Welfare

Minori stranieri non accompagnati, così Bari scommette sulle famiglie

Domenica pomeriggio la Geo Barents è sbarcata a Bari, con 190 migranti. Fra loro, sette minori stranieri non accompagnati che al momento sono al Cas di Brindisi. L'assessora Francesca Bottalico racconta lo sbarco e il modello che il Comune ha messo in piedi per l'inclusione dei Msna: l'accoglienza in famiglia. Più di cento le esperienze già attuate, tanto che il servizio è diventato strutturale e si è aperto anche agli adulti

di Sara De Carli

La Geo Barents è arrivata in porto a Bari alle 16,30 di una domenica pomeriggio di marzo, con a bordo 190 migranti. Sono tutti uomini e stanno bene, nessuno fra loro ha mostrato particolari vulnerabilità o necessità di ricovero. Sette fra loro sono minori stranieri non accompagnati, «tutti maschi, di età superiore ai 14 anni. Sono stati accolti nel Cas di Brindisi, che ha un’area di accoglienza per i minori over14. Se fossero stati più piccoli o avessero presentato vulnerabilità, saremmo intervenuti noi come ente locale», racconta Francesca Bottalico, che a Bari guida l’assessorato alla città solidale e inclusiva. È lei che ha le deleghe per i servizi alla persona, l’inclusione sociale, il contrasto alla povertà, l’accoglienza e l’integrazione. Quello del 26 marzo, relativo alla nave di Medici Senza Frontiere, è il quinto sbarco che Bari accoglie di migranti salvati in mare. A dicembre, per esempio a Bari aveva attraccato la Humanity 1, con 261 migranti a bordo. Non c’è alcun tono di allarme o di emergenza, oggi, nelle parole dell’assessora. «Dopo essere stati informati dell’arrivo della nave, in poche ore è stata attivata la rete di assistenza pubblico-privata che a Bari è ben strutturata, anche perché al di là delle navi delle ong qui quotidianamente accogliamo migranti che arrivano via terra e via mare. Sia la prima accoglienza sia la rete per l’accoglienza diffusa e per l’inclusione sono ben strutturate», spiega l’assessora.

Ieri pomeriggio così, al porto, lo sbarco, è stato «tranquillo». L’arrivo, inizialmente previsto per le 19, grazie al mare calmo è stato anticipato alle 16,30, «in modo da poter fare le procedure prima che calasse il buio», dice l’assessora. Al porto era presente «il nostro “pronto intervento sociale”, una équipe specializzata con mediatori culturali, assistenti sociali e psicologi, un servizio che la città di Bari mette strutturalmente a disposizione H24 come servizio di welfare». Si è trattato di un gioco di squadra con tutti i soggetti coinvolti, poiché l’ente locale «interviene solo in casi di particolare fragilità o vulnerabilità e poi nella seconda accoglienza». Ed è qui che Bari si distingue, sopreattutto parlando di minori soli.

Bottalico sfoglia il report del 2022. Il Comune ha accolto 226 minori stranieri non accompagnati, di cui 119 accolti per la prima volta proprio durante l’anno, 55 che hanno raggiunto la maggiore età nel corso dell’anno e 48 neomaggiorenni. Il dato, conferma l’assessore, «di fatto oscilla negli anni fra i 250 e i 300 minori». La città di Bari ha deciso di scommettere sull’accoglienza di questi ragazzi. Finanzia le strutture di accoglienza del Siproimi (ex Sprar), a bassa intensità, diffuse sul territorio e cogestite con il ministero degli Interni, garantendo per ogni minore un piano individualizzato di accoglienza e di presa in carico: ma non si è fermato qui. Nel 2018 Bari ha avviato in via sperimentale il progetto “Famiglia senza confini” per l’accoglienza in famiglia dei minori stranieri che in Italia arrivano soli. «È partito come progetto sperimentale, ma due anni fa è diventato strutturale ed è entrato nei piani di zona. Oggi facciamo accoglienza in famiglia anche di migranti adulti. Abbiamo fatto oltre 100 esperienze tra accoglienze temporanee e affidi veri e propri e in questo momento abbiamo 50 famiglie in formazione», racconta Bottalico.

A Bari c’è un albo, in cui «chiunque – coppie, famiglie, adulti soli, coppie omosessuali – possono esprimere la loro disponibilità ad avviare un’accoglienza». La disponibilità richiesta è di minimo quattro mesi, anche se non necessariamente questo significa accogliere per quattro mesi un ragazzino in casa: «È un’accoglienza mite, il ragazzo spesso passa delle giornate in comunità e delle giornate in famiglia, anche in relazione alla scuola che sta frequentando. Diverso ovviamente è quando si dà disponibilità per un affido a tempo pieno: è capitato che le accoglienze siano sfociate in affidi veri e propri, con percorsi che a quel punto seguono l’iter di tutti gli affidi», dice l’assessora. Mentre le famiglie che hanno dato disponibilità seguono il loro percorso di formazione, anche i minori in parallelo fanno il loro percorso «perché così come non possiamo dare per scontato che per un minore straniero non accompagnato l’affido in famiglia sia un’opzione impossibile, allo stesso modo non possiamo nemmeno pensare che sia la strada per tutti i msna. Anche per il minore l’accoglienza in famiglia deve essere una scelta. E quando si arriva ad un abbinamento, tutti i soggetti coinvolti stringono un patto educativo». Il servizio “Famiglia senza confini” è uscito dalla fase sperimentale ed è diventato un servizio strutturato, con un impegno di spesa (ora è previsto un rimborso per le famiglie che accolgono): anche a livello europeo ha riscosso interesse.

L’altro tassello peculiare e di valore dell’accoglienza dei msna a Bari riguarda i neomaggiorenni. Per chi raggiunge i 18 anni o comunque l’età massima per restare in comunità ma sta terminando il suo percorso di studi o professionalizzante, «per continuare la tutela abbiamo messo in piedi un’altra forma sperimentale, si chiama “Casa delle culture” ed è un centro polivalente residenziale per i neomaggiorenni, una struttura che permette sia l’accoglienza sia servizi di orientamento lavorativo. I laboratori e i corsi sono aperti a tutta la comunità territoriale, così che il centro diventa sia intergenerazionale sia interculturale. In questo momento sono 32 i neomaggiorenni accolti in questa struttura, mentre altri si sono già avviati a progetti di inclusione abitativa», conclude l’assessore Bottalico.

Foto di apertura da un tweet di Medici Senza Frontiere che ha scritto così: «I sopravvissuti a bordo della #GeoBarents sono arrivati al porto di #Bari, dove ieri sera sono potuti sbarcare. Quello di cui queste persone hanno bisogno adesso è assistenza e protezione, dopo esperienze così dure. Gli auguriamo tutto il meglio per il futuro»

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.