Famiglia
Ministero Welfare: chi vorreste? La parola al non profit
Spacchettato o no, che ministro vorrebbero le associazioni? Tante le preferenze a Lucà e Turco dei Ds e alla Bindi (Margherita). In coro dicono: «Sia competente»
Il totoministro? Si può fare a patto che, per dirla alla Benigni, ci faccia vedere il suo ministero. Perché ?spacchettati? o no dal Welfare, gli Affari sociali dovranno contare qualcosa, garantire una coerenza d?insieme e non essere attuati «per un buonismo fine a se stesso o per creare una poltrona in più», ci dice il terzo settore all?unisono.
La preoccupazione del non profit sulla partita del ministero-chiave per la protezione sociale è altissima. «è una decisione che, condivisa o meno, rappresenterà un segnale politico, una dichiarazione programmatica sulle emergenze che questo governo intende affrontare», dice Giacomo Libardi, vicepresidente del Consorzio Cgm. Che ricorda come, ad oggi, un ministero degli Affari sociali ?spacchettato? non avrebbe grandi margini di manovra, visto che gran parte delle competenze sulle politiche sociali sono state trasferite alle Regioni per effetto della riforma del titolo V della Costituzione. «Per non parlare», aggiunge, «del fatto che alcune materie strategiche in questi anni sono state trasferite ad altri ministeri: le adozioni alle Pari opportunità, il servizio civile ai Rapporti con il Parlamento, la droga alla Presidenza del Consiglio e ai Rapporti con il Parlamento».
Perciò, alla fine, il problema è ?come? il nuovo ministero sarà delineato, visto che un ministro, da solo, non potrà modificare l?indirizzo delle politiche sociali senza una profonda integrazione con i restanti dicasteri (Lavoro e Sanità in primis) e con le Regioni. E qui arriviamo ai nomi.
Da un lato, bisogna ammettere che il candidato di Rifondazione, Paolo Ferrero, è sconosciuto ai più. E forse non proprio gradito, «a causa del partito cui appartiene, che è ancora vincolato a un?idea di welfare statalista che non considera il coinvolgimento del privato sociale», osserva Sergio Marelli, presidente dell?Associazione delle ong italiane. Poi c?è chi, uscendo dalla rosa dei candidati che è circolata in queste settimane (cioè Ferrero, appunto, poi il diessino Mimmo Lucà e Rosy Bindi della Margherita), preferisce rilanciare il nome di Livia Turco: «Mai come adesso sarebbe nell?interesse dei bambini e delle fasce più deboli della popolazione avere un ministro di lunga e consolidata esperienza come lei», dice Marco Griffini di AiBi, che aggiunge anche un appello per arrivare a un sottosegretariato alle adozioni internazionali e alla famiglia, affidato «a un politico come Marida Bolognesi o a un tecnico come Paolo Onelli, entrambi figure di estrema competenza per il settore». O ancora, «Tiziano Treu se le funzioni del Welfare, intese come Lavoro e Affari sociali, restassero unificate», dice Libardi; «un ex governatore o la stessa Bindi se gli Affari sociali fossero scorporati e dovessero coordinarsi con le Regioni».
«Al ministero degli Affari sociali io vedrei bene Luigi Bobba o Edoardo Patriarca», dice invece il presidente di Exodus, don Antonio Mazzi, che chiede anche «un sottosegretariato ai giovani all?interno della Presidenza del consiglio. Solo così si può pensare di incominciare a costruire politiche per i giovani invece di continuare ad inseguire le emergenze».
Al di fuori di queste varianti, il nome di Rosi Bindi piace molto a Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro, «perché il tema del momento, a mio avviso, è l?integrazione tra sociale e sistema sanitario, perciò, per l?esperienza che la Bindi ha avuto da ministro della Sanità, la ritengo più funzionale al compimento di questa integrazione». Sulla stessa lunghezza d?onda anche Fausto Casini, presidente di Anpas e Cnesc, e Donatella Valerio Sessa, presidente Aisac. Costanza Fanelli, responsabile nazionale Legacoop sociali, riconferma l?importanza del collegamento con il settore Sanità e dichiara preferenze sia per Rosi Bindi che per Mimmo Lucà.
Proprio su Lucà invece punta con decisione Carlo Costalli, di Mcl: «Perché conosce benissimo la normativa e mi pare il più riformista dei tre», dice. «A mio avviso, infatti, è imprescindibile una riforma del welfare che tenga ben presente i corpi intermedi e il privato sociale e, proprio per questo, mi auguro sia Lucà il nuovo ministro».
Un?altra parte del terzo settore preferisce evitare di esprimere un nome: dalla Lega del Filo d?oro all?Opera San Francesco, dal mondo dell?ambientalismo di WWF e Legambiente a quello delle Acli e delle Misericordie, l?attesa è per un ministro «particolarmente competente», dice Andrea Olivero, neopresidente Acli, «che conosca a fondo il mondo del terzo settore italiano, ne condivida le aspirazioni e sappia dialogare con tutte le sue diverse espressioni».
(hanno collaborato Carmen Morrone e Chiara Brusini)
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