Politica
Milano, sfida sulle auto usate
La Moratti attacca Pisapia a Sky: accuse e querela.
Una rivelazione falsa conquista il titolo di apertura dei quotidiani italiani. L’affermazione di Letizia Moratti in coda al faccia a faccia con Giuliano Pisapia, ieri a Sky (“Pisapia amnistiato per aver rubato un’auto”), rivelatasi subito infondata, ha annullato i contenuti di un confronti sui temi della campagna elettorale amministrativa a Milano. Ecco come i giornali oggi raccontano, titolano e commentano, i fatti di ieri.
- In rassegna stampa anche:
- SPIAGGE
- FOTOVOLTAICO
- SPRECHI ALIMENTARI
- CRISI – EUROPA
- ARTE
“Si infiamma la sfida di Milano” è il titolo volutamente “neutrale” del CORRIERE DELLA SERA in apertura. All’occhiello e al sommario il compito di riassumere le notizie: “Il sindaco rievoca una vicenda degli anni di piombo, il rivale parla di killeraggio. Niente stretta di mano”, si legge sopra il titolo, e sotto: “Moratti: Pisapia rubò un veicolo. La replica: fui assolto. La querelo”. I servizi alle pagine 2 e 3. L’editoriale è affidato a Giangiacomo Schiavi: “Tra polemiche e programmi” (altro capolavoro di equilibrismo nel titolo). Nel merito invece Schiavi è chiaro: “Da oggi invece si discute delle parole non rispondenti a una verità giudiziaria di Letizia Moratti in tv, forse malconsigliata da chi non aveva fatto tutte le verifiche fra gli atti di trent’anni fa. Un errore che il sindaco dovrebbe rapidamente correggere con le scuse all’interessato per restituire a una campagna avvelenata un soprassalto di rispetto, anche tra avversari, e per valorizzare meglio i risultati positivi del suo quinquennio”. Nel pezzo di Rossella Verga, di cronaca, in apertura di pagina 2, i fatti: “È iniziato con i sorrisi forzati e si è concluso, un’ora dopo, con una zuffa su vicende giudiziarie e con uno scivolone di Letizia Moratti che dà del ladro al suo avversario citando in modo incompleto una vecchia sentenza. Il primo e ultimo faccia a faccia televisivo tra il sindaco uscente e Giuliano Pisapia, registrato ieri mattina negli studi di Sky e mandato in onda nel pomeriggio e alla sera, è finito così: senza stretta di mano, ma con colpi bassi assestati a neanche un minuto dal gong finale e con il contro-annuncio di una querela per diffamazione aggravata. La Moratti, candidato del centrodestra, ha calibrato le ultime parole a disposizione per poi sferrare l’attacco: ha accusato lo sfidante in corsa per il centrosinistra alle amministrative del 15 e 16 maggio di essere stato giudicato dalla Corte d’Assise «responsabile del reato di furto di un veicolo per il sequestro e il pestaggio di un giovane» . Pisapia non ha avuto la possibilità di replicare in diretta. Ma ha subito spiegato carte alla mano: «Sono stato vittima di un errore giudiziario, la Moratti ha detto il falso sapendo di diffamarmi» . «Nonostante l’amnistia Giuliano Pisapia presentò appello, accolto — sottolinea poco dopo una nota— La III Corte d’Assise d’Appello di Milano presieduta dal dottor Luigi Maria Guicciardi nel procedimento 76 del 1985 ha assolto Giuliano Pisapia per non aver commesso il fatto» . E ancora: «Tale sentenza di assoluzione con formula piena è passata in giudicato ed è quindi definitiva»” . A pagina 3 le reazioni politiche: “Le critiche della Lega, la difesa della Gelmini”. Infatti il Pdl fa quadrato, e Bonaiuti smentisce anche una irritazione di Berlusconi per questa gaffe, una indiscrezione che ieri girava nelle redazioni, fino appunto alla smentita del portavoce. E’ Bossi invece a dire chiaramente: “Io non lo avrei fatto, non porta voti”. Un pezzo a piede di pagina entra nel retroscena: “La sorpresa nello staff del primo cittadino. Ipotesi e sospetti sull’origine del dossier”, ma il nome di chi materialmente abbia fornito l’informativa errata e incompleta al sindaco di Milano non viene fuori. Ci pensa il documentatissimo cronista giudiziario