Politica
Minorenni migranti soli: «Mai insieme agli adulti», dice la Garante Infanzia
Mentre il Governo approvava il nuovo decreto legge sull'immigrazione, l'Autorità Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza ha presentato la sua Relazione al Parlamento (con la partecipazione di Beppe, l'educatore di "Mare fuori"). «La presunzione della minore età per i minorenni migranti soli deve rimanere», dice Carla Garlatti. E avanza due proposte rivoluzionarie: la consultazione dei minori e la valutazione d'impatto sui più giovani siano previste per legge
Carla Garlatti, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, nel discorso con cui ha presentato al Parlamento la sua relazione, lo dice chiaro: «È importante che i minori siano tenuti separati dagli adulti nell’accoglienza». Con i minorenni migranti soli è necessario non derogare rispetto al principio di presunzione di minore età all’arrivo in Italia, senza accollare al minore l’onere di dimostrare la sua minore età: «Per loro è difficile e costoso procurarsi i documenti, talvolta è addirittura impossibile», ha detto la Garante.
Un’ovvietà forse, che risuona però limpida e pesante nel giorno in cui il Governo si appresta ad emanare un decreto legge che, stando alle bozze, mette in capo ai minori stranieri non accompagnati l’onere di dimostrare la loro minore età, apre alla possibilità di inserire i sedicenni e i diciassettenni in centri di accoglienza destinati agli adulti qualora non ci fosse posto nelle strutture dedicate ai minori (e sappiamo già che queste sono sature) e l’espulsione per chi dichiara un’età falsa. La Garante, come nel suo stile, afferma di non voler esprimere pareri su provvedimenti che non sono ancora definitivi e che non ha letto: «Io però affermo un principio e in base a questo io ritengo che i minori debbano sempre essere tenuti separati dagli adulti. Non nascondiamoci nemmeno che questa “contaminazione” già avviene, la settimana prossima visiterò dei centri di primissima accoglienza e me lo hanno già detto, però sarebbe grave formalizzarla».
I minori stranieri non accompagnati devono assolutamente essere separati dagli adulti, nemmeno temporaneamente devono essere “mescolati” con loro. Ci sarebbe una “contaminazione” che per i minori è dannosa, perché metterli insieme ai maggiorenni li porta ad acquisire informazioni e un modus operandi che non è adatto a loro
Carla Garlatti, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolesenza
Una contaminazione dannosa
«I minori devono assolutamente essere separati dagli adulti, nemmeno temporaneamente devono essere “mescolati” con loro», ha ribadito la Garante nel punto con la stampa: «Ci sarebbe una “contaminazione” che per i minori è dannosa, perché metterli insieme ai maggiorenni li porta ad acquisire informazioni e un modus operandi che non è adatto a loro, non va bene per i minori. I minori sono persone in formazione e devono avere dei centri educativi che siano dedicati esclusivamente a loro. L’ inversione dell’onere della prova poi – cioè che sia il minore a dover dimostrare di essere tale – è pazzesca, non possono farlo: abbiamo minori che prevengono da zone dove non ci sono i registri anagrafici, non hanno i documenti oppure è costosissimo averli. Se poi sono rifugiati è letteralmente impensabile. Una cosa che mi preoccupa moltissimo è il fatto che – ne ho avuto tante volte esperienza da presidente di un Tribunale per i minorenni – alle ragazzine viene imposto di dire che sono maggiorenni per poter essere sottratte alla tutela e avviate subito allo sfruttamento sessuale. Se noi introduciamo l’onere di dimostrare la minore età, diamo una mano alla criminalità organizzata: questa per me è una cosa inaccettabile».
L’indifferenza nei confronti della sofferenza della vittima
In una Sala della Regina gremita, con in prima fila la ministra Eugenia Roccella, la presidente della bicamerale Infanzia Michela Vittoria Brambilla, il presidente della Camera Lorenzo Fontana, la Garante nella breve sua relazione ha toccato solo alcuni temi di un report che conta invece 300 pagine. A margine ha salutato come «molto buone» le iniziative messe in atto di recente dal Governo con il “decreto Caivano” con l’investimento nelle scuole e per il contrasto della dispersione scolastica nelle zone più deprivate, «lo sforzo per rendere la scuola più attrattiva, la presa in carico del nucleo familiare e tutto ciò che riguarda la rieducazione del minore» mentre si è detta «sinceramente perplessa» rispetto a «tutto ciò che riguarda l’inasprimento della pena e il ricorso al carcere soprattutto nella fase cautelare. Ai minori secondo me il carcere non fa particolarmente bene, è necessario consolidare di più le strutture educative ad esempio le comunità, con maggiori investimenti».
Ha rinnovato l’invito a inserire la mediazione nel percorso formativo di ogni studente; ha annunciato la prossima pubblicazione di una indagine quantitativa sulla salute mentale degli adolescenti, realizzata con Iss, dopo quella qualitativa dell’anno scorso; ha ricordato come la criminalità minorile non sia nata ieri – «i numeri non mi sembrano particolarmente in aumento, quello che io avverto è una maggiore gravità dei fatti commessi o ancora meglio colpisce l’indifferenza nei confronti della sofferenza della vittima, con i ragazzi che spesso non si rendono conto di quello che hanno fatto» – e come lo strumento su cui puntare non sia il carcere ma i percorsi di giustizia riparativa: «Percorsi che non danno nessun vantaggio in termini processuali, ma che fa capire al minore quello che ha fatto e anche per la vittima sapere che chi ha fatto del male se ne è reso conto è di grande aiuto».
