Non profit

Mino Reitano, praticamente un fratello

Don Mazzi ricorda il cantante appena scomparso

di Redazione

Si erano conosciuti negli anni 90. Da allora il cantante ha sempre sostenuto Exodus. «Era un uomo vero. Niente a che vedere con il jet set della tv»«L’ultima volta che è venuta da noi a Exodus, per il mio compleanno, ci ha cantato l’Ave Maria di Schubert, allora io gli chiesi il perché e lui mi rispose che era l’augurio che i miei ragazzi trovassero una mamma che li amasse, perché un padre, intendendo me, già l’avevano». Così don Antonio Mazzi comincia a raccontare il suo Mino Reitano. Si sono conosciuti nel 1990 a Domenica in, dove entrambi spesso erano ospiti, nel backstage. Mazzi aveva fondato la Comunità Exodus per il recupero dei tossicodipendenti da una decina d’anni e cominciava le sue maratone televisive per la raccolta di fondi; Reitano invece era già un cantante affermato con diverse partecipazioni sia al Cantagiro che a Sanremo. Era nata subito un’affinità tra i due, iniziata da quelle chiacchierate e diventata presto un rapporto stretto e affettuoso.
Spesso Reitano andava, in occasione dei compleanni dell’amico o per altre ricorrenze, a trovarlo in comunità. Era un uomo attento e premuroso. «Ricordo quella volta che, dopo la partita di Verona della Nazionale cantanti, dove vennero raccolti 400 milioni di lire con cui realizzai il progetto della Casa Beniamino sul lago di Garda, volle venire a vedere cos’era e come funzionava». Un uomo del Sud, che non ha mai rinnegato le sue origini umili e povere. Un uomo autentico, che per questo suo modo di essere non era mai stato accettato come artista vero dal jet set della musica e della televisione italiana. «”Noi siamo stati poveri, capiamo certe cose”, mi diceva spesso Reitano. “Quelli là, mi vogliono anche del bene ma non capiscono che cosa vuol dire la fame, la paura e venire al Nord dal Sud”». La voce di Mazzi è quasi commossa nel ricordo. «Non voglio beatificarlo ma è stato un personaggio diverso da tutti gli altri. Tanti sono molto generosi, come Roby Facchinetti e Gianni Morandi, ma con lui era diverso». Può stupire che un calabrese e un veronese si trovino così a proprio agio insieme, ma il feeling proviene dal passato. «Quando ci guardavamo negli occhi eravamo fratelli, per la povertà delle nostre origini. Come me capiva meglio di altri cosa vuol dire soffrire, perché lo aveva vissuto di persona».
Un uomo buono, prima che un cantante di successo, che lascia una moglie e due figlie e Reitanopoli, il ranch costruito per riunire tutti i suoi parenti ad Agrate Brianza, appena riuscì a sfondare nella musica. Per don Mazzi un amico, quasi un fratello. Come ha raccontato dal pulpito della chiesa di Agrate strapiena di folla in occasione dei funerali. Dai big alla tanta gente semplice c’era nell’aria una commozione, vera e non rituale. «Bisognava guardare quelle facce per capire il valore di una persona come Reitano».

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