del CORRIERE, Luigi Ferrarella, a fare il punto sulle carte a pagina 5: “L’accusa, poi l’assoluzione. Ecco cosa c’è in quelle carte. A parte la conferma della piena assoluzione, otto anni dopo l’inizio della disavventura giudiziaria di Giuliano Pisapia, ecco il passaggio che ricostruisce la vicenda: “Tre pentiti e un furto: chi decise? «Anche Pisapia» . «No, non c’era» . La storia vera comincia la sera del 19 settembre 1978, quando a Milano i terroristi di «Prima Linea» Massimiliano Barbieri, Roberto Sandalo e Marco Donat Cattin rubano un furgone Fiat, e Barbieri viene arrestato. Due anni e mezzo dopo, Sandalo, “pentito”come anche gli altri due, spiega il furto come finalizzato a un progetto (poi mai attuato) di sequestro di William Sisti, capo del servizio d’ordine del «Movimento lavoratori per il socialismo» che aveva avuto violenti scontri con l’ «Autonomia operaia» cittadina, e al quale il «Collettivo» studentesco della libreria di via Decembrio, nel quale all’epoca militavano attivamente Massimiliano Trolli (ex di Lotta Continua) e suo cugino Giuliano Pisapia, addebitava pestaggi di “compagni”, come un disegnatore di murales ridotto in fin di vita. Barbieri, che secondo Sandalo e Donat Cattin voleva colpire Sisti «come carta di credito per entrare in Prima Linea» , nell’estate 1978 li porta dunque in una casa di benestanti nel centro di Milano, dove vivevano Trolli e «il cugino» , cioè Pisapia. Tutti e tre i pentiti collocano nella casa alcune riunioni di luglio 1978 nelle quali «venne avanzata la proposta di compiere un’azione punitiva contro Sisti» da sequestrare, picchiare e liberare con la colla nei capelli. Ma i tre pentiti divergono sul ruolo di Pisapia: per Sandalo era presente; lo stesso dice Barbieri, che però per la riunione operativa indica una data in cui Pisapia era a Santa Margherita Ligure bloccato da un’ulcera, attestata sul ricettario milanese del medico Carlo Agnoletto (zio di Pisapia); invece Donat Cattin esclude Pisapia fosse alla riunione”.
LA REPUBBLICA apre con la politica: “Milano, da Moratti fango su Pisapia”. Nel sommario si precisa: “Falsa accusa in tv all’avversario. Napolitano: basta guerra continua”. Il duello televisivo con coda velenosa conquista anche le prime due pagine interne e un paio di commenti particolarmente critici. Il primo è di Natalia Aspesi: nella compostezza del sindaco uscente, simboleggiata dalla «marmorea cotonatura», si è insinuata la voglia di metodi più che fangosi. Mentre lanciava la sua accusa, «la povera signora sudava e balbettava sventolando un documento, vistosamente affranta perché, pur essendo adusa alle bugie o alle fantasie, non innocue ma neppure fatali, forse non immaginava che sarebbe stata costretta ad arrivare a tanto: a unirsi alla folla della bassa politica berlusconiana, ad usare quei dossier finti e menzogneri di cui devono essere pieni i cassetti del premier». Il cavaliere secondo il retroscena di Francesco Bei è con la Moratti: l’operazione Pisapia è perfettamente riuscita (come dire è stata pianificata e gestita dal centro). La parola d’ordine adesso è smontare l’immagine di Pisapia. Subito allineati il sottosegretario (alla propaganda) Santanché, Gelmini, De Corato… Il metodo Boffo del resto pare in funzione anche a Napoli contro il candidato Pd, Morcone. Il suo rivale, il sottosegretario Nitto Palma lancia accuse del tipo: meno male che lo hanno candidato: «stavamo intervenendo come ministero». Perché? Per assunzioni di amici o parenti, cattiva gestione e cose di questo tipo. Ovviamente lasciate indefinite: si sa, la calunnia è un venticello… Il secondo commento è di Nadia Urbinati: “La regola dell’insulto”: «la demolizione dell’avversario presuppone un’opinione politica polarizzata; presuppone due paesi, l’uno disposto a dubitare sistematicamente dell’altro, e quindi pronto a credere ciò che dell’altro si dice». È la democrazia mediatica.
