Salute
Mimmo Pesce: «Facciamo squadra per aiutare Tommi e gli altri»
Il popolare personaggio televisivo che già conduce l'unica trasmissione dedicata ai ragazzi autistici e alle loro famiglie, debutta con il libro indirizzato ai ragazzi “Mio figlio è uno sgusciato” (De Agostini). Sette capitoli e mezzo per provare a far capire loro le dinamiche dell'autismo e il tanto che possono fare
Chi, come il sottoscritto, o per indigenza o per scelta, non vede il calcio e le partite di A e di Champions con i costosi abbonamenti a Dazn, Sky o Prime o altro, sicuramente conosce e apprezzerà Mimmo Pesce, che nel gruppo assortito da Fabio Ravezzani (il direttore) a Telelombardia è certamente il più simpatico, creativo, quello che strappa più risate. Tifosissimo del Napoli, città da cui approdò a Milano da vero emigrante a 4 anni con i genitori e un fratellino più piccolo.
Per le cronache delle partite del Napoli sfoggia ogni tipo di trucco teratrale, dal sangue finto al sudore posticcio sino alle bende quando la squadra va sotto (ma quest’anno non è proprio la stagione delle sconfitte), quando va in goal parte la canzone (termine pomposo perchè è piuttosto un refrain musicato) da lui appositamente composta “Capitone nella rete” con tanto di balletto coinvolgente.
Ma Mimmo Pesce, al secolo Domenico Pesacane (“cognome che mi è valso un bel po’ di prese in giro”, ci dice), non è solo questo, è anche conduttore e autore di due trasmissioni sui canali di Telelombardia-Gruppo Mediapason, il “Mimmo Pesce show” e lo “Sportello degli sgusciati”, l’unica trasmissione in Italia dedicata ai ragazzi autistici e alle loro famiglie.
Ora Mimmo Pesce è diventato anche autore di un bellissimo libro indirizzato soprattutto ai ragazzi, ai giovani, “Mio figlio è una sgusciato. Sette parole e mezza sull’autismo” (De Agostini, pp 135, euro 15,90). “Informare sull’autismo è importante, e un grande comunicatore, come l’amico Mimmo Pesce lo fa in maniera competente, ma leggera e comprensibile”, scrive Elio nell’introduzione.
«Nella mia vita tutto è successo un po’ per caso», racconta Mimmo Pesce, «è stato così per la Tv, un amico 9 anni fa, sapendo del mio tifo per il Napoli mi chiese se mi andava di renderlo pubblico per una trasmissione sul calcio a 7 Gold, tre anni dopo mi chiamò Fabio Ravezzani, il direttore di Telelombardia per propormi un trasferimento da lui, e io che sono pigro avevo tanti dubbi. E invece è stato un vero successo. Anche il libro nasce per caso».
Cioè? Ci vuoi raccontare?
Guarda che io, come scrivo nel libro, starei tutto il giorno sdraiato e la mia professione ideale sarebbe il collaudatore di materassi. Quindi sono le opportunità che vengono a cercarmi, non solo, insistono pure perchè tendenzialmente io mi volterei dall’altra parte. Un amico (se non ci fossero gli amici nella vita!) agente letterario che sa della mia storia e del mio essere padre di un ragazzo autistico mi ha proposto di scrivere questo libro con un solo obbligo, un linguaggio che sapesse parlare ai ragazzi. E a quanto pare, lo dici anche Elio, ci sono riuscito. Quando, qualche mese fa, è nata l’idea di scrivere questo libro, mi sono guardato allo specchio e mi sono detto: «Ma non ti vergogni?». Il riflesso di me stesso ha fatto una faccia che era tutta un programma, come a dire: “In effetti, un pochino sì”. Poi, però mi sono detto: “sono un papà e ho una storia da raccontare. Parlerò di Tommi. Di noi”. Non pensavo di essere in grado di arrivare alla parola fine, ma neanche il Milan all’inizio della stagione pensava di vincere lo scudetto. Poi ha lavorato sodo e ce l’ha fatta.
Tommi è tuo figlio, 25 anni e un guscio fatto da papà, mamma Cristina e una sorella maggiore, Claudia. Come nasce il titolo del libro “gli Sgusciati”?
