Economia

MINORI. La Lombardia attenta ai migranti con problemi psichici

Parte un nuovo progetto che vede la partecipazioni di molte Uonpia e la Regione Lomabrdia con il fine digarantire una presa in carico adeguata dei bisogni di Salute Mentale dei Migranti non maggiorenni

di Lorenzo Alvaro

Presentato un progetto, finanziato dall’Assessorato alla Sanità della Regione Lombardia con un contributo complessivo di 2,7 milioni di euro per gli anni 2009 -2011, finalizzato ad affrontare i problemi della salute mentale dei figli minorenni di migranti nel Comune di Milano. Del Progetto è capofila l’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Uonpia) della Fondazione Policlinico, e sono coinvolte tutte le altre Uonpia di Milano (Fatebenefratelli; Icp; Niguarda; Sacco; San Carlo; San Paolo) più Cinisello e Sesto San Giovanni, il Dipartimento di Salute Mentale di Niguarda, l’Azienda Sanitaria Locale, il Comune e la Provincia di Milano, l’Irf «Mario Negri»  e associazioni e fondazioni del terzo settore. La popolazione minorile migrante è in costante aumento; meno adulti che migrano soli e più famiglie con figli cambiano profondamente lo scenario dell’immigrazione in Italia. I minori migranti in Italia sono stimati in circa 750.000, ma i numeri possono variare molto a secondo che si considerino solo i nati all’estero o anche le seconde generazioni, nate in Italia da genitori migranti. Più di un quarto sono in Lombardia e circa 60 mila a Milano, su più di 160 nazionalità. Nell’anno 2008, 1 bambino su 4 nato in Mangiagalli era da madre migrante. Circa 500 minori non accompagnati passano in un anno dal Pronto Intervento del Comune di Milano e hanno bisogno di assistenza. A questa crescita, però, corrisponde un aumento esponenziale del disagio sociale. Il 30 per cento (più di 2 mila bimbi su 7 mila in un anno) dell’utenza delle Unità Operative di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza di Milano, ad esempio, è rappresentato da bimbi migranti, quasi il doppio dell’incidenza percentuale della popolazione di riferimento. Arrivano nelle strutture  con problemi di linguaggio, di apprendimento, di comportamento, molto spesso mandati dalle scuole. Altri arrivano ai servizi psicologici dell’ASL. Tuttavia, poiché i servizi fino ad oggi avevano un’organizzazione poco adatta per accogliere nuove necessità e pochi strumenti e poche risorse per rispondere, molti non trovano adeguate risposte. «La presenza di lingue, culture e storie molto diverse» sostiene Antonella Costantino, neuropsichiatra, Direttore dell’Uonpia della Fondazione Irccs Policlinico-Mangiagalli «rende difficile poter usare gli strumenti usuali, servono adattamenti dei questionari e dei test in altre lingue, è necessaria la presenza di mediatori culturali adeguatamente formati che non siano solo traduttori ma sappiano fare da ponte senza interferire. Nelle situazioni in cui è stato possibile attivare iniziative, la presenza dei minori migranti ha potuto diventare una risorsa per tutti, come in molte scuole, attraverso l’educazione multiculturale. Nei servizi che hanno effettuato percorsi formativi e attivato un’adeguata mediazione culturale i drop out sono diminuiti drammaticamente (dal 60 per cento all’11 per cento)».
Obiettivo principale del Progetto è mettere insieme e coordinare le esperienze esistenti, per garantire una presa in carico adeguata dei bisogni di Salute Mentale dei Migranti in età infantile, adolescenziale e  nel passaggio all’età adulta, attraverso 3 sottoprogetti: Analisi epidemiologica  e attivazione di un sistema informativo condiviso; Minori inseriti nelle scuole materne, elementari e medie; Adolescenti e non accompagnati. Tra gli aspetti qualificanti la condivisione di un sistema informativo elettronico con protocolli condivisi tra tutte le strutture neuropsichiatriche infantili coinvolte nel progetto, al fine di dare omogeneità sia agli interventi diagnostici che terapeutici.
Un obiettivo, sottolineato nel saluto dell’Assessore alla Sanità della Regione Lombardia, Luciano Bresciani, che ha anche ricordato che «le istituzioni e i servizi devono attrezzarsi per rispondere in modo adeguato ai nuovi bisogni legati ai fenomeni migratori, attraverso azioni capaci sia di tenere conto del peso che nei processi di integrazione socio-ambientale hanno le variabili interculturali, sia di favorire un accesso tempestivo dei minori ai servizi competenti, in un’ottica non soltanto di cura, ma anche e soprattutto di prevenzione».


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