Formazione

Minori non accompagnati: in 8 centri di accoglienza su 10 mancano le informazioni

Permanenze troppo lunghe, scarsità di informazioni, difficoltà di socializzazione: ecco il report delle visite che UNHCR e Autorità Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza hanno fatto in 15 centri per minori stranieri non accompagnati

di Redazione

Quindici centri visitati, 134 i minori incontrati, 21 le nazionalità rappresentate nelle attività di ascolto e 17 anni l’età media dei ragazzi. L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia), Filomena Albano e l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i Rifugiati (UNHCR) hanno realizzato congiuntamente delle visite nei centri emergenziali, di prima e seconda accoglienza per i minori stranieri non accompagnati e hanno pubblicato ieri l’anticipazione del rapporto “Minori stranieri non accompagnati: una valutazione partecipata dei bisogni”. Permanenze troppo lunghe, scarsità di informazioni, difficoltà di socializzazione: perfino giocare a calcio è un problema. Questo il quadro che emerge. Le visite proseguiranno ancora per tutto il 2018, dopo di che sarà diffuso il rapporto conclusivo.

Nell’80% dei 15 centri visitati sono risultate carenti informazioni e orientamento, nel 53% di essi emerge la mancanza di attività di socializzazione, nel 47% la permanenza in centri di prima accoglienza o emergenziali vanno ben oltre i 30 giorni previsti dalla legge. La problematica più segnalata dagli enti gestori è stata quella dei tempi gravosi per la nomina dei tutori. Ragazzi ed enti insieme hanno fatto rilevare l’impossibilità per i minori stranieri non accompagnati di tesserarsi con la Federazione gioco calcio. L’anticipazione segnala una serie di “protection gaps” specifici, tra cui la promiscuità con gli ospiti adulti, la permanenza dei minorenni fino ed oltre il compimento della maggiore età, le restrizioni della facoltà di movimento e la mancanza di condizioni di vita adeguate alla minore età. I ragazzi hanno fatto delle proposte: sostegno all’integrazione personalizzato; incontro con le comunità locali per combattere episodi di razzismo, contatto con famiglie per conoscere la cultura italiana. «Potremmo passare le domeniche insieme», dicono. E ancora: corsi di italiano, possibilità di socializzare con i coetanei e tutori volontari in grado di attivare un rapporto di conoscenza, rispetto reciproco e fiducia.

«Mi preme richiamare l’attenzione sulle raccomandazioni contenute nel rapporto, che sono il risultato dei processi di consultazione delle persone di minore età ascoltate dall’Autorità nel corso delle visite», sottolinea la Garante Filomena Albano, che ha rivolto questo appello alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ai ministeri dell’Interno, della Giustizia, della Sanità, del Lavoro e Politiche sociali, nonché al vicepresidente del Csm, ai tribunali per i minorenni, ai presidenti delle Regioni e ai garanti per l’infanzia regionali. Nelle raccomandazioni viene ribadita la necessità di garantire e promuovere spazi protetti di ascolto per i minorenni che giungono in Italia da soli e che hanno dunque specifiche esigenze di protezione, tanto più se fuggono da conflitti o da persecuzioni. Una raccomandazione che traduce una frequentissima richiesta dei ragazzi c’è quella alla “gentilezza e rispetto nelle comunicazioni”.

A tribunali e garanti è stato raccomandato di assicurare informazioni esaustive sulla figura e i compiti dei tutori, dei quali è stata sollecitata ancora una volta la nomina. È stato altresì chiesto di chiarire e uniformare su tutto il territorio l’applicazione della procedura di ricongiungimento familiare dei minori non accompagnati ai sensi di Dublino III: non risulta infatti sia stato fatto circolare l’opuscolo informativo per dare ai richiedenti asilo informazioni corrette e omogenee sulla procedura.

Agia-UNHCR sollecitano anche i responsabili a far in modo che «eventuali permanenze in centri di accoglienza straordinaria e strutture a non alta qualificazione siano contenute nei tempi strettamente necessari» e ad attivare le procedure di accertamento dell’età solo qualora ci siano fondati dubbi su di essa e sempre su disposizione della Procura presso il Tribunale per i minorenni. Ai servizi sociali, infine, è stato chiesto di vigilare su chi realizza, a livello locale, gli interventi sociali.

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