Politica

Ministeri al Nord, l’altolà del Colle

Una lettera con le preoccupazioni di Napolitano riaccende il dibattito sulle "sedi decentrate"

di Redazione

La forma è quella dei “rilievi giuridici”. Ma di fatto la lettera di Giorgio Napolitano al presidente del Consiglio suona come uno stop sonoro al “trasferimento” dei ministeri al Nord messo in scena dalla Lega.

 

 

“Il Colle frena i ministeri al Nord. Napolitano scrive al premier: motivi di preoccupazione”. Il presidente della Repubblica si guadagna di nuovo il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA per l’ennesimo “richiamo” mandato per lettera alla maggioranza. Tema: la corsa in avanti delle sedi dei ministeri inaugurati nella Villa di Monza dalla Lega. La forma è quella di “rilievi giuridici” rispetto alla liceità di aprire sedi distaccate di ministeri sul territorio attraverso procedure non codificate (mobili pagati dai ministri? Ritratti di Napolitano accanto a quelli di Bossi?). La preoccupazione del Colle è di tipo politico-istituzionale: “Ci sono delle funzioni che non possono essere frammentate e ci sono dei beni che non possono essere abbandonati all’arbitrio di gestioni locali”, aveva già sottolineato qualche settimana fa Napolitano, e il richiamo di ieri torna su queste osservazioni. Osservazioni che riaccendono la tensione nella maggioranza: Berlusconi incarica Gianni Letta di avviare un dialogo col Colle su questa questione, senza creare ulteriori strappi con la Lega. Dura invece la posizione della presidente del Lazio, Polverini, e del sindaco di Roma, Alemanno, schierati apertamente con Napolitano. Secondo la nota politica di Massimo Franco, “Il Quirinale con questo richiamo ha certificato l’isolamento lumbard nella maggioranza”.

LA REPUBBLICA apre sull’ennesimo pasticcio: “Ministeri al Nord, il no del Quirinale”. Una missiva del presidente Napolitano getta acqua sull’entusiasmo dei cuoricini leghisti, ancora in fibrillazione dopo aver visto l’inaugurazione di quattro uffici a Monza. «Rilievi e motivi di preoccupazione sul tema del decentramento delle sedi dei ministeri sul territorio». Berlusconi ha letto con attenzione e forse oggi darà una risposta. Di «pagliacciate» e «buffonate» parlano però anche esponenti del Pdl come Alemanno e Polverini. Diverso il parere dell’ineffabile Matteo Salvini: “È incomprensibile, neanche lui ci fermerà” è il titolo dell’intervista che ha rilasciato a Alberto D’Argenio. «Ma allora quando l’Italia diventerà una repubblica federale cosa farà? Si frusterà sulla pubblica piazza?» chiede con grande intelligenza il segretario del Carroccio milanese. Ammette però «che stiamo parlando di una cosa simbolica perché io da milanese lotto per avere indietro i miei soldi». Ah, i suoi soldi… Nel retroscena di Francesco Bei, un ritratto del premier preoccupato perché secondo lui il presidente lo vuol far litigare con la Lega. In realtà a renderlo più inquieto la sostituzione di Alfano. Lui avrebbe scelto Nitto Palma, più noto come «l’amico di Previti». Una scelta che ha provocato «musi lunghissimi nel Pdl», annota Liana Milella, e stato d’animo simile nella Lega. Quelli del Pdl, coraggiosamente anonimi, dicono in coro: «Ma è vero? È proprio lui? Uno che per tre anni è stato del tutto assente dal dibattito sulla giustizia? Uno che non ha difeso una sola delle leggi per Berlusconi? Uno che s’è preso il posto di sottosegretario e poi è sparito?».

