Famiglia
Minori: Amnesty,nuovo rapporto su pena di morte
Negli Usa una decisione della Corte suprema potrebbe abrogare le esecuzioni per reati commessi da minori
La Corte suprema degli Stati Uniti ha l?opportunità di consegnare alla storia le esecuzioni di minorenni al momento del reato e di allineare questo paese alla stragrande maggioranza delle nazioni che hanno già compiuto questo passo. È quanto afferma Amnesty International in un nuovo rapporto, pubblicato quattro settimane prima dell?udienza del 13 ottobre, quando i giudici della Corte suprema di Washington inizieranno l?esame della costituzionalità delle condanne a morte di persone che all?epoca del reato avevano 16 o 17 anni. La sentenza è prevista nella prima metà del 2005.
?Queste esecuzioni violano il diritto internazionale. Il consenso universale contro l?uso della pena di morte nei confronti dei minorenni all?epoca del reato riflette la generale consapevolezza delle possibilità di crescita e di cambiamento degli adolescenti?, ha dichiarato Karen Hooper, responsabile del Coordinamento pena di morte della Sezione Italiana di Amnesty International.
Dal 2003 Amnesty International ha registrato sei esecuzioni di minorenni all?epoca del reato in Cina, Iran e Stati Uniti. Altri minorenni all?epoca del reato si trovano nel braccio della morte nelle Filippine, in Pakistan e in Sudan.
?La vita di un adolescente non dovrebbe mai essere cancellata, a prescindere da quello che abbia fatto. Il principio-guida dovrebbe essere quello di valorizzare al massimo la possibilità degli adolescenti di reinserirsi con successo nella società. La pena di morte è la negazione estrema di questo principio?, ha proseguito Hooper.
Il rapporto di Amnesty International descrive alcuni recenti casi di esecuzioni nei confronti di minorenni all?epoca del reato.
Scott Allen Hain è stato messo a morte negli Stati Uniti il 3 aprile 2003 per un reato commesso quando aveva 17 anni. Da allora, diverse esecuzioni di minorenni all?epoca del reato sono state sospese in vista della prossima decisione della Corte suprema. Gli Usa sono l?unico paese al mondo ad ammettere apertamente di ricorrere a questo tipo di esecuzioni e a rivendicare il diritto di farlo.
Nella Repubblica popolare cinese, nonostante il divieto legislativo, le esecuzioni di minorenni all?epoca del reato continuano ad aver luogo, a quanto pare perché le autorità non prestano sufficiente attenzione all?età dei condannati. Gao Pan è stato messo a morte l?8 marzo 2004 per un reato commesso il 9 agosto 2001, quando con ogni probabilità aveva meno di 18 anni. Informazioni contraddittorie negli atti del processo e l?uso di differenti sistemi di calendario hanno reso difficile stabilire l?età del ragazzo. La procura generale, nel tentativo di dimostrare la maggiore età di Gao Pan, ha esibito un certificato firmato dal padre, poi rivelatosi falso. L?Alta corte del popolo della provincia dello Hebei ha respinto 32 prove presentate dalla difesa a sostegno della minore età dell?imputato, così come la richiesta di un esame medico che avrebbe potuto fare chiarezza su questa circostanza decisiva.
In Iran Ateqeh Rajabi, 16 anni, è stata impiccata il 15 agosto 2004 in una strada della città di Neka, nella provincia settentrionale di Mazandaran, per ?atti incompatibili con la castità?. Era stata condannata a morte tre mesi prima, al termine di un processo nel quale non aveva potuto usufruire di assistenza legale ed era stata oggetto di duri rimproveri da parte del giudice, a causa del suo abbigliamento. Secondo alcune fonti, Ateqeh Rajabi aveva problemi di disabilità mentale sia al momento del reato che durante il processo. Sebbene la carta d?identità mostrasse chiaramente la sua minore età all?epoca dei fatti, le autorità giudiziarie di Mazandaran hanno dichiarato che la condannata aveva 22 anni.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.