I numeri della criminalità minorile non mi sembrano particolarmente in aumento, quello che avverto è una maggiore gravità dei fatti commessi, o meglio, colpisce l’indifferenza nei confronti della sofferenza della vittima, con i ragazzi che spesso non si rendono conto di ciò che hanno fatto
Carla Garlatti
Le tre proposte: Leps, consultazione dei minori, valutazione d’impatto
Fra le proposte che l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza ha rivolto al Parlamento e Governo ce ne sono tre che hanno un rilievo speciale e che sono nate dalla riflessione sulle risposte date dagli oltre 6.500 adolescenti fra i 12 e i 18 anni che hanno partecipato alla consultazione pubblica Il futuro che vorrei.
La prima proposta va nella direzione della rimozione delle diseguaglianze, sociali e territoriali. «È indispensabile definire, una volta per tutte, i livelli essenziali delle prestazioni per l’esercizio dei diritti civili e sociali (Leps). Lo diciamo da 40 anni e proprio per questo è il momento di farlo. L’occasione c’è ed è quella dell’autonomia differenziata: discutere di autonomia dei territori non si deve risolvere in un incremento dei divari, ma al contrario deve diventare un’occasione per colmarli». La Garante aveva già indicato in passato alcuni Leps prioritari, in materia di salute mentale, di parchi gioco inclusivi, di banca dati sulla disabilità, di asili nido e mense scolastiche: «Come Autorità abbiamo appena avviato un nuovo studio per individuarne altre».
Ma soprattutto «questo è il momento giusto per aprire una discussione seria in Parlamento che porti all’introduzione di una legge che preveda la consultazione delle persone di minore età quale passaggio obbligatorio dell’iter di adozione di atti amministrativi o normativi che li riguardino, direttamente o indirettamente». Occorre l’ascolto ma occorre anche prendere in considerazione ciò che i giovani ci dicono e, nel caso le loro richieste non vengano accolte, spiegare loro perché: è il modo migliore per responsabilizzarli cioè per renderli consapevolmente parte attiva della res-publica. «L’Europa ormai lavora moltissimo con le consultazioni partecipate, perché Italia non può fare questo salto culturale?», ha detto Garlatti. «È inutile occuparsi dei ragazzi solo sotto elezione, pensando se introdurre o no il voto ai 16enni», ha aggiunto.
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La terza proposta, «indispensabile», è quella di «inserire nel nostro sistema normativo il principio secondo il quale prima di assumere una decisione politica o amministrativa si faccia una valutazione dell’impatto, diretto o indiretto, che quella decisione può produrre sui diritti dei minorenni». È una valutazione che serve a correggere e migliorare le misure da adottare per assicurare che l’azione istituzionale si muova nella direzione di produrre effetti positivi sulla vita presente e sul futuro di bambini e ragazzi».
È indispensabile inserire nel nostro sistema normativo il principio secondo il quale prima di assumere una decisione politica o amministrativa si faccia una valutazione dell’impatto, diretto o indiretto, che quella decisione può produrre sui diritti dei minorenni
Carla Garlatti
La Relazione non poteva non toccare ovviamente il tema della violenza, «perché non c’è un buon futuro senza un buon presente». Ad amplificare le parole della Garante, l’emozionante lettura di un brano tratto da La bambola di pezza di Maurizio De Giovanni, interpretata dall’attore Vincenzo Ferrera, l’educatore Beppe di Mare Fuori. Sala muta, brividi. Tema, la colpevolezza del silenzio davanti alla sofferenza di un bambino. Qui il video integrale della presentazione della Relazione al Parlamento, trasmessa dalla webtv della Camera: la lettura di Ferrera è al minuto 39.
Cosa dice il nuovo decreto-legge
Nella serata di mercoledì 27 settembre il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge che introduce disposizioni urgenti in materia di immigrazione e protezione internazionale. Per quanto riguarda i minori stranieri non accompagnati, si prevede innanzitutto che il Sistema di accoglienza e integrazione-Sai sia «il dispositivo naturale di accoglienza per tale categoria di minori», «dopo una prima accoglienza in strutture governative finalizzate a esigenze di soccorso e protezione immediata».
In caso di arrivi «consistenti e ravvicinati di minori non accompagnati», «qualora l’accoglienza non possa essere assicurata dal Comune, essa è disposta dal Prefetto attraverso l’attivazione di strutture temporanee esclusivamente dedicate ai Msna». Resta quindi il punto contestato: «In caso di momentanea indisponibilità di strutture temporanee, il prefetto potrà disporre il provvisorio inserimento del minore – che ad una prima analisi appaia di età superiore ai sedici anni – per un periodo comunque non superiore a 90 giorni, in una specifica sezione dedicata nei centri e strutture diversi da quelli riservati ai minori».
Quanto all’accertamento dell’età, nel decreto l’onere di dimostrare l’età non viene posto in capo al minore: si stabilisce che, «in caso di arrivi consistenti, multipli e ravvicinati (a seguito di attività di ricerca e soccorso in mare, di rintraccio alla frontiera o nelle zone di transito, di rintraccio sul territorio nazionale a seguito di ingresso avvenuto eludendo i controlli di frontiera sulle coste sia nel territorio nazionale), l’autorità di pubblica sicurezza possa disporre lo svolgimento di rilievi antropometrici o di altri accertamenti sanitari, anche radiografici, volti all’individuazione dell’età». La parentesi tuttavia fa pensare che questa disposizione dell’accertamento dell’età possa valere sempre, non solo in caso di arrivi consistenti e multipli.
Per le disposizioni introdotte per i maggiorenni, qui il comunicato stampa del Governo.
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