“Preoccupato per i ministeri al Nord” è il titolo del servizio sulla lettera di Napolitano a pagina 13 del SOLE 24 ORE. Lo affianca un breve corsivo di Stefano Folli dal titolo “Traslochi e affitti, due bizzarrie da chiarire”: «C’è un elemento di bizzarria più preoccupante che divertente nelle cronache politiche. È bizzarro che si pretenda di spostare alcuni uffici ministeriali al nord da un giorno all’altro, tanto da indurre il presidente della Repubblica a chiedere lumi al capo del governo. E altrettanto bizzarra è la vicenda dell’appartamento romano in cui abitava il responsabile dell’Economia, visto che solo ora si viene a sapere che il ministro in questione pagava l’affitto al suo collaboratore proprietario dell’immobile. Pagamento in contanti e settimanale. Due stranezze in un solo giorno sono decisamente troppe, considerando che il governo dovrebbe avere altro di cui occuparsi. Ma il trasloco dei ministeri, se fosse una cosa seria, avrebbe implicazioni costituzionali su cui il Quirinale non può sorvolare. Se invece si tratta di un gesto goliardico, come si presume, è giusto che gli italiani sappiano e possano giudicare. Così come valuteranno il danno che un collaboratore scelto con leggerezza può arrecare a un ministro il cui ruolo è cruciale per la stabilità del paese».

IL GIORNALE dedica una pagina al decentramento ministeriale. “Giustizia e ministeri al Nord doppio stop da Napolitano” a firma di Francesco Cramer spiega «la nota del Quirinale con cui si afferma che Napolitano “ha inviato al presidente del Consiglio una lettera contenente rilievi e motivi di preoccupazione sul tema, oggetto di ampio dibattito, del decentramento delle sedi dei ministeri sul territorio” piomba sul tavolo di palazzo Chigi nel momento peggiore. Un po’ perché i rapporti con la Lega restano tesi nonostante la tregua tra alleati. E il fronte anti-Carroccio ha subito iniziato a cavalcare il malessere quirinalizio. Inoltre, l’appunto del Colle arriva nel momento delicato della nomina del successore di Alfano al ministero della Giustizia. Per giorni c’era stato un totonomine estenuante. Poi, ieri mattina, i giochi sembravano fatti. Un nome su tutti: Francesco Nitto Palma, ex sostituto procuratore di Roma, senatore pidiellino e sottosegretario all’Interno. Restava da capire quando il premier avrebbe proposto il nuovo ministro per poi salire al Quirinale per il giuramento. I tempi dovrebbero essere stretti: o oggi o domani. Il capo dello Stato, infatti, venerdì dovrebbe partire per le vacanze e sarebbe una sorta di sgarbo istituzionale farlo rientrare a Roma per il giuramento. Quindi, al limite, si potrebbe rinviare il tutto a settembre. Contestualmente alla nomina di Nitto Palma dovrebbe riempirsi anche la casella del ministro delle Politiche comunitarie, vacante dalle dimissioni dell’ex finiano Andrea Ronchi del novembre 2010. A ricoprire la carica, in pole è Anna Maria Bernini, avvocato e molto apprezzata dal premier. Rumors parlano anche di un’altra new entry «rosa» nell’esecutivo. Neo sottosegretario all’Interno, al posto di Nitto Palma, la deputata campana Nunzia De Girolamo. Restano ancora incerti i tempi, però. Così come i dubbi relativi al numero dei cambiamenti. La nomina di due ministri insieme potrebbe venire considerata una sorta di «rimpasto» e quindi incontrare qualche lamento del Colle. E la nota del Quirinale non è certo una carezza nei confronti di palazzo Chigi».

