Famiglia

Minori: allarme Istat per i minori. 31 mila al lavoro

La ricerca presentata oggi. Maroni: "Situazione da non sottovalutare ma non drammatica". La CGIL contesta i dati

di Paul Ricard

In Italia lavora oltre il 10% dei giovani con meno di 19 anni e circa il 3,1% del totale dei ragazzi tra i 7 e i 14 anni: un esercito che in cifra assoluta conta quasi 478.000 persone delle quali 334.000 adolescenti e 144.000 bambini. E quanto emerge da due ricerche presentate oggi dall’Istat e dal ministero del Welfare in occasione della giornata mondiale contro il lavoro minorile. Alto anche il numero dei bambini sfruttati. Nonostante il fenomeno sia consistente (31.000 tra i 7 e i 14 anni) il dato sembra piu’ basso di quello emerso in un recente studio della Cgil (350.000 casi di lavoro minorile). Alla presentazione e’ intervenuto anche il ministro del Welfare Roberto Maroni secondo il quale il fenomeno ”non e’ da sottovalutare ma non e’ drammatico”. Bisogna infatti distinguere – ha sottolineato – tra i casi di vero e proprio sfruttamento e quelli in cui si presta una collaborazione sporadica all’azienda di famiglia. Una parte rilevante dei giovanissimi che lavora infatti presta lavoro in casa, nei negozi, nei bar e in agricoltura, realta’ che spesso sono piccole o piccolissime imprese familiari. L’indagine sulla fascia tra i 7 e i 14 anni rivela che su 144.285 persone ”economicamente attive” 12.168 hanno tra i 7 e i 10 anni, 66.047 tra gli 11 e i 13 anni mentre 69.070 hanno 14 anni. La quota sul totale della popolazione nella fascia di eta’ corrispondente e’ pari allo 0,5% tra i 7 e i 10 anni e all’11,6% in quella dei quattordicenni. La percentuale dei bambini che lavora nei paesi sviluppati e’ in media del 2%. Tra i 31.000 bambini sfruttati 12.300 lo sono con un lavoro continuativo e 19.200 con un lavoro non continuativo. La stragrande maggioranza dei ragazzi che ha lavorato prima dei 15 anni lo ha fatto con un impiego stagionale (71,7%) e per una durata complessiva in genere (82,6%) non superiore ai tre mesi l’anno. Sono quasi sempre attivita’ conciliabili con la scuola visto che solo il 12,6% ha dichiarato di essersi assentato dalle lezioni per lavorare. Oltre il 50% degli intervistati che ha lavorato ha detto di essere stato impiegato piu’ o meno tutti i giorni e per piu’ di quattro ore al giorno. Tra i 15 e i 19 anni i ragazzi che lavorano sono 334.000, il 10,8% dei 3.096.000 totali nella fascia di eta’ corrispondente. Se si considerano tutti quelli entrati nel mercato del lavoro (occupati e in cerca di prima occupazione) si tratta di 542.000 giovani (il 17,5% del totale) su tutto il territorio nazionale. Le percentuali di occupati tra i ragazzi sono particolarmente alte nel Nord Est (in Trentino sono il 26,9%, in Veneto il 18,5%) ma anche in Emilia Romagna e in Lombardia. La maggior parte degli under 19 che lavora ha la licenzia media (69,2% degli occupati in questa fascia di eta’) ma ci sono ancora il 7,8% dei giovani che lavorano che hanno solo la licenza elementare. I ragazzi a causa della loro inesperienza spesso subiscono infortuni: nel 2000 complessivamente sono stati 24.776, 7.572 dei quali hanno portato una inabilita’ temporanea. In 77 casi l’inabilita’ derivata dall’infortunio e’ permanente mentre i morti sul lavoro con meno di 19 anni sono stati 4 (in forte discesa rispetto ai 15 del 1998 e gli 11 del 1999). Critica la CGIL. Le dichiarazioni del ministro del Welfare, Roberto Maroni sulla situazione del lavoro minorile sono ”un non senso”. Lo afferma il presidente dell’Ires-Cgil, Agostino Megale che conferma i dati dell’organizzazione sul lavoro dei giovanissimi (3-400.000 coinvolti) e ricorda che l’Istat nei dati presentati oggi non ha tenuto conto del lavoro sommerso.


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