Cultura

Milano si spacca su Ambrogino a Tettamanzi

Contrari all'idea di insignire l'ex arcivescovo la Lega Nord e alcuni settori del Pdl

di Gabriella Meroni

Il Comune di Milano si divide sulla proposta di insignire l’arcivescono emerito di Milano, Dionigi Tettamanzi, dell’Ambrogino d’oro. Il caso è scoppiato ieri, quando la presidenza del Consiglio comunale ha preso atto delle 156 candidature per l’onorificenza ambrosiana: sul nome di Tettamanzi sembrava scontata la convergenza di tutta l’istituzione, ma così non è stato.

La proposta è arrivata dal democratico Andrea Fanzago e ha raccolto il consenso del sindaco Pisapia oltre che di esponenti esterni alla maggioranza, come il Terzo Polo e l’ex sindaco Letizia Moratti. Ma non tutti sono stati d’accordo.«Tettamanzi è espressione di quell’area politica che oggi governa Milano», ha dichiarato l’ex vicesindaco Riccardo De Corato. «E poi non mi sono iaciute alcune sue omelie su rom e clandestini». Simili le posizioni della Lega Nord. «Tettamanzi non è il mio candidato – ha detto l’europarlamentare del Carroccio Matteo Salvini – perché ha diviso la Chiesa Ambrosiana». Anche se con toni piu’ sfumati, anche i cattolici del Pdl si sono mostrati perplessi sull’Ambrogino all’ex arcivescovo. «E’ inopportuno sfruttare in chiave politica personalità di questo spessore – ha affermato il capogruppo del Pdl a Palazzo Marino Carlo Masseroli «e nello specifico e’ svilente per il cardinale Tettamanzi».

E secondo molti commentarori la contrarietà di buona parte del centrodestra, che pure non minaccia le barricate, potrebbe essere un ostacolo difficile da superare. «Per una personalità come Tettamanzi – ha osservato il presidente del consiglio comunale Basilio Rizzo – o la grande medaglia d’oro oppure niente». E per questo tipo di Ambrogino, il più prestigioso, il regolamento impone l’assenso dei quattro quinti dell’assemblea.

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