Famiglia

MINORI. Il dossier di Save the Children sulla tratta

Ancora molti i bambini e gli adolescenti coinvolti nello sfruttamento sessuale, lavorativo e accattonaggio. Cresce il traffico di piccoli egiziani

di Redazione

Minori di entrambi i sessi che giungono in maggioranza dall’Est Europa, soprattutto Romania, nonché da paesi africani fra cui Nigeria, Egitto, Marocco, Tunisia, Algeria, Senegal, e sfruttati non solo nella prostituzione, ma anche nel lavoro agricolo, nell’accattonaggio o in attività illegali come lo spaccio di droga.  Molti sono minori migranti non accompagnati che approdano, per esempio, in Sicilia e poi fuggono dalle comunità d’accoglienza dell’isola. In crescita il flusso di minori egiziani vittime di smugglingcioè di traffico –  e a rischio di subire gravi forme di sfruttamento.

Sono  queste le principali evidenze contenute ne “La tratta dei bambini in Italia”, un dossier di Save the Children che ricostruisce i contorni del fenomeno così come emerge dall’aggiornamento del profilo dei minori vittime realizzato dall’organizzazione a tutela e difesa dell’infanzia nel corso del 2009, sulla base della sua esperienza di lavoro sul campo e grazie alla collaborazione fino ad ora di oltre 40 fra enti e organizzazioni che si occupano di minori stranieri sul territorio italiano.

Il dossier, che è stato reso noto alla vigilia della Giornata Internazionale in Ricordo della Schiavitù e della sua abolizione (che si celebra domenica 23 agosto), contiene anche un capitolo dedicato agli effetti delle nuove norme in materia di sicurezza sul fenomeno della tratta dei minori.

«Il rischio molto elevato che mettiamo in luce nel dossier è che la recente normativa nella pratica produca gravi conseguenze sui minori in termini di esclusione dal sistema di protezione», spiega al riguardo Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia.

A causa della mancanza di un sistema di rilevazione coerente e uniforme, la determinazione statistica del fenomeno rimane una grande sfida. Nonostante ciò, secondo i dati più recenti, si stima che siano 2,5 milioni le vittime della tratta di esseri umani nel mondo, l’80% delle quali donne e bambine; 1,2 milioni i minori, pari al 50% del totale. Per quanto riguarda l’Italia, sono 54.559 le vittime di tratta che hanno ricevuto assistenza e protezione fra il 2.000 e il 2007. Di esse, un numero rilevante ma sicuramente sottostimato è rappresentato da minori: 938 gli under 18 assistiti e protetti nello stesso periodo.

Lo smuggling di minori egiziani, è un fenomeno emergente che riguarda in prevalenza minorenni maschi provenienti dall’Egitto. Un gruppo in forte aumento: nel 2008, dei 2646 minori sbarcati a Lampedusa, il 25% è costituito da egiziani. Giungono sulle coste siciliane e hanno già in mente mete precise: Roma, Milano o Torino, dove li attendono familiari o conoscenti di nazionalità egiziana ai quali i genitori li affidano nella speranza di garantire loro una vita migliore. Per questo fuggono molto presto dalle comunità di accoglienza dell’isola e si dirigono al Nord. Le famiglie di origine contraggono un debito o vendono un terreno per poter pagare i trafficanti (smugglers) che li conducono in Italia. A seguito di ciò questi adolescenti sono costretti a lavorare duramente per inviare il denaro necessario a ripagare il debito. A oggi  tuttavia non sono ancora emersi elementi che permettano di riconoscere lo sfruttamento e conseguentemente qualificare più propriamente questa pratica come tratta, mentre è appurato che si tratti di smuggling.

«Per quanto riguarda i minori, anche quelli che si trovano già nell’orrenda condizione di vittime», prosegue Valerio Neri, «il pericolo grave che ravvisiamo è che la recente normativa nella pratica produca gravi conseguenze in termini di una loro esclusione dal sistema di protezione. Poniamo per esempio il caso per niente raro che un adolescente di 16 o 17 anni – età prevalente dei minori in arrivo – una volta in frontiera, venga erroneamente scambiato per un maggiorenne, al pari degli adulti sarà soggetto alla applicazione delle disposizioni in materia di reato di ingresso e soggiorno illegale in Italia. Per lui  quindi scatterà subito il trattenimento in un Centro di Identificazione ed espulsione (Cie) fino a 180 giorni, eventualmente anche insieme ai suoi trafficanti, e potrà essere soggetto ai provvedimenti di espulsione sia amministrativa sia conseguente all’accertamento del reato di soggiorno illegale. In generale, la trasformazione del migrante irregolare in autore di un reato e la sua successiva immediata espulsione impediscono o rallentano l’attivarsi dei meccanismi di emersione e di identificazione delle vittime di tratta».

Conclude Valerio Neri, «l’attuale normativa rischia di vittimizzare una seconda volta un minore già oggetto di un terribile trattamento. Come Save the Children chiediamo quindi la promozione e l’attuazione di un sistema nazionale per la presa in carico e l’assistenza delle vittime della tratta, con procedure operative omogenee relative all’identificazione, alla presa in carico ed all’assistenza dei minori vittime della tratta e l’adozione da parte del Governo di una strategia ed un piano nazionale di lotta alla tratta».


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