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Minori, la mappa delle regioni più a rischio

Fondazione Cesvi presenta il suo Indice regionale sul maltrattamento e la cura all'infanzia in Italia, con un focus sulla violenza verbale, abuso psicologico su 36% minori (il più diffuso)

di Alessio Nisi

Un Paese diviso in due, con opposti, quasi speculari, contesti, dotazione di servizi e capacità di reazione da parte delle regioni rispetto alle situazioni di maltrattamento e cura all’infanzia. Da una parte le regioni del Sud dove, tra fattori di rischio e carenza di servizi, essere bambini è meno sicuro. Dall’altro le regioni del Nord, dove la situazione è più favorevole all’infanzia.

Tutto questo in un quadro complessivo in cui gli effetti della pandemia pesano ancora sul benessere di bambine e bambini quando si parla di maltrattamento all’infanzia e trascuratezza, nonostante si rilevino segnali di ripresa. E in cui sulle famiglie grava l’incertezza causata dalla situazione geopolitica legata alle guerre, così come dinamiche economiche, tra cui l’inflazione e il caro energia. È l’analisi che emerge dall’Indice regionale sul maltrattamento e la cura all’infanzia in Italia della Fondazione Cesvi. Giunto alla sesta edizione, il rapporto (QUI per scaricare la versione integrale) quest’anno concentra il suo focus sul a “Le parole sono importanti”, sul ruolo del linguaggio nel maltrattamento e nella cura all’infanzia.

L’obiettivo dell’indice

Un indice che si pone come strumento di misurazione. «È necessario misurare i fenomeni per poterli cambiare» dice in apertura dei lavori Stefano Piziali, direttore generale di Cesvi. Uno strumento offerto alle regioni, alle istituzioni e al Terzo settore, perché «offrano servizi sempre più adeguati alle sfide che l’infanzia deve affrontare». Una prospettiva ribadita da Giovanna Badalassi, ricercatrice Cesvi e autrice del rapporto insieme a Federica Gentile, anche lei ricercatrice Cesvi. «Una base comune di confronto per capire regione per regione» quali sono le maggiori difficoltà in contesti soprattutto a forte fattore di rischio, spiega Badalassi.

Indice regionale sul maltrattamento e la cura all’infanzia in Italia per capacità

Più di 3 bambini su 10 subiscono abusi psicologici in Europa

Lo studio in particolare si concentra sull’impatto del linguaggio abusante: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l’abuso psicologico, di cui la violenza verbale fa parte, è la forma più diffusa di maltrattamento infantile tra i 55 milioni di bambine e bambini che in Europa subiscono abusi, con prevalenza del 36,1%. Quello che emerge dal rapporto è che uno degli strumenti per la prevenzione del fenomeno è investire sull’educazione alla cura e al linguaggio positivo di bambini, genitori e comunità educante, partendo proprio dalla formazione dei professionisti e dalla ricerca di un linguaggio condiviso su maltrattamento e cura nei tavoli di coordinamento territoriale.

La tutela dei piccoli fragili una prorità

«La tutela dell’infanzia e dell’adolescenza sono una priorità di questo Governo», le parole del viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Maria Teresa Bellucci. «Lo abbiamo dimostrato sin dal nostro insediamento con una serie di azioni introdotte a supporto della natalità, della famiglia e della protezione dei minori tutti, in particolare di quelli più fragili».

Siamo convinti, spiega, «che offrire luoghi in cui i ragazzi possono incontrarsi, fare sport, arte, musica, ricevere sostegno psicologico e pedagogico, sia una delle chiavi di volta per prevenire l’esclusione sociale, combattere la povertà educativa e la violenza contro i minori. Per tale motivo, abbiamo destinato oltre 300 milioni di euro per l’apertura di Comunità per adolescenti, centri dove i ragazzi possono gratuitamente trovare quelle opportunità educative che troppe volte vengono loro negate. Come istituzioni abbiamo il compito di prenderci cura dei loro sogni, di sostenerli in un percorso di vita sana e lontana da ogni tipo di maltrattamento».

infanzia
da sinistra Stefano Piziali, direttore generale di Cesvi, Maria Teresa Bellucci, viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giovanna Badalassi, ricercatrice Cesvi

Il maltrattamento all’infanzia è un problema di salute pubblica

«Il maltrattamento all’infanzia», chiarisce Stefano Piziali, «è un grave problema sociale, che ha conseguenze negative sulla salute fisica e mentale di chi viene maltrattato sia nel breve sia nel lungo periodo, ma anche su tutta la comunità». È un problema di diritti dell’infanzia e di salute pubblica, non solo una questione individuale o familiare, aggiunge, «per questo istituzioni, organizzazioni e servizi territoriali devono agire insieme per contrastarlo, ma ancor prima per garantire servizi volti a diminuire i rischi nei diversi territori e prevenire il problema».

