Formazione

Milano, sgominato traffico di “finte mogli”

Matrimoni a pagamento tra italiani indigenti e ragazze extracomunitarie, organizzati da un gruppo criminale

di Gabriella Meroni

Matrimoni a pagamento, e mai consumati, per ragazze extracomunitarie che una volta sposate ottenevano il permesso di soggiorno o la cittadinanza italiana. Il pm Fabio Roia, il sostituto del pool Fasce Deboli, dopo un anno di inchiesta condotta in collaborazione con l’Ufficio Stranieri della Procura di Milano, ha chiuso le indagini in vista della richiesta di rinvio a giudizio per 16 persone tutte italiane, sei organizzatori del business e 10 sposi ‘fasulli’, tra cui due donne: tre persone sono accusate di associazione per delinquere, e tutte di aver favorito la permanenza di irregolari sul territorio italiano. A far partire le indagini, che hanno fatto luce su un fenomeno diffuso e sul quale c’erano molti sospetti, e’ stata la denuncia di uno dei finti sposi che nell’ottobre ’99 era stato contattato alla mensa dei frati di Corso Concordia. Dagli accertamenti, le perquisizioni e i sequestri di documenti e gli interrogatori di una sessantina di persone, su 122 matrimoni celebrati a Milano, nell’hinterland e alcuni comuni in provincia di Pavia e Lodi, 24 sono risultati irregolari. Secondo gli inquirenti, l’organizzazione matrimoniale che riceveva dalle immigrate, per lo piu’ sud americane, in media una ventina di milioni, pescava gli sposi di comodo tra chi viveva in condizioni di emarginazione e poverta’. Non solo anziani, ma disagiati anche di 30 anni, che avevano come punto di riferimento o il dormitorio di viale Ortles o le mense di solidarieta’. Gente disperata che per una somma che andava dai 2 agli 8 milioni, dei circa 20 versati, dava la disponibilita’ alle nozze che in realta’ non venivano consumate: nessuna convivenza tra gli sposi che dopo il si’ si dividevano e ritornavano a fare la propria vita. Gli organizzatori, si occupavano di seguire l’iter burocratico, dalla pubblicazione in Comune, fino alla celebrazione del matrimonio, di acquistare le fedi e talvolta anche gli abiti. Quanto ai testimoni in genere erano sempre gli stessi, magari gli organizzatori in persona, o venivano reperiti a caso e, per il servizio, venivano pagati cento-duecentomila lire. Il giorno stesso delle nozze o pochi giorni prima partivano le istanze di rilascio del certificato di permesso per motivi familiari o di cittadinanza. Permessi gia’ revocati dalla Questura. Ora si tratta anche di ottenere l’annullamento delle nozze celebrate solo sulla carta: la Procura avanzera’ una richiesta al tribunale civile. Molte delle immigrate, alcune anche prostitute, sono irreperibili.


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