Mondo

Minori in attesa di adozione. Romania: si apre nel 2004

Bucarest ha predisposto la riforma per svuotare gli istituti. Ma la svolta sembra avere molte ombre.

di Benedetta Verrini

Dopo oltre due anni di blocco, la Romania sembra ormai vicina alla riapertura delle adozioni internazionali. La notizia, anticipata già quest?estate dalla Commissione adozioni internazionali in un report sulla situazione dei Paesi dell?Est, sta prendendo consistenza grazie alle notizie sul via libera al pacchetto legislativo sulla protezione dei minori da parte del parlamento di Bucarest. Il provvedimento rappresentava una condizione necessaria per l?ingresso del Paese nell?Unione europea, dopo le ripetute denunce giornalistiche e istituzionali sulla grave condizione dei minori in istituto. “Ora sembra essere alle battute finali, ma ha avuto un percorso lungo e accidentato”, spiega Daniela Trogu, cooperante AiBi in Romania. “Dopo la sua prima stesura, il pacchetto legislativo è stato trasmesso all?Unione europea, che lo ha rimandato con dieci raccomandazioni. Nuovamente rivisto e rimandato ancora alla Ue, in questi giorni dovrebbe essere sottoposto al Parlamento e ottenere il via libera. Il regolamento esecutivo, porterà poi via altri due-tre mesi”. Per questo, il pronostico della Commissione italiana sulla riapertura a gennaio 2004 appare forse un po? troppo ottimistico, ma per i primi mesi dell?anno si può certamente sperare. “A tutt?oggi, l?adozione con la Romania resta in sospeso”, precisa Irene Bertuzzi, responsabile del settore adozioni di AiBi. “Nonostante il blocco sono andate in porto diverse adozioni per ?casi speciali?, cioè per bambini grandi o con problemi, o di gruppi di fratelli”. Negli ultimi due anni, su questo principio, sono stati approvati circa 800 dossier di adozione internazionale, rispetto ai 10mila approvati nel periodo 1997-2000. La preoccupazione di AiBi resta alta per la situazione dei bambini in istituto: “Sono quelli che hanno subito le conseguenze peggiori dalla sospensione”, prosegue la Bertuzzi. “Anche se i dati rivelano che il loro numero si è quasi dimezzato, passando da 60mila a meno di 40mila. Non è chiaro, però, quale sarà il futuro dei bambini usciti dagli istituti e affidati alle famiglie rumene, che per questo percepiscono un salario. Saranno davvero considerati come figli? E cosa faranno quando raggiungeranno la maggiore età?”.Questo drastico cambiamento di politiche, rischia di avere molti lati oscuri: sono oltre 10mila gli “assistenti maternali” autorizzati a prendere minori in affidamento, “e per questo percepiscono, grazie a fondi Ue, uno stipendio di 300 dollari al mese. Una vera fortuna, per gli standard rumeni” conclude la Trogu.


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