Welfare
Minori in aumento, tutori in stallo: serve più sensibilizzazione
Questa mattina un webinar di bilancio per il progetto di monitoraggio della tutela volontaria per minori non accompagnati istituita nel 2017. Ventun Presidenti del Tribunali per i Minorenni chiedono il mantenimento degli sportelli a supporto dei tutori, che non possono essere lasciati soli. Per il 2021 ci si attende un aumento dei minori soli: servono più tutori, soprattutto in Sicilia, Friuli Venezia Giulia e Lombardia, dove vivono più minori non accompagnati
Ogni minore non accompagnato presente in Italia deve avere un tutore volontario: garantirglielo non è un auspicio o un semplice valore aggiunto del nostro sistema di accoglienza, bensì un dovere. È questa consapevolezza che ha accompagnato oggi il convegno finale (online) del progetto FAMI per il monitoraggio del sistema di tutela volontaria per i minori stranieri non accompagnati, che si conclude il 31 maggio. I numeri sono noti: 2.967 tutori volontari formati e 2.960 iscritti negli albi dei tribunali al 30 giugno 2019 per 6.612 minori non accompagnati presenti in Italia al 31 marzo 2021, in gran parte maschi (il 96,4%) e diciassettenni (il 65%). I MNA erano 5.016 al 31 dicembre 2020 ed 6.054 al 31 dicembre 2019 ma dopo un quinquennio di calo, in questi primi mesi del 2021 i numeri dei minori non accompagnati in Italia sono «in aumento»: lo hanno segnalato nel corso della mattinata Michela Lattarulo, direttore centrale dei servizi per l’immigrazione e l’asilo del Ministero dell’Interno e Francesco Micela, presidente del Tribunale per i minorenni di Palermo, che ha parlato di 700 iscrizioni di minori non accompagnati in Sicilia solo nei primi mesi del 2021, mesi in cui gli sbarchi sono comunque meno facili.
«La figura del tutore volontario è stata introdotta nel 2017, quando l’Italia da tre anni era sottoposta a procedura di infrazione da parte della Commissione Europea, proprio per la tutela dei minori non accompagnati: ritardo nella nomina del tutore, tutori non adeguatamente formati, mancanza di monitoraggio, persone troppo oberate che non garantiscono al minore quella tutela adeguata»: la Garante Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, Carla Garlatti, ha introdotto così la giornata. Una scelta che ha portato alla luce disponibilità inedite e che si è rivelata essere esattamente la risposta al bisogno principale che i ragazzi avevano. A settembre 2018, infatti, la procedura di infrazione venne chiusa.
Per supportare l’azione dei tutori volontari – al netto del corso iniziale di formazione infatti, introdurre la figura nuova, di privato cittadino, in un sistema complesso e articolato come quello della tutela e protezione dell’infanzia non è cosa immediata, oltre al fatto che i ragazzi portano con tutta evidenza i loro bisogni e le loro problematicità – il progetto realizzato dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza in partnership con Opera don Calabria, CNCA e Avvocati di strada e finanziato dalle risorse europee del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione ha aperto e gestito sportelli in 18 Tribunali per i Minorenni su 29, che hanno garantito 7.300 ore di supporto ai tutori volontari e alle istituzioni coinvolte, con Unità Operative Locali che hanno messo a disposizione 55 esperti in ambito sociale e 17 esperti in ambito legale. Una risorsa preziosissima, tanto che 21 presidenti di Tribunali per i Minorenni hanno firmato una lettera indirizzata alla Garante Infanzia per chiedere che il progetto continui e che questi sportelli restino: «Non sono risolutivi di tutti i problemi ma hanno dato un apporto molto significativo, tanto che si guarda con grande preoccupazione al fatto che il progetto possa ora interrompersi», dice Francesco Micela, presidente del Tribunale per i minorenni di Palermo, che si è fatto promotore della lettera. «La risposta è stata impressionante per numero di adesioni ma anche per la velocità e modalità, proprio a sottolineare l’importanza che proseguano le due direttrici principali del progetto, cioè la sensibilizzazione sulla figura del tutore volontario nei territori e il sostegno ai tutori già nominati». Micela ha ben tratteggiato il quadro della situazione nei territori di sua competenza: Palermo, Trapani e Agrigento. Stretgeia: «Il nostro territorio ha una situazione drammatica: nel 2018 avevamo 1.233 iscrizioni di MNA che si sono ridotte nel 2019 a circa 600 e nel 2020 sono salite nuovamente a circa 2mila, mentre ora nei primi tre mesi 2021 abbiamo circa 700 iscrizioni. La linea del Tribunale è che sia un dovere dare un tutore volontario a tutti, ma abbiamo circa 200 tutori volontari. Ho molto apprezzato che la Garante abbia inziato questa mattinata ricordando la procedura di infrazione, perché a volte c’è rischio di interpretare questo strumento come un optional, qualcosa che se c’è è molto bello ma se non c’è pazienza, perché si dà più peso all’accoglienza che alla tutela dei diritti indivuali dei minori. No, non è così, è nostro dovere dare a questi ragazzi un tutore, poiché noi giudici ci occupiamo di loro in quanto non accompagnati: se diamo la tutela al sindaco o all'assessore… non accomagnati sono e non accompagnati restano. Visit i numeri però è una "mission impossible"». Cosa hanno fatto quindi a Palermo? «Quando i ragazzi sono vicini alla maggiore età nominiamo il sindaco, ma quando non hanno ancora 17 anni e sei mesi non ce la siamo sentiti di dire non abbiamo tutori, lasciamo stare… Così abbiamo disposto il trasferimento dei ragazzi, chiedendo di spostarli dove ci sono tutori volontari. Il sistema di accoglienza e il sistema dei tutori devono dialogare. La distribuzione sul territorio nazionale dei ragazzi deve tenere conto non solo di dove sono le comunità ma anche della possibilità effettiva di dare loro un tutore».
