Non profit

Minori, lavoro continuo

Ben 182 milioni di under 14 sfruttati nel mondo

di Francesco Maggio

Vergognose, raccapriccianti, orribili, mostruose, indegne, scandalose: da giorni, questi e altri aggettivi campeggiano sulle prime pagine dei giornali e imperano sui media per definire le torture inflitte ai prigionieri iracheni da Lynndie England e i suoi commilitoni. Non potrebbe, d?altronde, essere diversamente. “Se c?è qualcosa che è indissolubilmente legato alla democrazia», ha scritto Giuliano Amato, «all?alimento che essa offre al rispetto dei diritti e alla dignità delle persone, questo è il divieto della tortura e l?orrore morale che l?accompagna”. Le forme di tortura, purtroppo, sono tante. E, semmai si volesse provare a stilare una sorta di classifica delle barbarie che l?uomo è capace di perpetrare ai danni dell?altro uomo, non c?è dubbio che in cima finirebbero quelle che riguardano lo sfruttamento del lavoro minorile: pornografia, prostituzione, raccolta di rifiuti, traffico di stupefacenti, tessitura di tappeti, costruzione di mattoni, vendita per strada, conciatura, lavoro agricolo. E la lista è ancora terribilmente lunga. Nel mondo oggi ci sono 246 milioni di bambini sfruttati, 125 milioni lavorano a tempo pieno, ben 182 milioni hanno un?età compresa tra 5 e 14 anni, 179 milioni sono esposti alle forme peggiori di lavoro minorile, quelle cioè che mettono a repentaglio il loro benessere fisico, mentale e morale. Il lavoro minorile genera ogni anno in tutto il mondo un “fatturato” di quasi 250 miliardi di dollari. A snocciolare questi impietosi numeri sono stati gli intervenuti al primo congresso mondiale sullo sfruttamento del lavoro minorile, svoltosi a Firenze dal 10 al 13 maggio. Un evento che rientra nell?ambito delle iniziative di sensibilizzazione sul tema che, dal 1998, caratterizzano la Global March, la campagna internazionale contro tutte le forme di sfruttamento infantile. Il 16 aprile scorso è ricorso il nono anniversario dalla morte di Iqbal Masih, il piccolo pakistano divenuto il simbolo mondiale della lotta allo sfruttamento, freddato da un sicario dell?industria dei tappeti perché riuscì a liberarsi dalla schiavitù del padrone che lo incatenava al telaio per 12 ore al giorno. Il suo ricordo rimane più vivo che mai. Per quel che dopo, per fortuna, è stato fatto. Per quel che ancora resta da fare.


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