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Ministro, attenta alla palude dei licei

L'opinione del sindacato. «La polveriera è la scuola superiore, e in particolare la trasformazione degli istituti tecnici» - di Marco Bianchi

di Redazione

A due anni dall?approvazione parlamentare della legge 53 (riforma Moratti), la scuola si trova in mezzo al guado di un fiume mutevole, ora sconvolto da raffiche di decreti e controcircolari, ora paludoso e stagnante, per far decantare il tutto. Più di 7,5 milioni di alunni e studenti con 700mila docenti riannodano i fili di un tessuto su cui è stato tratteggiato l?ordito, ma sulla cui trama in tanti dovranno metterci le mani. La vera polveriera rischia ancora una volta di essere la scuola superiore, che sta per essere riformata con la stessa modalità del ciclo primario. Sino a oggi il governo ha approvato i decreti sul diritto-dovere, che ha preso il posto dell?obbligo scolastico, l?alternanza scuola-lavoro e lo schema di riordino del sistema secondario nel quale si introduce un sistema di natura liceale e uno della formazione tecnico-professionale. Uno degli elementi di scontro è quello della trasformazione degli Istituti tecnici in licei tecnologici e della presenza della Formazione professionale. Il passaggio da Istituto tecnico a liceo tecnologico non è una semplice questione lessicale. Numerose sono oggi le esperienze di licei tecnologici nati nei Tecnici, ma da qui a una trasposizione automatica nel nuovo sistema ce ne corre. I profili di uscita siano diversificati: un titolo di studio liceale non è di per sé professionalizzante, mentre in un qualsiasi istituto tecnico (industriale, commerciale ecc.) la tipologia del titolo è spendibile sul mercato del lavoro grazie all?impostazione, seppur carente, di elementi di saper fare tipici della professione. È evidente pertanto che il primo discrimine derivi, banalizzando, dal ?pezzo di carta? col quale si termineranno gli studi. L?iter dei licei tecnologici significherebbe cinque anni di studi ai quali aggiungere un ulteriore periodo di professionalizzazione: a quando dunque l?ingresso nel mondo del lavoro? Certo liceo significa ?sistema statale? in quanto alle regioni sarebbe demandata la competenza sul sistema tecnico-professionale, sempre nel binario dei livelli essenziali delle prestazioni previsti dallo Stato. Le Regioni potranno però adottare le impostazioni più disparate dei percorsi: in Lombardia per esempio la Formazione professionale può già oggi assegnare un titolo di studio (vedi intervista alla pagina precedente) che in un?altra regione può attribuire solo una scuola statale in integrazione con la Formazione professionale presente in quella realtà. Il ministero già a giugno aveva invitato le scuole ad aderire a una sperimentazione che immetta nel solco di quanto le direttive indicano, e che le scuole potranno deliberare nel rispetto degli organi collegiali interni. Elementi della sperimentazione dovrebbero essere la possibilità di adottare i piani di studio personalizzati; il ricorso a convenzioni con conservatori o istituti musicali per attivare i percorsi del nuovo liceo musicale; la scelta da parte dello studente di insegnamenti obbligatori e facoltativi da inserire nel piano dell?offerta formativa; l?attivazione da parte dei docenti di forme di ?tutorato?e di coordinamento delle attività educative e didattiche, nonché della compilazione del Portfolio. Il limite purtroppo rischia di essere quello dell?architettura, della durata del percorso, di chi avrà la competenza per organizzarlo e gestirlo, e non indifferente sarà la questione delle risorse umane e finanziarie. Parla Graglio, il “preside degli islamici” La Moratti? Come giovenale L?anno scorso, di questi tempi, Giovanni Gaglio era il preside più noto d?Italia. E il suo istituto, l?Agnesi, avrebbe dovuto avere la prima classe islamica in Italia. Poi non se ne fece niente, e sul lavoro del preside Gaglio si spensero i riflettori. Ma lui è stato anche uno dei 250 componenti della commissione del Ministero per lo studio della riforma della scuola secondaria di secondo grado. Vita: Preside, in questa riforma c?è un punto di non ritorno? Giovanni Gaglio: Certo, la formazione della persona umana, l?aver messo al centro l?educazione. Il mio maestro in pedagogia è Giovanni Paolo II, che amava citare una massima di Giovenale: puero debetur maxima reverentia. Molti obiettivi menzionati nei profili in uscita sono di intelligenza emotiva, relazionali, formativi. Bene i piani di studio personalizzati, il tutor, l?alternanza scuola/lavoro, il campus. Vita: E i limiti? Gaglio: Il rischio che la pari dignità tra il sistema dell’istruzione e quello due filoni non si realizzi, la necessità di garantire ai nostri ragazzi pari opportunità rispetto ai loro coetani europei, e quindi livelli essenziali di apprendimento comuni a tutte le Regioni? Ma soprattutto una riqualificazione dei docenti, altrimenti la riforma può passare, ma non sarà mai attuata.

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