Welfare

Minori non accompagnati, sono sempre di più: ma le comunità sono in bancarotta

A Messina un Centro di prima accoglienza è sull'orlo della bancarotta. Lo Stato infatti in sette mesi non ha provveduto a saldare alcun rimborso malgrado i 70 minori accolti

di Redazione

In quella che si annuncia l’estate più calda di sempre sul fronte immigrazione (tema a chi il numero del magazine in edicola da venerdì 4 dedica un approfondito servizio di copertina) le comunità per minori non accompagnati rischiano di dover chiudere. Un rischio dovuto all’assenza di uno Stato che con una mano attraverso i tribunali gli affida i minori (7.154 minori stranieri censiti sul nostro territorio al 16 giugno) con l’altra gli nega le rette per sostenere le strutture. La conseguenza è che presto o tardi queste strutture, in particolare quelle del Meridione,  saranno costrette ad abbassare la saracinesca. Come potrebbe accadere già dopo domani a Messina alla Casa Mosè di Aibi.

In 7 mesi Casa Mosè non ha visto un euro di contributo da parte delle istituzioni. Fino a oggi è stato possibile resistere soltanto grazie ai fondi raccolti con la campagna Bambini in Alto Mare.

“Nel corso dei 7 mesi di apertura di Casa Mosè abbiamo ospitato 70 minori stranieri non accompagnati, nord e centroafricani:», ha detto il presidente di Ai.Bi., Marco Griffini,  «Siamo stati protagonisti nell’affrontare le emergenze umanitarie degli ultimi anni, dall’Albania al Kosovo, dalla Bosnia all’Iraq e allo Sri Lanka. In queste emergenze c’era un gabinetto di regia in cui il Governo convocava tute le Ong (piccole e grandi) e in quel contesto si stabilivano le strategie. Ora manca un coordinamento, per cui tante energie e tante disponibilità sono buttate alle ortiche».

Ma di che tipo di accoglienza si parla nel caso di strutture come Casa Mosé? «Si tratta della cosiddetta pronta accoglienza – spiega Diego Moretti, referente del progetto di Ai.Bi. Bambini in Alto Mare – ossia un servizio residenziale in una comunità di pronto intervento per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati che vivono in situazioni di emergenza. L’obiettivo del servizio è di fornire soluzioni immediate ai bisogni urgenti di alloggio, vitto e tutela, derivanti dalla situazione di grave disagio che vivono”. “Ma al di là della mera definizione di cosa sia la pronta accoglienza – prosegue Moretti – c’è da dire che i ragazzi ospitati vengono chiamati per nome e trattati con amore filiale dai nostri operatori».  «Tra oggi e domani – conclude Diego Moretti – 7 ragazzi dei 16 ospitati saranno trasferiti in altri contesti. Ne rimarranno 9, dei quali si prenderanno cura successivamente i servizi sociali».

La situazione economica non lascerebbe spazio ad altre soluzioni, se non quella di alzare bandiera bianca. Anche se Dinah Caminiti, Referente Progetto Bambini in alto mare-Sicilia, in una lettera aperta al presidente di Aibi ha chiesto di «non perdere la possibilità di accogliere nuclei Mamma Bambino e minori»., lavorando «anche gratis».


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