A volte c’è rischio di interpretare questo strumento come un optional, qualcosa che se c’è è molto bello ma se non c’è pazienza. Non è così. È nostro dovere dare a questi ragazzi un tutore, poiché noi giudici ci occupiamo di loro in quanto non accompagnati: se diamo la tutela al sindaco o all'assessore… non accomagnati sono e non accompagnati restano. Visit i numeri però è una "mission impossible". Quando i ragazzi sono vicini alla maggiore età quindi nominiamo il sindaco, ma quando non hanno ancora 17 anni e sei mesi non ce la siamo sentiti di dire non abbiamo tutori… Così abbiamo disposto il trasferimento dei ragazzi, chiedendo di spostarli dove ci sono tutori volontari. Il sistema di accoglienza e il sistema dei tutori devono dialogare. La distribuzione sul territorio nazionale dei ragazzi deve tenere conto non solo di dove sono le comunità ma anche della possibilità effettiva di dare loro un tutore
Francesco Micela
Quanto allo sforzo per aumentare la disponibilità di tutori volontari, con il progetto Fami nei territori del Tribunale per i Minorenni di Palermo si sono concentrati proprio sulla sensibilizzazione nei territori in cui c’erano più MNA e meno tutori: «Raggiunto il numero di aspiranti tutori volontari che ci consentisse di organizzare un corso, diciamo 15/20 persone, scattava un "porta a porta" fra le associaioni per sensibilizzare e sfruttare questo occasione. Ha funzionato molto bene, sopetttuto nel marsalese: nell’estate/autunno 2019 da 20 aspiranti tutori siamo saliti a 70, bissando il corso. Questo esempio dà la misura del poteniale del progetto», ha riferito Micela.
Anche Alessandro Padovani, direttore dell’Opera Don Calabria, ha individuato la necessità di continuare a lavorare sul riconoscimento e il sostegno diretto ai tutori, dando un sostegno concreto ai costi che i tutori sopportano nello svolgere la loro funzione (la Garante Nazionale già nelle scorse settimane ha sollecitato la necessità di sbloccare il fondo istituito dalla legge di bilancio 2020, per i rimborsi ai tutori volontari e per la copertura delle ore di permesso dal lavoro, che ancora attende i decreti attuativi). Un secondo punto è la necessità di “manutenzione” di forme di accompagnamento stabile ai singoli tutori volontari: luoghi di condivisione, ascolto, scambio, che permettano di non lasciare solo un tutore nelle sue relazioni con un adolescente solo. Terzo, il coinvolgimento delle comunità e dei territori nell’accoglienza.
È importante che l’esperienza prosegua senza soluzione di continuità, per dare supporto ai tutori volontari attivi. Credo che anche raccontare chi sono i minori non accompagnati serva a superare la paura e la diffidenza: sono ragazzini soli, con tanta nostalgia di casa, che non vedono l’ora di chiamare al telefono la mamma, che hanno l’ansia di mandare soldi a casa perché sanno che se loi aspettano, con un vissuto molto pesante sulle spalle…. Hanno bisogno di qualcuno che li ascolti
Carla Garlatti
«Avere un tutore volontario è un diritto che tutti i MNA devono ottenere. Ci sono zone d’Italia in cui il numero di tutori è adeguato al numero di minori e altre in cui non lo è affatto», sottolinea ancora la Garante Nazionale Carla Garlatti. «È necessario proseguire con una campagna di sensibilizzazione, perché nel nostro Paese c’è una grandissima disponibilità al volontariato e alla cittadinanza attiva, si tratta di sollecitare questa disponibilità verso un settore piuttosto che un altro. Per essere tutore volontario non è necessario avere una laurea in giurisprudenza o in psicologia… baste mettere a disposizione il proprio tempo, poi le competenze vengono con il corso di formazione, con il supporto che viene dato con gli sportelli… Per questo è importante che l’esperienza prosegua senza soluzione di continuità. Credo che anche raccontare chi sono i minori non accompagnati serva a superare la paura e la diffidenza: sono ragazzini soli, con tanta nostalgia di casa, che non vedono l’ora di chiamare al telefono la mamma, che hanno l’ansia di mandare soldi a casa perché sanno che se loi aspettano, con un vissuto molto pesante sulle spalle…. Hanno bisogno di qualcuno che li ascolti». Quanto alla lettera che la Garante ha inviato ai ministri Lamorgese e Franco per sbloccare il fondo istituito dalla legge di bilancio 2020 per i rimborsi delle spese sostenute dai tutori volontari e i rimborso alle aziende per i permessi di lavoro accordati ai tutori volontari (per un importo massimo pari al 50%, fino a 60 ore), la Garante non ha ancora ricevuto risposta: «Ma non mi aspetto una lettera di risposta, mi aspetto lo sblocco del fondo, cosa che in dieci giorni non può essere fatta. È un punto su cui insisterò», dice Garlatti. «Il tutore volontario offre il proprio tempo, non è giusto che debba rimetterci sotto il profilo economico, mi sono spesa e mi spenderò per questo».
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