Mondo

Ministro del Senegal: l’Africa che ho in mente

In Italia per il convegno organizzato dal Cum di Verona, il ministro degli esteri senegalese denuncia le barriere commerciali e sottolinea le potenzialità dell'Africa

di Emanuela Citterio

“Su mille immagini positive dell?Africa le televisioni ne scelgono due negative, perché il sangue fa più notizia. Quando facciamo passi avanti e otteniamo buoni risultati, non se ne parla. Prevale sempre l?Africa delle popolazioni in fuga e della lotta per la sopravvivenza”. Lo ha dichiarato il ministro degli esteri senegalese Cheikh Tidiane Gadio in un?intervista rilasciata all?agenzia Misna a margine della sua partecipazione al convegno ?Child Eyes, L?Africa vista con gli occhi dei bambini?, organizzato alla Fondazione Cum di Verona. Parlando della tragedia del Ruanda, il cui decimo anniversario cade il 7 aprile, Gadio ha detto che il genocidio di dieci anni fa è il punto di ?non-ritorno? per l?Africa: “Da allora gli africani hanno preso in mano il proprio destino”. Esperto di comunicazione, tecnologie e formazione, l?attuale capo della diplomazia di Dakar ha sottolineato la necessità di “rilanciare l?iniziativa storica” per smarcare il continente “dal passato coloniale e di sfruttamento”. Un processo già iniziato “con la nascita dell?Unione Africana e del Nepad, il nuovo programma per lo sviluppo. L?Africa occidentale ? di cui il Senegal è capofila – è un mercato da 230 milioni di abitanti; e allora, si chiede il ministro, perché non creare un grande spazio commerciale africano? Il ministro senegalese ha denunciato le barriere doganali dell?Unione Europea: “I finanziamenti al settore agricolo sono un scandalo: un miliardo di dollari al giorno”. Per lo sviluppo dell’Africa il ministro punta sul coinvolgimento dei privati: concessioni mirate per le risorse dell’Africa in cambio di infrastrutture. Ma denuncia: “Recentemente nel nord del Senegal abbiamo individuato giacimenti di fosforo: abbiamo proposto una partnership commerciale a Paesi più ricchi, chiedendo la costruzione di una ferrovia in cambio della cessione di una quota delle miniere. La risposta? Ci hanno chiesto di costruire la ferrovia, poi ?loro? sfrutteranno il nostro fosforo”.


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