Welfare

Milano, Tettamanzi in visita al carcere di Bollate

Il cardinale è tornato fra i detenuti dell'istituto sperimentale due anni dopo l'incontro di Natale 2002

di Redazione

Un invito a fare in modo che “i nostri orecchi siano aperti e il nostro cuore spalancato, quando Gesù ci chiamerà per nome”, come fece con Maria di Magdala, una volta risorto. A rivolgere questo invito è stato stamani l?arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, che è tornato tra i detenuti del carcere di Bollate dove era già stato nel Natale di due anni fa. Nell?omelia per la messa di Pasqua Tettamanzi, rivolgendosi ai detenuti, ha detto: “Mi piacerebbe un po? entrare nel vostro cuore e cercare di indovinare quali sono le croci più pesanti che sono dentro di voi. Mi ha colpito un incontro che ho avuto con un cappellano di un istituto di detenzione che mi ha raccontato di questa duplice croce che sta non tanto sulle spalle, ma nel cuore di ogni detenuto”. “La prima – ha spiegato – è quella di non voler più vivere, perché vivere in carcere è così faticoso che qualche volta ci si chiede se ne valga la pena, ma la Pasqua cristiana ci ricorda che Gesù è risorto, che colui che ha sofferto per noi ha voluto esserci vicino, per darci la voglia di vivere”. “La seconda croce è il venir meno delle relazioni con le persone che a noi sono più vicine, in particolare i nostri familiari – ha proseguito Tettamanzi -: essere ospiti di questo istituto significa essere colpiti profondamente in questo tessuto di amicizie. È in questi momenti che dovremmo recuperare questa fede nel Signore che torna a dirci: capisco la tua sofferenza. Anche perché lui stesso è stato abbandonato, è stato lasciato solo, rinnegato dall?apostolo Pietro, tradito da un altro apostolo, da Giuda”. Poi l?invito ad usare il silenzio, così frequente nelle giornate di un detenuto, per farsi trovare pronti, con “gli orecchi aperti e il cuore spalancato, quando Gesù ci chiamerà per nome”. Proprio come fece con Maria di Magdala che solo allora capì di essere in presenza del Risorto. Accanto ai detenuti di Bollate, c?erano anche il prefetto di Milano Bruno Ferrante, il presidente della Corte d?Appello Giuseppe Grechi, il magistrato di sorveglianza Maria Rosa Sodano e il provveditore lombardo alle carceri Luigi Pagano.


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