IL GIORNALE apre a tutta pagina con il titolone “Ciclone Moratti”. Ci pensa Mario Giordano a spiegare la posizione del quotidiano «Non rubava le auto, però frequentava brutta gente. Giuliano Pisapia dovrebbe spiegare questo agli elettori: che cosa ci faceva trent’anni fa con Roberto Sandalo, noto come “Roby il pazzo” per la sua propensione alle azioni violente, autore di omicidi efferati come quello di Carlo Ghiglieno? Di che cosa discuteva nei dopocena con Roberto Rosso, l’ideologo di Prima linea? Qual era la Milano che sognava di costruire con i compagni del collettivo di via Decembrio? Quanto c’era là dentro di quel moderatismo che adesso va spacciando a piene mani nei comizi ai mercati e nei salotti chic? L’errore grave della Moratti (perché di errore grave si tratta) è aver ridotto una giusta denuncia politica a un fatterello da un giorno in pretura, sbagliando pure clamorosamente sulla sentenza finale. Un sindaco non dovrebbe commettere simili sciocchezze. La questione, però, resta: Pisapia è stato assolto da ogni responsabilità penale, e non solo sul furto d’auto, ma è legittimo che nel momento in cui si candida a governare la città gli si chieda conto del suo passato. Delle sue amicizie. Dei suoi trascorsi. Del brodo di cultura in cui ha formato le sue idee». Adalberto Signore spiega, nel suo “Il malumore di Berlusconi per il caso Moratti-Pisapia”, che «Berlusconi esce confortato dal lungo gabinetto di guerra che si tiene a Palazzo Grazioli. La tornata elettorale del fine settimana, infatti, anche nella peggiore delle ipotesi dovrebbe comunque registrare un avanzamento del centrodestra. Questo almeno dicono i numeri forniti da Verdini, uno che solitamente con il pallottoliere sbaglia poco». Detto questo però «sul capoluogo lombardo nel Pdl sono fiduciosi, anche se lo scontro all’arma bianca di ieri tra la Moratti e Pisapia ha lasciato perplessi i vertici del partito. Ieri, alla cerimonia per il 63mo anniversario della nascita di Israele, erano in tanti a stigmatizzare l’affondo del sindaco uscente. E in privato – circostanza che Bonaiuti smentisce – lo stesso Berlusconi non avrebbe nascosto il suo fastidio, soprattutto dopo che la Moratti aveva pesantemente criticato Lassini. Ma come – è il senso del suo ragionamento – ha predicato moderazione al punto da chiedere che Lassini facesse un passo indietro e poi finisce ad accusare l’avversario di essere un ladro d’auto?». I giustizialisti contro l’avvocato rosso” è il titolo dell’interessante box a cura di Paola Setti che riporta il testo di una mail che circola in questi giorni «A tutti i deputati Idv affinché sappiano quale erroraccio stanno compiendo; per sbaglio a qualche onorevole Pdl; e poi ai “giornali che spargono veleno, ma non attaccano Pisapia perché per Berlusconi Pisapia sarà un novo difensore, come Ghedini e Pecorella!”. La mail gira da un paio di giorni, mittenti perfetti sconosciuti ma con almeno due tratti certi in comune: di opposizione e parecchio incarogniti con Giuliano Pisapia, l’avvocato vendoliano candidato del centrosinistra a Milano».
