Cultura

MIM: Approfondimento sulla comunità filippina in Italia

Al Meeting internazionale sulle Migrazioni, primo incontro nazionale dei giovani filippini

di Giuseppe Lanzi

LORETO: In patria le autorità li chiamano ?eroi moderni?, ma a loro ? 8 milioni di filippini che vivono e lavorano in 193 Paesi ? quella frase sembra quasi una presa in giro. Lo racconta dal Meeting internazionale sulle Migrazioni (Mim) in corso a Loreto, padre Albert Guevara, originario di Iloilo, nelle Filippine centrali, da due anni cappellano della comunità filippina di Roma. Le rimesse dei migranti filippini sparsi per il mondo ammontano a oltre 7 miliardi di dollari l?anno, pari all?8 per cento del Prodotto interno lordo della nazione asiatica: non stupisce che la propaganda nazionale enfatizzi il loro ruolo. ?Ma gli emigrati filippini con ci vedono granché di ?eroico? nel fare i ?domestici? e i ?badanti? ? afferma padre Guevara ? soprattutto se hanno una formazione universitaria?.
Con 105.000 persone quella in Italia è la comunità filippina più numerosa d?Europa, segue la Spagna con 40.000 presenze, ?Ma la grande maggioranza del flusso migratorio dalle Filippine approda in paesi del continente asiatico, in particolare in Malesia e nei Paesi del golfo arabico? precisa padre Graziano Battistella, dello ?Scalabrini international migration institute? di Roma (Simi), anch?egli ospite del Mim. Secondo l?esperto del Simi, la migrazione dei filippini in Italia è iniziata negli anni ?70 anche grazie ai religiosi che avevano missioni nell?arcipelago asiatico e che in qualche modo fecero da contatto e da garanti per quelle donne che cercavano lavoro all?estero.
A Roma vivono 30.000 filippini, di cui 20.000 cattolici; le prime comunità della capitale sono quelle che una trentina di anni fa si riunirono intorno alle parrocchie di San Silvestro, nel centro storico, e del ?Sacro Cuore?, vicino alla stazione Termini. Padre Guevara riferisce che da almeno 13 anni è iniziato un processo di organizzazione che ha portato alla formazione di 43 ?centri pastorali filippini? e alla creazione di dozzine tra associazioni culturali e di difesa dei diritti, servizi autogestiti, gruppi religiosi e anche bande musicali e compagnie di ballo tradizionale. ?La vita di un immigrato filippino si divide tra lavoro, la domenica in parrocchia e il giovedì con gli amici? ? racconta il sacerdote sottolineando che raramente il tempo libero viene speso in compagnia degli italiani anche perché ?i filippini amano stare insieme e fare festa tra loro? dice padre Guevara. ?Cominciano però a essere numerosi gli italiani che sposano donne filippine ? aggiunge ? ma si tratta sempre di seconde nozze per l?uomo. Non conosco invece italiane che abbiano sposato dei filippini, anche perché questi ultimi si vergognano a corteggiare le italiane?.
Padre Guevara ammette che resta molto forte tra i filippini il senso di inferiorità nei confronti dei ?bianchi?, un?eredità della colonizzazione che sta alla radice di quell?atteggiamento passivo e servizievole che li fa apprezzare dai datori di lavoro italiani, mentre all?interno della comunità non mancano le tensioni e le invidie, come in qualunque ambiente. ?Vedo però che tra i ragazzi nelle scuole questo senso di inferiorità si sta affievolendo ? aggiunge il sacerdote – e qualche adolescente filippino ?fa il filo? alle compagne italiane?. Oltre alla ?specializzazione forzata? nel settore dell?assistenza domestica, secondo padre Guevara la condizione degli adolescenti rappresenta uno dei problemi più delicati della comunità. I ragazzi arrivano in Italia poco prima che, con la maggiore età, non abbiamo più diritto al ricongiungimento familiare: ?Hanno 15, 16 anni, non hanno praticamente mai vissuto con i genitori, non parlano l?italiano e sono nel pieno di un?età in cui la costruzione dell?identità è molto delicata?, dice il sacerdote che proprio nella città di Loreto ha organizzato dal 23 al 25 luglio 2004 il ?Primo raduno nazionale dei giovani filippini? (First national youth pilgrimage and summer). ?In patria i ragazzi vedono i genitori una volta l?anno, con le braccia colme di regali e si convincono che siano molto ricchi ? continua il cappellano ?, ma quando vengono in Italia si rendono conto del lavoro umile che fanno e si sentono delusi e traditi?. Qualcuno non perdona ai genitori di averlo ?lasciato? per tanti anni, oppure ne perde la stima. ?Sono brutte scene quelle in cui una figlia urla alla madre di non volere andare più a scuola perché da grande potrà solo fare la domestica come lei?, racconta Guevara.
Il 60 per cento delle famiglie filippine ha un parente all?estero. Come questo abbia influito sulla vita familiare e dei figli in patria è stato oggetto di numerosi studi: ?Sulla crescita della prole i dati sono più confortanti di quanti si tendesse a ipotizzare? afferma padre Battistella, riferendo il risultato di indagini condotte del Centro studi scalabriniano di Manila, da lui fondato. ?La famiglia allargata supplisce all?assenza dei genitori. Indicatori come la frequenza scolastica ? continua – dimostrano che i giovani sono seguiti e assistiti?. Diverso però se ad emigrare è solo la madre: ?In questo caso ? dice l?esperto – i parenti intervengono di meno, ma il padre non sembra in grado di accudire figli con la stessa efficacia?. A soffrire della migrazione, invece, è sempre la coppia: ?i matrimoni di fatto si sciolgono ? dice lo studioso – oppure si creano una sorta di ?doppie relazioni? in patria e all?estero?. Riguardo ai flussi futuri dalle Filippine in Italia, la situazione sembra in una sorta di stallo: ?Quella filippina è sempre stata una emigrazione ?regolarizzata? e da anni gli arrivi sono quasi tutti per ricongiungimento familiare?; ma lo studioso sottolinea un paradosso: proprio la ridotta presenza di irregolari dall?arcipelago asiatico ha finito per penalizzare la migrazione filippina nel nostro Paese. ?L?Italia ha preferito stringere accordi bilaterali con i governi di nazioni da cui partono forti flussi di irregolari, come i Paesi maghrebini o l?Albania, fissando quote di accesso di migranti in cambio di un maggior controllo sul traffico di persone, Ciò ha ridotto le possibilità di immigrazione per altre nazionalità, inclusi i filippini?. Padre Battistella conclude aggiungendo che negli ultimi anni i migranti dalle Filippine hanno preferito cercar lavoro in Spagna e in Grecia.

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