Non è un termine casuale. Oggi mia moglie Cristina è Presidente di un’associazione che si occupa di persone in difficoltà, e uno dei progetti più importanti, nato nel 2011, è dedicato proprio ai ragazzi autistici. Si chiama Gli Sgusciati. Tommi, per esempio si era costruito una sorta di guscio scudo protettivo. Vi si trincerava dietro, e non c’era verso di penetrarlo. Col tempo e con la crescita, l’avrebbe perfezionato e reso indistruttibile. Tipo Iron Man. All’interno di quel guscio lui si sentiva sicuro. Poi c’è un secondo livello. Un guscio più grande, una fortezza con i suoi impavidi guardiani. È la famiglia. Gli Sgusciati, oggi è un centro diurno: i ragazzi vengono tutti i giorni o qualche giorno a settimana, e trascorrono diverse ore in compagnia delle nostre educatrici e psicologhe. Le ore in cui si prova a sgusciarli, inventando ogni giorno nuove strategie capaci di farli uscire dal guscio senza che provino paura.
La serenità di Tommaso e di tutti gli altri ragazzi e giovani come lui dipende da come si comporta chi gli sta attorno, scrivi nel libro. Da come lo accompagna e lo protegge dalle insidie del mondo esterno, con cui si relaziona a fatica.
Questo libro è una goccia nel mare, un tentativo da parte di un semplice papà di orientare i fari per far luce su ragazze e ragazzi con caratteristiche differenti da quelle che siamo abituati a vedere. Ma è così lunga la strada da percorrere! Il percorso di quelli come Tommi è destinato, nel corso degli anni, ad abbandonare la strada maestra che tutti seguono. Ma finché sono lì, tra quelle mura, quei banchi, quei corridoi, servono le giuste strategie per farli essere parte di un insieme, di un mondo. Per non escluderli. Per tranquillizzarli, quando sono in difficoltà e magari corrono in maniera incontrollata, o gridano. Sono convinto che questo non possa che fare bene, a qualunque livello dello spettro autistico, è Tommi non è nella fascia di Rai men o di Greta Thurberg ma è più grave. Fare squadra, ecco cosa serve davvero. Soprattutto manca alla base, a scuola o in altre situazioni, l’elemento cruciale, la parola magica capace di risolvere ogni problema: la conoscenza. Senza conoscenza, è impossibile accorciare le distanze. Se non sappiamo cosa può succedere, del resto, il futuro ci spaventa. Bisogna entrare pian piano nel suo mondo, scoprire cosa ama e cosa lo fa sentire più a suo agio. È così che nascono le amicizie. Un antico proverbio insegna che bisogna sempre essere gentili con il prossimo, perché non sappiamo niente della battaglia che sta affrontando nella sua vita. È proprio vero.
Il capitolo finale del libro è un vero invito all’azione, a coinvolgimento. Si intitola Domani
Già, il domani. Che forma ha, il domani? Come funzionerà? Ma soprattutto, che cosa farà Tommi? Inutile dire che ci penso con un po’ di preoccupazione. Quindi domani è un altro giorno, sì, ma è pieno di ombre. Come la si risolve, secondo voi? Come riusciamo nell’impresa di non affogare nell’ansia al pensiero di come sarà il mondo di Tommaso dopo di noi? Chi di voi umani farà il sindaco o la sindaca, al vostro ufficio presenterei un’idea legata alla nostra associazione, La Tenda, quella presieduta da Cristina, dove da anni portiamo avanti il progetto Gli Sgusciati. Oggi è un centro diurno. Ma se domani diventasse più strutturata, una vera e propria residenza? Perché si possano realizzare progetti simili, però, servono attenzioni e investimenti. Ecco perché ne parlo con voi. Perché domani sarete voi i politici, giusto? Oppure sarete voi a votare, e magari darete fiducia a chi si preoccupa di queste tematiche e si attiva per migliorare le cose. O forse sarete voi a sensibilizzare sul tema, organizzando un festival, scrivendo un libro, dirigendo un film, oppure offrendovi come volontari.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.