La responsabilità delle regioni virtuose

Per Marianna Giordano, presidente Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso dell’Infanzia – Cismai «il divario esistente tra regioni rispetto ai fattori di rischio e ai servizi in risposta al fenomeno del maltrattamento esprime una vera e propria diseguaglianza di opportunità per le bambine e i bambini e interroga la responsabilità adulta su tutti i fronti: genitoriale, sociale, politico».

Invertire la rotta. La necessità di invertire la rotta «è una responsabilità culturale, organizzativa, di risorse che coinvolge anche le regioni virtuose. Vi sono territori che esprimono già modelli virtuosi», spiega, vanno valorizzati nella loro capacità di prevenire, valutare e curare. E vanno sviluppati come modelli replicabili in altri contesti: un lavoro che richiede investimenti di risorse e tempo oltre che capacità di agire capillarmente. In questo processo è fondamentale continuare a osservare e rilevare il fenomeno del maltrattamento, nominarlo nel modo corretto, portandolo sempre più all’attenzione dei decisori pubblici come un’emergenza sociale».

La formazione dei docenti assume un’importanza cruciale nella costruzione di un futuro libero da violenza, in particolare da quella verbale, spesso sottovalutata o poco conosciuta

Alessandra Gallone –  consigliere del ministro dell’Università, della Ricerca e dell’Alta Formazione Artistica

I contesti legati ai fattori di rischio

Dallo studio emerge che le regioni italiane dove il contesto legato ai fattori di rischio è più favorevole a bambine e bambini sono Trentino – Alto Adige e Friuli – Venezia Giulia, stabili al primo e secondo posto, rispetto alla precedente rilevazione. Seguono Emilia – Romagna e Lombardia, che salgono di una e di due posizioni arrivando al terzo e quarto posto, e poi Veneto, che dal terzo passa al quinto posto. 

Le regioni invece con maggiori criticità sono la Campania, all’ultimo posto in posizione invariata, preceduta dalla Sicilia al penultimo posto, peggiorata di un gradino, e ancora Calabria e la Puglia, entrambe in peggioramento. Queste Regioni sono considerate “ad alta criticità”: a fronte di fattori di rischio elevati, infatti, non corrisponde una reazione del sistema dei servizi, rimasti al di sotto della media nazionale. Rientrano tra queste anche Molise, Basilicata, Abruzzo, Lazio e Piemonte. 

Chi sale e chi scende. Variano di posizione anche il Piemonte, arretrato di quattro, la Sardegna che migliora di tre, il Trentino-Alto Adige, la Liguria e il Friuli-Venezia Giulia che ne hanno perse altrettante. Altre variazioni positive di due posizioni riguardano l’Umbria, di una posizione le Marche, la Basilicata e il Molise. Rimangono invariati anche Toscana e Piemonte, mentre arretrano di una posizione la Valle d’Aosta, il Lazio, l’Abruzzo, la Sardegna, di due posizioni appunto il Veneto e la Liguria.

I servizi di prevenzione

Rispetto ai servizi di prevenzione e cura del maltrattamento all’infanzia, la regione con la miglior dotazione strutturale è l’Emilia-Romagna, seguita da Veneto, Toscana, Valle d’Aosta, Umbria e Sardegna. Le prime tre sono in posizione invariata dalla rilevazione precedente, le tre successive sono migliorate.

Fattori di rischio elevati e scarsa reazione del sistema. Le regioni con maggiori criticità sono la Campania, all’ultimo posto in posizione invariata, preceduta dalla Sicilia al penultimo posto, peggiorata di un gradino, e ancora Calabria e la Puglia, entrambe in peggioramento. Queste regioni sono considerate “ad alta criticità”: a fronte di fattori di rischio elevati, non corrisponde una reazione del sistema dei servizi, rimasti al di sotto della media nazionale. Rientrano tra esse anche Molise, Basilicata, Abruzzo, Lazio e Piemonte. Variano di posizione anche il Piemonte, arretrato di quattro, la Sardegna che migliora di tre, il Trentino-Alto Adige, la Liguria e il Friuli-Venezia Giulia che ne hanno perse altrettante.

La capacità di fronteggiare il maltrattamento all’infanzia

Sulla capacità di fronteggiare il maltrattamento all’infanzia, nella sintesi tra fattori di rischio e servizi, l’Emilia-Romagna si conferma al primo posto. Seguono Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, nelle stesse posizioni dalla precedente edizione, così come la Lombardia.

Le Regioni con le maggiori criticità rimangono Sicilia e Campania. Le Marche migliorano di tre posizioni, la Valle d’Aosta di due, l’Umbria, la Sardegna, l’Abruzzo, la Basilicata, il Molise e la Calabria di una. Peggiorano di tre posizioni la Liguria, il Piemonte e il Lazio, mentre la Toscana e la Puglia perdono una posizione ciascuna.

In apertura foto di Annie Spratt su Unsplash. Nel testo foto di Alessio Nisi


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