“Metodo Letizia” questo il titolo scelto dal MANIFESTO per aprire la prima pagina di oggi. Anche l’editoriale di Norma Rangeri è dedicato a questo caso con il titolo “Fango nell’urna”. «Sapendo che non avrebbe più potuto vendere il grande Sogno allestì la grande Paura, alimentandola con la falsa informazione televisiva, protagonista della vittoria elettorale del 2008. (…) Letizia Moratti chiude il faccia a faccia con l’avversario, Giuliano Pisapia, presentandolo come ladro e terrorista mancato. Lo accusa di essere pregiudicato per furto d’auto e sequestro di persona in una vicenda di trent’anni fa dalla quale uscì assolto. (…) È in questo clima che cade, inascoltato, l’ennesimo appello del presidente Napolitano. Il capo dello stato torna a ripetere che nella battaglia politica non va oltrepassata la soglia del “rispetto reciproco”, ma il suo messaggio resta senza seguito. In campagna elettorale i colpi bassi fanno parte del gioco. La calunnia, la denigrazione e il falso dovrebbero invece restare fuori dal ring. A meno che a duellare per la guerra all’ultimo voto non siano i candidati-portavoce di uno che di amnistie e prescrizioni invece se ne intende (…)» scrive Rangeri che continua: «(…) Pur essendo stato vittima di un errore giudiziario, Pisapia respinse l’amnistia, si fece processare e il tribunale alla fine lo discolpò da ogni imputazione. Casomai, un buon esempio da seguire per il presidente del consiglio. Evidentemente le cifre scandalose spese per la campagna elettorale non sono bastate a scongiurare lo spettro del ballottaggio. (…)» e conclude: (…) Questo uso violento e spregiudicato della diffamazione, il «metodo Boffo» usato dalla Moratti, conferma quanto sia alta la posta in gioco nella città dove il berlusconismo è cominciato e dove ora si sente in pericolo. (…) A chi gli chiede chi voteranno i milanesi un Bersani ottimista risponde “io ci credo”. Un atto di fede non si nega a nessuno». Alla Moratti è dedicata anche la vignetta di Vauro che sotto la caricatura del sindaco di Milano scrive: «Comprereste un’auto rubata da questa donna?». Due le pagine dedicate all’interno (la 2 e la 3) che vengono riassunte dal sommario in prima: «A tre giorni dal voto, durante un faccia a faccia, Letizia Moratti usa il «metodo Boffo» contro Giuliano Pisapia accusandolo di furto e simpatie terroriste. La notizia è falsa ma la calunnia è perfetta. Nemmeno le cifre scandalose, spese per convincere i milanesi, spengono la paura di essere costretta al ballottaggio. Nella sfida di Milano Berlusconi si gioca il posto e la manipolazione dell’informazione è l’arma finale». Pagina 2 si apre con il titolo “Una signora bugiarda”, scrive Luca Fazio: «Io sono una moderata e lui è un estremista di sinistra. Devono essere proprio disperati nello staff della Moratti se per esprimere un concetto così rozzo e falso – moderata lei che flirta da sempre con i peggiori fascisti rimasti su piazza – sono arrivati ad organizzare un’infamata come quella andata in scena ieri negli studi di Sky Tg24, con il direttore Emilio Carelli arbitro di un incontro preparato dalla sindaca con l’unico scopo di tendere una trappola a Pisapia. (…) fa ben sperare anche il fatto che la sparata della Moratti non ha esaltato nemmeno i suoi. Il leghista Matteo Salvini, che sta conducendo la sua battaglia personale per drenare voti ai berluscones delusi dal sindaco, ha liquidato la faccenda dicendo che “alla Lega non interessa il passato di Pisapia ma la sua idea di città”. Il direttore di Libero, Vittorio Feltri, non l’ha mandata giù: “La Moratti ha sbagliato nettamente, io penso che vincerà al primo turno ma sta facendo di tutto per perdere le elezioni”. L’amico (si fa per dire) Roberto Formigoni, per non complicare la faccenda, non ha nemmeno voluto commentare l’accaduto. Sempre a pagina 2 ci sono due box, uno con l’intervista a Calise, candidato del movimento 5 Stelle e un altro con il retroscena, ovvero la ricostruzione della vicenda