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“Minerali dei conflitti”: le lobby al lavoro nel Parlamento europeo

A maggio il Parlamento europeo voterà il progetto di regolamento dalla Commissione UE che propone di adottare un sistema di autocertificazione che limiti l'importazione dei minerali provenienti da zone di conflitto. Il Presidente dei Socialisti e Democratici europei, Gianni Pittella, chiede una tracciabilità obbligatoria, ma gli eurodeputati conservatori (PPE) e liberali (ALDE) si oppongo, con il sostegno delle lobby industriali

di Joshua Massarenti

"I nostri telefoni cellulari sono sporchi di sangue: nessuno lo sa, e chi lo sa, fa finta di non saperlo". E’ quanto ha dichiarato oggi il Presidente del Gruppo dei Socialisti e Democratici europei (S&D), Gianni Pittella, nel corso di una conferenza stampa in cui ha chiesto che il Parlamento UE sostenga una legge che renda obbligatoria la tracciabilità dei minerali provenienti dalle zone di conflitto.

L'ira dei Socialisti e Democratici europei

Di ritorno da una visita in Repubblica democratica del Congo, Pittella ha toccato con mano l’immensa tragedia umana provocata dai conflitti che oppongono da oltre un ventennio gruppi armati in lotta per controllare le miniere di stagno, tantalio o tungsteno, materie prime indispensabili all'industria per produrre, tra l’altro, smart phone, gli Ipad e i computer (nel caso del tantalio). L'UE è uno dei maggiori mercati di stagno, tantalio, tungsteno e oro, con oltre 400 importatori di tali minerali e metalli.

“Il Congo è il più grande produttore al mondo di Coltan e altri minerali utili per l'industria mondiale di telefonini, computer e componentistica elettronica”, ha spiegato Pittella. “Produzione ed estrazione di questi minerali da anni finanziano i mercenari e gli squadroni della morte che fanno dello stupro uno strumento di distruzione umana e sociale”. “L'Unione europea e la comunità internazionale”, ha continuato l’eurodeputato, “non possono restare a guardare quando lo sfruttamento sessuale di donne, ragazze e bambine viene regolarmente utilizzato come strumento di guerra e di distruzione sociale.

Per bloccare l'impiego dei profitti derivanti dal commercio di minerali per finanziare conflitti armati, nel 2014 la Commissione europea ha elaborato un progetto di regolamento che istituisce un sistema UE di autocertificazione per gli importatori di stagno, tantalio, tungsteno e oro che scelgono di importare tali risorse nell'Unione in modo responsabile.

L'ipocrisia dei conservatori e dei liberali

La proposta è attualmente in discussione al Parlamento europeo, che voterà un testo definitivo il 18 maggio a Strasburgo. I democratici e i Verdi hanno da sempre giudicato la proposta della Commissione UE “poco ambiziosa” perché fondata sull’impegno volontario delle imprese europee, mentre come ha ricordato oggi Pittella “è necessario adottare une legge comunitaria che renda obbligatoria la tracciabilità dei minerali del Congo”. Di tutt’altro parere sono il PPE e i liberali dell’ALDE, o quanto una maggioranza dei loro eurodeputati. Perché se è vero che in Commissione “Sviluppo”, i gruppi parlamentari sono riusciti a trovare un’intesa, le discussioni portate avanti in Commissione “Commercio internazionale” si sono concluse con uno scontro frontale tra, da un lato S&D e Verdi, e dall’altro l’asse PPE-ALDE e ECR (il gruppo degli euroscettici). Con 22 voti a favore, 16 contrari e 2 astensione, questa Commissione ha adottato il 14 aprile scorso la proposta della Commissione europea, che si limita a imporre una tracciabilità obbligatoria ai soli fondatori e raffinatori, respingendo quindi la volontà dei Socialisti e Democratici e dei Verdi di coinvolgere tutte le imprese europee. “Fondatori e raffinatori europei rappresentano appena il 5% del mercato mondiale”, ha dichiarato Yannick Jadot (Verdi), vice-presidente della commissione “commercio internazionale”.

"E' inutile che liberali e conservatori sostengono il premio Sakharov, il ginecologo congolese Denis Mukwege, minacciato di morte per il suo impegno a favore delle donne congolesi vittime di stupro nelle zone in cui si combatte per il controllo delle miniere, mentre poi in commissione votano una proposta che non rompe il legame tra tra lo sfruttamento del sottosuolo congolese e il finanziamento delle forze armate locali attraverso il commercio dei minerali", ha sottolineato Pittella.

Le lobby industriali sul banco degli imputati

“Con il loro no" ha poi aggiunto il Presidente del gruppo S&D, "i conservatori e i liberali hanno rappresentato gli interessi delle multinazionali, e non quello della popolazione congolese". In un’intervista rilasciata all’agenzia Infos Grands Lacs (media partner di VITA), Marie Arena, eurodeputata belga e portavoce del gruppo S&D sulla questione dei “minerali del sangue”, ha denunciato “le pressioni esercitate dai gruppi lobbisti industriali sui deputati europei per convincerli ad opporsi alla nostra proposta”. In particolare, Arena cita “il ruolo giocato da Business Europe”, la Confindustria europea. Risultato: “i deputati del PPE e dell’ALDE hanno votato con i dollari nel cuore. Sia chiaro, non ci opponiamo al business, ma vogliamo un business morale, non amorale”.

“Ci aspettano quattro settimane durissime”, ha ricordato Cecile Kyenge, eurodeputata del PD e membro della delegazione S&D che si è recata in Repubblica Democratica del Congo la scorsa settimana. “Da qui al voto del testo finale previsto il 18 maggio a Strasburgo, dovremo trovare il modo di convincere quei eurodeputati ad aderire alla nostra proposta e farla finita con il commercio di minerali insanguinati. I deputati contrari, così come le multinazionali, non possono far finta di niente. In ballo ci sono le vite di milioni di civili che subiscono le peggiori atrocità nelle zone di conflitto in cui i minerali vengono estratti”.

Credito Foto: The Carter Center/ G. Dubourthoumieu | Carter Center Slideshow (2011)
Progetto fotografico realizzato dal Carter Center per denunciare lo sfruttamento illegale di risorse minerarie in Repubblica Democratica del Congo.

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