 “Ministeri al Nord, l’alt del Colle” titola in prima LA STAMPA. In un articolo di retroscena a pagina 3 Ugo Magri spiega che da dieci giorni il Quirinale chiedeva spiegazioni al Cavaliere e che la posizione è stata sempre la stessa: un trasferimento al Nord del ministeri è «fuori dalle regole e dai parametri costituzionali». Nei decreti che Calderoli e Bossi hanno emanato l’uno per l’altro – scrive LA STAMPA – eleggono la Villa Reale di Monza a «sede distaccata di rappresentanza operativa»: un controsenso, secondo la Costituzione o si tratta di sedi dove si lavora oppure semplici salottini dove si riceve gente, entrambe le cose insieme non è possibile. Nell’editoriale Marcello Sorgi commenta la mossa dei ministeri come «l’ultima iniziativa di propaganda di un partito che si sente minacciato sul proprio territorio e non sa più a che santo votarsi»: a Monza il sindaco leghista è sottoposto a pesanti critiche e il partito rischia di perdere la città.

Nessun richiamo su IL MANIFESTO in prima pagina per la lettera di Napolitano a Berlusconi. Al tema è dedicata l’apertura di pagina 4 “Il Colle apre il fronte del nord”. «Non ci sarà nessun incontro al Quirinale per la nomina del nuovo ministro della giustizia, al contrario Napolitano e Berlusconi si scambiano lettere niente affatto di cortesia. Il presidente della Repubblica non lasci senza commento la passeggiata a Monza di Bossi e Calderoli con Tremonti e Brambilla (…) L’intervento di Napolitano viene accolto con rumorosa soddisfazione dalle opposizioni. Che parlano di una definitiva bocciatura della “pagliacciata” leghista (…)» Nell’articolo si analizzano anche gli altri punti di sofferenza del governo «(…) Rimandata a settembre la sostituzione di Alfano, che ieri ha colto il suo primo insuccesso invitando invano Fini e Casini a una “costituente popolare”, oggi la maggioranza proverà a stringere sulle faccende di interesse privato del premier. Al senato arriva la legge sul processo lungo (…) Per la Lega è un boccone amaro che i senatori di Bossi e Maroni saranno disponibili ad ingoiare solo al prezzo di altre concessioni. L’opposizione promette un vero ostruzionismo anche per cercare di far esplodere le contraddizioni della maggioranza (…)».

AVVENIRE apre con il titolo “Altolà di Napolitano” e nell’occhiello riassume: «Il Quirinale critica l’apertura di sedi distaccate per tre dicasteri. Berlusconi irritato, ma Letta media e Palazzo Chigi prepara la risposta». I commenti alla lettera di Napolitano a pagina 11 nell’articolo firmato da Giovanni Grasso che registra gli «applausi al Quirinale da parte di Casini, Pd e Alemanno» mentre la Lega, gelida, commenta: «I problemi sono altri, poteva evitare». Palazzo Chigi, (dopo la prima reazione del premier, «un misto di sconcerto e fastidio») fa buon viso. Ma rischia di slittare la nomina di Palma a nuovo ministro della Giustizia.

 

E inoltre sui giornali di oggi:

SAN RAFFAELE
IL CORRIERE DELLA SERA – Nella pagine dei commenti è Marco Vitale a intervenire oggi sulla questione San Raffaele. Durissimo il suo giudizio sulla gestione da “dominus assoluto e autoritario” di Don Verzé, colpevole senza se e senza ma della grave crisi finanziaria in cui è si ritrova il San Raffaele. Ma gli errori e “le ombre” finanziarie non c’entrano nulla con l’eccellenza riconosciuta del polo ospedaliero e di ricerca: “Milano ha un grande interesse a che la crisi finanziaria non travolga e umili questo importante bene comune”. Sistemare la gestione, insomma, senza pregiudicare la bontà della “macchina”, non confondere la qualità della cura e della ricerca con la gestione dissennata dell’economia dell’ente. Vitale non risparmia una frecciata al “contesto” in cui il San Raffele è cresciuto, ovvero il sistema della sanità lombarda: “Il San Raffaele è il rrisultato di una politicxa sanitaria lombarda che ha, intenzionalmente, punito la sanità pubblica”.