giudiziaria di Pisapia che si concluse nel 1985 con l’assoluzione per non aver commesso il fatto. A pagina 3 si trova anche un corsivo di Luca Fazio “Suonargliele a donna Letizia”: «(…) la mamma di Batman, oltre ad essere disperata, ha un curriculum imbarazzante. Il suo principale sponsor politico (l’altro è il marito che la mantiene anche in campagna elettorale) è un tizio che ogni lunedì si deve presentare in tribunale per rispondere di mille malefatte. Lo conosciamo. (…) Peccato che a Sky non ci sia stato il tempo di buttarla sul ridere ricordando ai telespettatori le gesta del bamboccione di cotanta moderata famiglia, il figlio Gabriele, che ha un processo in corso per una scazzottata di alto livello (con un pilota di Formula 1) avvenuta all’Hollywood, il tempio delle non proprio limpide nottate milanesi dei vip in cerca di emozioni forti; e un altro per aver ristrutturato abusivamente il loft più trash della città, la casa di Batman. (…)»
“Confronto al veleno in tv. Pisapia querela Moratti”: lancio in prima de IL SOLE 24 ORE dedicato all’attacco premeditato dell’attuale sindaco (e in corsa per un secondo mandato) Letizia Moratti al suo sfidante Giuliano Pisapia. Il commento, manco a dirlo, è di Stefano Folli. Siamo su Sky, faccia a faccia tra i due candidati. Il sindaco uscente lancia al suo sfidante un attacco al vetriolo, proprio negli ultimi minuti, quando il sipario sta per calare e (in base alle regole prestabilite) Pisapia (che ha aperto il dibattito) non può replicare. Lady Moratti accusa il suo avversario e lui la querela per diffamazione aggravata. Fine del fairplay. Sibillina la Moratti nel pomeriggio nel tentativo, ma nemmeno tanto convinto, di raddrizzare il tiro: «Non parlavo della sentenza in quanto tale, ma del fatto che lui non è un moderato, perché l’ambiente politico che frequentava era quello che ha stabilito la prima sentenza». Si chiama: teorema, tutto da dimostrare, ma con una sua efficacia tanto quanto la calunnia. Ed ecco Folli, che si concentra non tanto sul gesto, tutto sommato, dice Folli goffo ma prevedibile e in puro stile american, piuttosto sulle dietrologie e le conseguenze: «Finora la Moratti aveva condotto una campagna dignitosa e risulta che non avesse gradito il tentativo berlusconiano di trasformare il voto comunale in un referendum contro la magistratura. Interrogata sull’ipotesi di dar vita a una commissione d’inchiesta parlamentare anti-procure, ha sempre evitato di schierarsi dalla parte degli oltranzisti del Pdl. Al contrario, si è sforzata in ogni modo di parlare alla Milano moderata, a un certo “establishment” cittadino. Non ha mai rinunciato alla sua autonomia». E conclude: «All’improvviso questo pasticciato attacco al suo avversario cambia il tono e la cifra della campagna. Senza dubbio corrisponde a un timore: quello di non riuscire a essere eletta al primo turno, come accadde nel 2006, e quindi di essere costretta al ballottaggio. Ma è tutto da verificare che il colpo a sorpresa di ieri sia utile per invertire la corrente. Se fosse stato un vero «scoop» avrebbe messo alle corde Pisapia, ma in questi termini potrebbe persino essere controproducente».
I ripetuti appelli di Napolitano alla moderazione e ragionevolezza, sostiene Marco Bertoncini nella sua Nota Politica in seconda pagina di ITALIA OGGI “Napolitano dovrebbe calmare sempre tutti”, sono facilmente leggibili come rimproveri alla maggioranza e in particolare al premier «ma non è detto che essi danneggino Silvio Berlusconi». Sul caso Moratti- Pisapia invece, Bertoncini ha dei dubbi. «Giocare sull’ambiguità di un’amnistia applicata in primo grado, contro l’assoluzione in appello, prima ancora che una smentita secca e piena di garantismo di cui il centro destra è paladino (e del quale, in verità, Pisapia può essere ritenuto un alfiere), appare un errore tattico. Occorre qualche specifico sondaggio per capire se l’accusa finale rechi più vantaggi di quanti ne sottragga la querela subita».
