Sostenibilità

Minimarketico solidale:contro il carovita(e per il fatturato)

onlus sotto la lente La Città Verde cooperativa sociale

di Redazione

Di fronte alle difficoltà delle famiglie a far fronte a una spesa normale, i prezzi dei minimarket solidali sono abbordabili? E soprattutto, quanto di ciò che è definito equosolidale ha un progetto sociale alle spalle? A rispondere a queste domande ci aiuta, con il suo esempio, la cooperativa sociale La Città Verde. Sintonizzandoci su un telegiornale, l’inquadratura d’obbligo è su un italiano al supermercato, alle prese con le dure rinunce del carovita.
In che maniera il mercato dell’equosolidale può inserirsi in questo contesto di difficoltà diffusa? È in grado di migliorare la resa del budget settimanale dei consumatori o, come spesso è stato notato, i prezzi ancora elevati non consentono l’acquisto di prodotti di questo tipo se non una tantum?
Abbiamo girato la domanda alla cooperativa sociale La Città Verde che si occupa, tra l’altro, di gestire un circuito minimarketico. Secondo il presidente Giorgio Rosso, «facendo un’analisi di mercato e confrontando prodotti di imprese etiche o solidali con pari caratteristiche con i prodotti del Minimarketico, i prezzi risultano in linea. Per quanto riguarda i beni di prima necessità, una famiglia media può quindi benissimo acquistare prodotti di Minimarketico». Ciò nonostante, è vero che il consumo di prodotti equosolidali è ancora considerato da molti un lusso e un’eccezione piuttosto che un’abitudine di spesa. «Per questo è nostra intenzione inserirci nel territorio e nelle abitudini dei cittadini anche tramite l’ubicazione del negozio nel centro storico di Ferrara e la consegna a domicilio gratuita, rassicurando infine il consumatore attraverso l’indicazione trasparente della composizione del prezzo, nel rispetto del concetto di “filiera corta” e di “tracciabilità”», spiega Rosso.
I vantaggi di questo tipo di scelta d’acquisto ricadrebbero sia sul consumatore, in termini di qualità della vita derivante dal consumo di prodotti biologici ed ecologici, a ridotto impatto ambientale, sia sui lavoratori del Sud del mondo, che così vedrebbero riconosciuto un giusto compenso per il proprio lavoro e uno sfruttamento sostenibile delle proprie risorse. Ma non solo. Il progetto Minimarketico, che aderisce ed è supportato dall’associazione Isnet, nasce come luogo di inserimento lavorativo di persone svantaggiate, quindi nella gestione dell’attività commerciale viene offerta la possibilità di un impiego anche per i lavoratori provenienti dalle fasce più deboli della società. Tra i 37 lavoratori della Città Verde, infatti, vi sono soci e dipendenti svantaggiati, il che spiega il perché per la cooperativa gli stipendi versati facciano parte integrante della percentuale di uscita dedicata alla mission.
Fare impresa diventa per Città Verde sia lo strumento per attirare l’interesse dei cittadini verso forme di consumo sostenibile, sia per supportare le attività obiettivo della propria esistenza in quanto realtà sociale. «Come impresa vogliamo fornire prodotti e servizi ai clienti secondo criteri di qualità ed economicità, come cooperativa abbiamo l’obiettivo di ottenere continuità di occupazione lavorativa e le migliori condizioni economiche, sociali e professionali, infine, come cooperativa sociale intendiamo svolgere attività produttive che determinano l’integrazione sociale nella vita attiva di persone svantaggiate attraverso il loro inserimento nel mondo del lavoro», conclude Rosso. Tre piccioni con un minimarket.

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