correttamente la comunita’ e di parlare degli abusi, ma senza violare i diritti dei bambini coinvolti danneggiandoli ulteriormente”.
Per Caffo ”serve una programmazione lontana dalle prime pagine e dalle tragedie. Abbiamo bisogno di fatti e non di parole: concretezza e competenza. Concretezza significa che dietro ogni legge ci devono essere risorse finanziarie adeguate, e troppe volte non succede. Per quanto riguarda la competenza, e’ sotto gli occhi di tutti come i diritti dei bambini continuino ad essere violati. I processi sono troppo lunghi, l’ascolto del bambino non avviene in tempi sufficientemente brevi e secondo metodologie appropriate. La presa in carico terapeutica delle vittime non segue protocolli di dimostrata efficacia. Manca una seria riflessione sul trattamento degli autori degli abusi, per i quali ci si limita alla sola risposta carceraria. Servono allora percorsi formativi appropriati e risorse adeguate per qualificare tutte le figure professionali coinvolte nei casi di abuso. Non va dimenticato che al centro del processo c’e’ un bambino che, in ogni caso, ne esce sconfitto: sia nell’ipotesi che abbia davvero subito un abuso, sia nel caso in cui non ne sia stato vittima”.
”E’ evidente – ha concluso – che in Italia manca ancora un sistema di monitoraggio che consenta di quantificare il fenomeno in modo adeguato. A conferma di cio’, in Italia nel 2005 le segnalazioni di abusi sessuali sui minori sono state 699, laddove nel Regno Unito sono state 2.400 e in Francia 4.700”.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.