AVVENIRE con il titolo “Fisco pesante, salari leggeri” apre sul rapporto Ocse che ha fotografato le contraddizioni del nostro sistema economico e riserva alle “scintille in tv” tra Moratti e Pisapia un richiamo a centro pagina. La cronaca riempie per metà la pagina 8 dove si parla di «confronto al veleno nello studio televisivo di Sky che si trasforma in un ring» e lo scontro è sintetizzato così: «Nel pomeriggio il sindaco corregge il tiro: “Volevo sottolineare che lui non è un moderato, ho fatto una valutazione politica”. Pisapia replica rendendo pubblica la sentenza e accusa: “Mossa premeditata per diffamarmi”. Scrive AVVENIRE: «Della vicenda del presunto furto d’auto Pisapia aveva parlato diverse volte all’inizio della campagna elettorale ricordando di essere stato vittima di un errore giudiziario… “La Moratti ha detto il falso sapendo di dire il falso e di diffamarmi – ha detto Pisapia -. Ha fatto una cosa vergognosa strumentalizzando il fatto di essere l’ultima ad avere il diritto di parola. Con una mossa premeditata ha ritenuto di fare un’operazione di killeraggio mediatico”. Nel pomeriggio il sindaco Moratti ha convocato una conferenza stampa per speigare le sue ragioni e cercare di correggere il tiro. “Ho citato la sentenza rispetto a una differenza di storia personale – ha detto. Il contesto politico in cui Pisapia si muoveva in quegli anni è quello attestato dall’autorità giudiziaria di primo grado. Sul piano politico io ho inteso dire che la storia politica di Pisapia non è quella di una persona moderata”… E oggi i due sfidanti sono attesi, insieme ad altri sette candidati sindaci, ad una tribuna politica in Rai. Altro articolo sul duello tv nelle pagine milanesi che riporta anche alcuni commenti: «Lo scontro lascia perplessa buona parte della maggioranza. Poche le voci in difesa della Moratti. In molti, a partire dal presidente della Regione Roberto Formigoni, preferiscono non commentare le parole del sindaco… La Lega prende le distanze dicendo: “A noi non interessa il ’68 ma quello che Pisapia vuole fare per Milano: moschea, campi rom, centri sociali” e il candidato del Nuovo polo Manfredi Palmeri: “Milano non merita il triste spettacolo a cui abbiamo assistito”».
I titoli de LA STAMPA su quanto accaduto ieri fra i due candidati sindaco a Milano differiscono per sfumature: in prima pagina “Moratti-Pisapia, veleni in tv”, all’interno “Moratti attacca in tv: ‘Pisapia? Un ladro. ‘Bugiarda, querelo’”. A piedi un titolo su “Berlusconi furioso: ‘Un errore grossolano, ormai la frittata è fatta’: il premier secondo la ricostruzione del giornalista La Mattina avrebbe sconsigliato a Moratti di accettare un confronto televisivo, che «convengono sempre a chi insegue e non a chi è in vantaggio come la Moratti a Milano». Dopo “l’incidente” la Moratti ha cercato al telefono Berlusconi che però non le ha risposto, passando la palla al portavoce Bonaiuti, il quale le ha consigliato a quel punto di rilanciare invece di ammettere l’errore, come la Moratti avrebbe voluto fare: Pisapia sarà pure stato assolto ma si sa l’ambiente dai quali viene, è stata la linea delle successive comunicazioni. LA STAMPA registra la freddezza della Lega, persino Matteo Salvini, aspirante vicesindaco al fianco di Moratti ha invitato il sindaco «a contrastare Pisapia sul futuro, non sul suo passato». In un pezzo di commento, “Con la Letizia pasdaran vince il modello Santanchè” LA STAMPA esplora i timori all’interno del centrodestra: rispetto alle elezioni del 2006 nella coalizione non ha l’Udc e la Lega non la ama. In Lombardia il Carroccio propone 70 candidati sindaco e di questi 49 corrono da soli. In sette importanti comuni la Lega ha rotto con il Pdl, e Bossi in questa campagna elettorale sta privilegiando proprio questi comuni, è stato più volte a Gallarate (quattro) che a Milano.
E inoltre sui giornali di oggi:
SPIAGGE
LA REPUBBLICA – Il quotidiano diretto da Ezio Mauro torna sul decreto rilanciando le critiche delle associazioni, che, dal Wwf al Fai, hanno assunto posizioni molto critiche: «il governo agisce sotto dettatura dell’Assobalneari», citando un documento che l’associazione ha consegnato al ministro Brambilla. «Due richieste su tre sono state rispettate alla lettera». C’è anche un commento di Tito Boeri: “Spiagge, una legge sotto dettatura”. Un decreto in palese violazione delle norme della concorrenza, scrive l’economista, cosa che vale anche per la rinuncia alle gare per le opere sino a un milione di euro: significa meno concorrenza e meno trasparenza al tempo stesso. Anche sulla norma mutui, Boeri ha qualcosa da dire: «fissando un livello a cui rinegoziare i mutui, la legge facilita la costruzione di un cartello di banche che potranno così allinearsi ai prezzi stabiliti dal decreto».
