Welfare

Minori non accompagnati, un bando con troppi punti interrogativi

Le obiezioni di Liviana Marelli del Cnca sul bando del ministero degli Interni: i tempi troppo ristretti, l'assenza di una regia unitaria, la previsione di 50 posti a progetto e, infine, il rischio che vada deserto

di Antonietta Nembri

Migliorare l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Questo il positivo obiettivo del bando (in allegato), in scadenza a fine gennaio, promosso dal ministero dell’Interno.
Sembrerebbe la risposta alle richieste che da più parti si sono levate in questi anni per far sì che l’accoglienza dei bambini e dei ragazzi che sbarcano sulle nostre coste non si fermi all’eterna emergenza, ma si strutturi.

Il condizionale però è d’obbligo. E a sottolineare tutte le problematicità di questo bando per la presentazione di progetti di accoglienza dei Misna, la sigla che identifica i minori stranieri non accompagnati è Liviana Marelli del Cnca.
«Se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno allora possiamo dire che questo bando può essere un primo passo nella costruzione di un sistema integrato di accoglienza che al momento non c’è. Oggi quando arrivano i minori li mettono dove c’è posto. Da tempo chiediamo che ci sia una regia unitaria nell’accoglienza dei minori con caratteristiche per richiedere asilo e per i non accompagnati. Si dovrebbe avere anche una valorizzazione del sistema Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati – l’accoglienza di secondo livello, ndr.)».

Questo bando va quindi nella direzione dell’accoglienza di tutti i Misna?
Potremmo dire che il bando anticipa alcuni punti del cosiddetto disegno di legge Zampa che ha avuto l’ok della commissione affari costituzionali, ma che al momento è fermo. Quindi vedo dei rischi e diversi punti critici

Quali sono?
Innanzitutto i tempi ristretti: scade il 30 gennaio e i servizi a favore dei minori devono essere garantiti dal 16 febbraio, poi il numero elevato di minori: 50 in un unico posto. Qui vedo il rischio che visti i tempi non si riescano a costruire cordate tra imprese sociali o cooperative che mettendosi insieme possano spalmare l’accoglienza in strutture più a misura di minore. Non ci sono i tempi. Inoltre si punta a creare due hub per Regioni e questo è positivo, ma così come è costruito il bando non lo si favorisce

C’è anche una data di fine dell’accoglienza in base al bando: il 15 novembre…
Se questo periodo permettesse la costruzione di un sistema integrato non sarebbe un problema, ma il rischio è che da qui a quel momento non ci sia un nuovo sistema e quindi si continui a realizzare piccoli pezzetti che vanificano anche le idee positive

Se non si riescono a costruire cordate quindi che accadrà?
Vedo il rischio che da un lato si invogli chi vuol fare business e dall’altro che il bando vada deserto

Business?
Sì, perché potrebbe partecipare chi ha una struttura vuota, come per esempio un albergo, ma non è quello di cui hanno bisogno i minori. Riunire 50 ragazzi tutti in una stessa struttura ha molte controindicazioni, l’unica alternativa è, lo ripeto, costruire delle cordate, ma visti i tempi è un’opzione quasi impraticabile. Ma il vero rischio è che il bando vada mezzo deserto e che non si ottenga uno degli obiettivi che è quello far partecipare tutte le regioni all’accoglienza.
 
 


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