 

 

OMOFOBIA
LA REPUBBLICA – Il Parlamento boccia la legge contro l’omofobia. Pdl Lega e Udc contro. Pd Idv e Fli a favore. Astenuta Mara Carfagna. “Volevano promuovere uno stile di vita così si viola l’uguaglianza” è il titolo di una intervista a Rocco Buttiglione: «questa legge nasce sull abase culturale della cosiddetta “discriminazione positiva”: si atribuiscono cioè ad alcuni cittadini più diritti che non ad altri». Nelle associazioni omosessuali e dei genitori omosessuali scatta la protesta bipartisan: «I nostri ragazzi non sono tutelati, sono stanchi di essere insultati, picchiati. Non riesco a capire perché i politici si rifiutino di approvare una legge così giusta» si chiede Flavia Madeschi dell’Associazione genitori di ragazzi omosessuali.

 IL MANIFESTO – Con il titolo “Voto crociato” il voto di ieri alla Camera sull’incostituzionalità della proposta di legge sull’omofobia è l’apertura odierna del MANIFESTO. “È incostituzionale perché «discrimina la maggioranza dei cittadini». Pdl e Lega, con il ritrovato Casini, affossano la proposta di legge che prevede l’aggravante per le violenze ai danni di gay e lesbiche. E non si scompongono per Borghezio che giustifica la strage di Oslo. Le associazioni: in Italia un’emergenza democratica” riassume il sommario che rinvia alle pagine 2 e 3. Sempre in prima inizia l’articolo “L’inquisizione a Montecitorio”: «Complimenti alla Camera: potremo raccontare ai nipoti che non siamo mai stati “un paese di temporali e di primule”, ma un paese di Svastichella. Almeno secondo la massima assemblea nazionale, cui non basta difendere spudoratamente i privilegi di casta, ma preferisce sprofondare nel passato più buio (…) Negare l’ammissibilità costituzionale all’aggravante per i delitti di omofobia, non è solo ridicolo, è fuori del tempo. Sarebbe stato come conservare nei codici le attenuanti per il delitto passionale o per infedeltà (..)» e prosegue «(…) Non è che uno si aspetti lumi da Gasparri o Buttiglione, ma sentirli in tv o in aula, dire delle bestialità tali (vicine a quelle con cui il secondo aveva già fatto ridere e infuriare il parlamento europeo), lascia proprio sgomenti. (…) Inutile fare paragoni con le immagini newyorkesi del giorno prima, dove le nonne nuziande finalmente felici non solo facevano tenerezza e allegria, ma davano corpo reale alla migliore letteratura del novecento. Noi stiamo molto indietro, loro hanno Obama e noi un premier abbronzato solo sul cranio calvo (…)» L’apertura delle due pagine interne ha come titolo “L’omofobia di stato affossa la legge”

 LA STAMPA – “Si incaglia la legge contro l’omofobia”. Bocciata, anzi riboccata, la legge sull’omofobia. Ieri la Camera ha ribadito per la terza volta (dopo l’ottobre 2009 e il maggio scorso) che la violenza dettata da motivi di discriminazione nei confronti degli omossessuali non è assimilabile a quella praticata per motivi razziali, etnici, religiosi o di nazionalità. LA STAMPA riporta commenti per i diversi schieramenti. Paola Binetti (Udc): «No ad ogni violenza, ma anche a creare categorie a parte», Enrico Costa (Pdl): «Il parlamento dovrebbe avere il coraggio di abrogare certe norme e mettere tutti i reati sullo stesso piano», Paola Concia: «Ripresenteremo un testo, magari proporremo una legge di iniziativa popolare. E poi bisognerà ripartire alla carica con i diritti delle coppie omosessuali».