FOTOVOLTAICO
IL SOLE 24 ORE – Il giornale di Confindustria dedica l’intera pagina 23 alla rilettura del decreto rinnovabili. Cosa cambia e cosa no. Quali le convenienze e cosa fare. Il tutto a cura di Laura La Posta e Carlo Sinatra. Un approccio tecnico su chi vince e chi perde dove trovano spazio infografiche e istruzione per l’uso.
SPRECHI ALIMENTARI
AVVENIRE – Fotorichiamo in prima e servizio a pagina 12 “Cibo, tonnellate gettate al vento” sull’allarme della Fao per gli sprechi del cibo. Un terzo finisce in pattumiera. Maglia nera l’Europa e il Nord America. In Italia Coldiretti stima si perdano 10 milioni di tonnellate l’anno, mentre si calcola che 3 milioni di persone non abbiano soldi per il cibo.
CRISI – EUROPA
IL MANIFESTO – “Uno sciopero generale sull’orlo del precipizio” è il titolo del richiamo in prima pagina sulla Grecia, alla crisi economica europea è dedicata tutta la pagina 7 che si apre con il titolo “La Grecia ferma sul precipizio”. Scrive Pavlos Nerantzis: «Nel guado di una crisi sempre piú profonda, e alla vigilia di una nuova stangata, ieri la Grecia si è fermata ancora una volta. Lo sciopero generale indetto dai due maggiori sindacati, l’Adedy (del settore pubblico), la Gsee (cui sono iscritti gli impiegati del settore privato), e il Pame (il sindacato dei comunisti) è il decimo dall’11 marzo dell’anno scorso, da quando cioè è cominciata la procedura di adesione al meccanismo di sostegno europeo. (…)» e conclude: «(…) Un test per il governo sarà la presentazione al parlamento del programma economico a medio termine. Bisogna fare presto dice il premio Nobel per l’economia, Paul Krugman: “Piú a lungo la situazione resta irrisolta, minore è la speranza che la Grecia sia in grado di restare nell’area euro anche se lo volesse”. Una possibile uscita di Atene dall’euro è stata ventilata nei giorni scorsi anche dal settimanale tedesco Der Spiegel nel momento in cui l’agenzia Standard and Poor’s ha deciso di tagliare il rating sulla Grecia a B dal precedente BB-». L’analisi è dedicata invece al Portogallo “la fiducia del dottor Frankenstein”, il commento è di Goffredo Adinolfi dell’Università di Lisbona. Sotto la lente il programma di governo del Psd, la principale forza di centro destra: «(…) Al centro dei progetti del Psd, c’è una riscrittura estesa di quel contratto sociale stipulato tra cittadini e stato all’indomani della rivoluzione dei garofani del 25 aprile 1974 e che vede nella costruzione dello stato sociale il suo perno principale. Ed è proprio lo stato sociale a essere messo duramente in questione, certo non nei suoi principi, ci si limita a sostenere che l’attuale struttura della spesa pubblica genera sprechi assorbendo risorse che invece dovrebbero essere investite per il rilancio dell’economia. (…) Gli economisti prossimi al Psd sono infatti convinti che a generare disoccupazione siano le innumerevoli norme che regolano il diritto del lavoro: eliminando tutti questi «inutili» bizantinismi gli imprenditori faranno certamente a gara per assumere nuova forza lavoro. Ricordiamo, caso ce ne fosse bisogno, che è ampiamente dimostrato che meno diritti significa semplicemente meno potere contrattuale e quindi, in prospettiva, meno salario. (…)».
ARTE
ITALIA OGGI – Se andate alla National Gallery di Londra, mettete in conto che per la mostra dedicata a Leonardo da Vinci (dal 9 al 5 febbraio 2012) i biglietti d’entrata non saranno disponibili per tutti. Secondo il pezzo “Leonardo solo a numero chiuso” «la decisione è stata presa dopo la retrospettiva di Gauguin alla Tate di Londra: le sale erano così affollate che a stento si potevano ammirare i capolavori. E sono fioccate le lamentele dei visitatori trattati, dicevano, alla stregua dei passeggeri del metrò all’ora di punta».
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