Famiglia

Minori in istituto: Maroni fa chiarezza sui numeri

Il ministro risponde a un'interrogazione alla Camera: dato Istat e quello del ministero della Giustizia non comparabili. Tra pochi mesi i dati ufficiali del 2000

di Benedetta Verrini

Quanti sono i minori in istituto? Sono più di 28mila, come dice l’Istat, o sono poco più di 14mila, come riferisce l’Istituto degli Innocenti nel suo più recente monitoraggio? La gravissima questione, posta da numerose associazioni, è stata oggetto di un’interrogazione parlamentare oggi alla Camera dei deputati. La richiesta (Minori accolti in istituti di assistenza – n. 3-01097), posta dagli onorevoli Di Giandomenico e Volontè, è stata chiarita dal ministro Roberto Maroni. “L’indagine svolta dall’ISTAT riguarda i presidi residenziali socio- assistenziali al 31 dicembre 1999. In questa categoria sono, però, compresi sia i presidi per minori sia quelli per anziani, adulti e quelli misti. Il dato complessivo di 28.148 fornito dall’ISTAT comprende, inoltre, anche i minori presenti in comunità di accoglienza per immigrati, nei centri di pronta accoglienza, nelle comunità familiari, nelle comunità socio-riabilitative e nelle comunità-alloggio. Ciò spiega la consistente differenza numerica tra i dati forniti dall’indagine dell’ISTAT e quelli del Ministero della giustizia” ha spiegato il ministro, aggiungendo che il suo dicastero in passato aveva commissionato un’indagine al centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza (l’istituto degli Innocenti). Questa ricerca aveva come oggetto solo i minori in istituti assistenziali ed educativi, “e rileva un numero di 15.000 minori al 30 giugno 1998. Va considerata, quindi, la differenza di un anno e mezzo tra una ricerca e l’altra, oltre agli universi di indagine differenti. Tra qualche mese poi saranno disponibili i dati aggiornati al 31 dicembre 2000” ha proseguito Maroni. “Secondo i dati ISTAT, sono 10.000 i minori affidati agli istituti, mentre risultano 8.000 i minori in comunità educative; in totale, quindi, si arriva a circa 18.000 minori. A questi dati vanno aggiunti i 1000 minori stranieri presenti in specifici istituti di accoglienza temporanea e i 1.400 minori accolti in strutture riabilitative (dati, questi ultimi, che non sono stati rilevati dal centro nazionale di documentazione e analisi). Il dato della ricerca ISTAT è realmente confrontabile con quello della ricerca del centro nazionale e, pertanto, il dato è composto dai minori presenti in comunità educative e in istituto” ha concluso il ministro. L’interrogazione dei due deputati conteneva anche una richiesta di chiarimento sulle soluzioni da apprestare per il momento in cui chiuderanno gli istituti, che la nuova legge sulle adozioni ha fissato per il 2006. “Si stanno valutando tutte le possibili soluzioni e gli strumenti volti al potenziamento delle forme alternative di accoglienza- ha detto Maroni – Tali strumenti mirano non solo a dare una più ampia diffusione di modalità di intervento che consentano il mantenimento dei legami con la famiglia di origine, ma anche a favorire iniziative di sensibilizzazione per il rilancio dell’affidamento sul territorio nazionale nonché a promuovere l’associazionismo familiare. La capacità di rinforzare e sostenere le risorse della comunità anche rispetto alla presa in carico dei bambini, attraverso un rapporto costante con i servizi di carattere professionale, costituisce un punto di riferimento in grado di attivare percorsi virtuosi nel sostegno dei minori, alla famiglia ed alla genitorialità. Il tema del rilancio dell’affidamento familiare, insieme al tema dello sviluppo dell’associazionismo familiare, è inoltre uno dei punti allo studio dell’osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza nella stesura della bozza del nuovo piano di azione 2002-2003”. Di Giandomenico ha replicato auspicando che nell’adozione di tali misure d’accoglienza “non si faccia lo scaricabarile tra Stato e regioni in maniera tale che si possa avere una partecipazione anche dello Stato. Infatti, lei mi ha fatto intendere che si tratta di una materia affidata, secondo il titolo V, alle regioni. Tuttavia, lo Stato può e deve intervenire, anche con massicci investimenti finanziari, in maniera tale che le case-famiglia e le comunità-alloggio trovino una soddisfazione perché il problema dei minori venga posto al centro dell’attenzione non solo in termini di retorica e di consolazione dell’anima di ognuno di noi, ma in termini realistici in favore dei nostri bambini”.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA