Legge di Bilancio

Minori allontanati, il Fondo per l’assistenza? Neanche una goccia nel mare

Per Liviana Marelli, responsabile Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienti - Cnca, i 100 milioni del fondo previsto dalla legge di Bilancio a sostegno dei comuni per l’assistenza ai minori sono insufficienti. «Solo il comune di Milano ne spende 50». Frida Tonizzo, presidente dell’Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie – Anfaa: «Il fondo non ha una copertura finanziaria adeguata e non risponde neanche al tema dell'esigibilità del diritto»

di Alessio Nisi

fondo

La legge di Bilancio 2025 da 30 miliardi è arrivata a Montecitorio. Dopo la firma del Presidente della Repubblica, la manovra è stato depositata in Parlamento, aprendo l’iter di conversione che quest’anno parte dalla Camera. I parlamentari avranno un tesoretto da 120 milioni per le modifiche. Tra i 144 articoli del testo è comparso (articolo 101) un fondo da 100 milioni all’anno, dal 2025 al 2027, per contribuire, si legge, “alle spese sostenute dai comuni per l’assistenza ai minori, per i quali sia stato disposto l’allontanamento dalla casa familiare con provvedimento dell’autorità giudiziaria”.

Aiuto concreto ai comuni

«L’istituzione di un “Fondo per l’assistenza ai minori” previsto dalla manovra», assicura Elena Lucchini, assessore alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità della regione Lombardia, «garantirà un aiuto concreto ai tanti comuni che devono far fronte alle spese relative ai costi sociali dei minori che, dopo l’allontanamento dal nucleo famigliare a seguito di provvedimento dell’autorità giudiziaria, vengono accolti in strutture residenziali. Le rette delle comunità educative, comunità familiari e alloggi per l’autonomia hanno un impatto notevole sui bilanci dei nostri Enti locali e la creazione di un Fondo consentirà loro di affrontare i costi crescenti dell’accoglienza.

Liviana Marelli, responsabile Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienti – Cnca

Può essere un punto di partenza

«Avrei preferito chiamarlo Fondo di accoglienza per i minori, anziché Fondo per l’assistenza ai minori. In ogni caso, è una mezza goccia nel mare. È un investimento scarso. Può essere un punto di partenza», commenta Liviana Marelli, responsabile Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienti – Cnca per le politiche minorili e componente del Tavolo Nazionale Affido, «solo il comune di Milano spende per questi servizi 50 milioni di euro». Il sistema italiano, precisa Marelli, conta a oggi «3600 comunità, 18 mila minori fuori famiglia (in comunità e in affido), in 8 mila comuni».

La tutela dei minori è un bene comune

Per Marelli «di positivo c’è che l’istituzione del fondo» riconosce «che la responsabilità  della tutela dei minorenni è in capo allo Stato, e, in quanto bene comune, non è competenza solo di qualcuno». In quanto tale, aggiunge, è giusto che «lo Stato  si interroghi sul come sostenere gli oneri a fronte di minorenni allontanati con un provvedimento dell’autorità giudiziaria». Oneri che «derivano dall’applicazione del contratto di lavoro di professionisti e dalle spese in fatto di requisiti di accreditamento».

Aiuto aggiuntivo

In sintesi, continua Marelli, il fondo è «un contributo, un aiuto aggiuntivo rispetto a fondi  strutturali che i comuni in qualche modo devono investire sull’accoglienza dei minori. Non vorrei poi che questo fondo sia», un escamotage per «tagli ad altri fondi che in qualche modo penalizzino ulteriormente le politiche sociali a livello locale. Il fondo», prosegue, «andrebbe valutato sicuramente all’interno dell’impianto complessivo della legge finanziaria».

I piccoli comuni

Certo, quella arrivata in Parlamento è una bozza di manovra. Non solo. A questo fondo mancano i decreti attuativi, «importantissimi, perché dovranno decidere i criteri» con i quali le risorse verranno concesse e assegnate. In questo senso, ragiona Marelli a proposito del comma 5 dell’articolo 101 del testo (relativo “ai fini del riparto”, “delle particolari esigenze dei comuni di piccola dimensione e delle spese sostenute dai comuni per far fronte all’esecuzione delle sentenze relative alla giustizia minorile”): «È chiaro che un comune di piccoli dimensioni e con pochi abitanti non è il comune di Milano ed è altrettanto chiaro fa più fatica nel sostenere questi oneri».

Fondo non adeguato

Non disporre di una «dotazione finanziaria adeguata, ma limitata», spiega Frida Tonizzo, presidente dell’Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie – Anfaa, «fa sì che il fondo non risponde neanche alla questione fondamentale dell’esigibilità del diritto», come da legge 184 del 1983 (Diritto del minore ad una famiglia). «Il rischio», aggiunge, «è che questo fondo venga enfatizzato come uno supporto dello Stato nei confronti dei comuni. Ma 100 milioni di euro sono pochissimi, rispetto alla spesa che riguarda un minore allontanato e inserito in una comunità».

In apertura foto di MI PHAM per Unsplash

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.