 AVVENIRE – “Omofobia, no a norme speciali” titola in prima AVVENIRE dopo la bocciatura della legge da parte di Pdl, Lega e Udc e parla di “Doppio errore evitato” nell’Altro editoriale firmato dal direttore Tarquinio che scrive: «Bene ha fatto ieri la Camera dei deputati a dire “no”, sottolineandone l’incostituzionalità, a una “legge speciale” a tutela delle persone omosessuali. In Italia, infatti, abbiamo leggi a sufficienza per combattere violenze e discriminazioni. Basta solo decidersi ad applicarle per affermare che la nostra civiltà è basata sul rifiuto di ogni forma di intolleranza e sulla piena tutela della dignità e della sfera personale di ciascuno tanto quanto sul giusto rispetto della libertà di pensiero e di opinione».

 

CORNO D’AFRICA
LA REPUBBLICA – “Somalia, in fuga dalla fame” è il titolo del reportage di Christopher Tidey pubblicato oggi da R2. Un viaggio tra i rifugiati in fuga dalla fame e dalla siccità, tra loro migliaia di bambini. Sono 720 mila i bimbi rischiano di morire di fame nel Corno d’Africa. Una emergenza gravissima rispetto al quale il mondo occidentale è silenzioso. “La rabbia delle Ong «Una crisi dimenticata»” è appunto il titolo dell’intervento di Pietro Veronese. In ritardo la gli organismi umanitari e la politica (dall’Italia un impegno di 900mila euro, poco più di un milione di dollari, ma «veramente l’unico stanziamento che sappiamo con certezza sono 25mila euro dalla Regione Toscana» precisa Laura Boldrini dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati).

 

AVVENIRE- A pagina 3 un’inchiesta sull’emergenza carestia in Africa che mette a confronto il punto di vista del teologo Piero Coda e del filosofo non credente Sebastiano Maffettone. Intanto il ponte aereo del Programma alimentare mondiale per la Somalia è già bloccato e la Caritas lancia anche l’allarme Sudan.

 

FILANTROPIA
IL SOLE 24 ORE – “Soros chiude il suo fondo agli esterni”. «George Soros dice addio alla carriera di speculatore “per conto terzi”. Ieri il miliardario messianico di origine ungherese che mise in ginocchio la Banca d’Italia e la Bank of England e contribuì a portare la democrazia nell’Europa dell’Est, ha annunciato la fine della sua fantastica carriera di hedge fund manager e la restituzione ai clienti dei soldi a lui affidati in gestione, circa un miliardo di dollari. L’annuncio è esploso come una bomba nel mondo della finanza internazionale dove Soros, 81 anni, è una figura mitica: pioniere di speculazioni capaci di mettere in crisi intere nazioni, Soros è riuscito col potere del suo denaro a influenzare anche trend sociali, politici ed economici sia negli Stati Uniti che nel resto del mondo. Dopo aver devoluto almeno otto miliardi di dollari alle cause che gli stanno a cuore, Soros resta uno degli uomini più ricchi del mondo, 14° nella classifica americana e 35° al mondo, con 14,2 miliardi di dollari secondo Forbes. La ragione ufficiale del ritiro dalla gestione di fondi altrui è l’insieme di regolamenti sulla gestione di hedge fund contenuto nella nuova legge finanziaria Frank-Dodd approvata in reazione alla disastrosa crisi finanziaria del 2007. A partire dal marzo del prossimo anno i fondi con più di 150 milioni di dollari in gestione saranno infatti obbligati a comunicare alla Securities and exchange commission informazioni sui propri investimenti, dipendenti e clienti, e saranno soggetti a ispezioni occasionali. Il suo fondo Quantum Fund continuerà a gestire autonomamente i soldi di famiglia (un gruzzolo di circa 24 miliardi) senza doversi sottoporre allo scrutinio della Sec, e l’attuale chief investment officer Keith Anderson, in carica dal 2008, darà le dimissioni. (…) La fine dell’attività per altri investitori consentirà così a Soros di accentuare la transizione da speculatore ad attivista filantropo. Soros non è infatti solo un filantropo, come lo furono Nelson Rockefeller o Cornelius Vanderbilt e come è oggi Bill Gates, ma un attivista dedicato a promuovere la democrazia, a combattere la povertà, a elevare il grado di istruzione degli strati meno privilegiati della popolazione mondiale e a influenzare il corso della politica mondiale». Il ritratto di appoggio è intitolato “Il filantropo che affossò la lira”: «Nell’Europa dell’Est finanziò i movimenti dissidenti in Polonia, in Ungheria, in Cecoslovacchia e nell’Unione Sovietica a partire dal 1979; negli anni 70 pagò gli studi universitari dei neri in Sudafrica per combattere l’apartheid, poi aiutò i movimenti democratici in Zimbabwe. Dopo il crollo dell’Urss Soros ha finanziato programmi di democratizzazione in Russia e in altre nazioni dell’ex-blocco sovietico; è intervenuto durante il conflitto dei Balcani in aiuto delle popolazioni civili; ha investito 50 milioni di dollari in Africa per sradicare la povertà. Infine ha scritto numerosi libri di teoria economia e finanziaria per spiegare le bolle speculative e illustrare la propria filosofia di investimento»

 

NORVEGIA
IL GIORNALE – Marcello Veneziani firma in prima, taglio basso, “Se il killer fosse comunista non farebbe così orrore”. «Questa volta l’avete fatta sporca, amici e nemici della sini­stra nostrana. Sui giornali di sinistra insistono da giorni a dare una connotazione politica alla strage compiuta dal mostro di Oslo. Ieri su la Repubblica , Michele Serra si è accodato a definir­lo un delitto politico compiuto da «uno schifoso fanatico di de­stra », paragonandolo a Hitler e sostenendo che la pazzia di am­bedue non cancella la matrice politica di entrambi. E sempre su la Repubblica Francesco Merlo ha definito Breivik la versio­ne degenerata di Oriana Fallaci e dei giornali italiani di centro­destra, pur concludendo che si tratta di un colossale cretino». Allora Veneziani sottolinea che questo è «un vizio originario, assai diffuso a sinistra: giudicare gli atti sulla base delle idee professate. Sono le idee che decidono se sei un criminale o un combattente politico, non gli atti e gli effetti». In conclusione il giornalista sottolinea che «Il criminale coincide perfettamente con l’idea professata. Nel caso del comunismo invece la tradisce. Eppure non si conoscono comunismi ben riusciti. Se ogni applicazione storica di un’idea produce disastri, allora il difetto sta nel manico. Invece, gli orrori compiuti nel nome del comunismo vengono classificati alla voce brigatismo, stalinismo, regime sovietico, mai citando il comunismo. E gli orrori compiuti nel nome del nazismo o d’altro, vengono classificati come crimini nazisti. Perché al primo si attribuisce il beneficio delle buone intenzioni, e così viene salvata l’immacolata purezza dell’Idea dalle sue degenerazioni. Agli altri invece, non solo ai nazisti, il crimine viene attribuito direttamente alla malignità delle idee professate».

 

AVVENIRE – “killer di Oslo senza rimorsi” un richiamo in prima e le pagine 4 e 5 e riporta le dichiarazioni-choc del leghista Borghezio che ha in tv ha definito “posizioni sicuramente condivisibili” quelle di Andres Behring Breivik. Secondo Borghezio: «Sostenere la necessità di una “crociata” contro la deriva islamica e il progetto di conquista dell’Europa è “sacrosanto”. Calderoli si dissocia e chiede scusa. Ma Speroni incalza e appoggia il collega.

 

MIGRANTI
ITALIA OGGI – “In arrivo la cittadinanza a punti” questo il titolo del pezzo a pagina 28 firmato da Luigi Chiarello. Per il gli stranieri in Italia si profila la possibilità di ottenere la cottadinanza in base a una serie di criteri e crediti. Per ora il testo è in fase di analisi, ma il prossimo venerdì, in occasione del Consiglio dei Ministri, potrebbe essere approvato in via definitiva. Completa l’articolo una scheda dei criteri che danno e che tolgono crediti.


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